Fonte:
Osservatorio antisemitismo
“Cospirazionismo, critica della modernità e razza ‘culturale’: continuità e rotture nell’antisemitismo contemporaneo”
Cosa dovremmo intendere per ‘antisemitismo’? È possibile un antisemitismo dopo Auschwitz? E infine: c’è qualche differenza fra l’antisemitismo pre-Auschwitz e quello successivo al 1945? Si è trascurata l’indicazione che aveva formulato a suo tempo Renzo De Felice, “Di fronte a fenomeni come il razzismo e l’antisemitismo bisogna avere il coraggio di dire che le ‘scelte di campo’ moralistiche sono prive di efficacia, così come del tutto inutili sono i rifiuti emotivi. Per comprenderli e contrastarli efficacemente occorre razionalità e conoscenza effettiva della loro realtà. L’indignazione, i sentimenti e i risentimenti sono più che comprensibili, ma non servono”. Riconosciuto che l’indignazione non spiega sul piano storiografico i fenomeni politici, almeno per quanto riguarda l’antisemitismo è da riconoscere che il fatto che l’antisemitismo si sia manifestato nel secolo dell’affermarsi delle Grandi narrazioni ideologiche si traduce nella necessità di affrontarlo sotto l’aspetto ideologico, come un qualsiasi altro universo ideologico, proprio per comprendere più a fondo la sua vocazione distruttiva. L’antisemitismo è da intendersi come un universo ideologico simile, per intenderci, al marxismo e al liberalismo. Alla stregua del marxismo, l’antisemitismo costituisce una critica della società borghese liberale, presentando una specificità che discuterò oltre. Le posizioni, presenti anche in alcune voci – peraltro prestigiose – della storiografia, le quali tendono a presentare l’antisemitismo come un atteggiamento ‘irrazionale’, rischiano di precludersi la comprensione di questo fenomeno storico che ha allignato per secoli in Occidente.
IL TESTO COMPLETO DEL SAGGIO E’ IN ALLEGATO