Luogo:
Torino
Fonte:
La Stampa edizione di Torino
Il corteo dei Pro Pal contro Liliana Segre “È una complice di quel genocidio”
A Gaza c’è un genocidio, ma quando lo diciamo lei si arrabbia: è complice in questo massacro e difende i criminali come fanno i politici». Applausi al presidente dell’Associazione Palestinesi d’Italia, Hannoun.
I giovani del Pd insultati dalla folla: “Dovete lasciare la manifestazione”
Attacco a Liliana Segre durante il corteo Pro Pal “È complice del genocidio, difende i criminali”
Nessuno scontro. Ma polemiche e atti simbolici non si sono fatti attendere. Il giorno dopo il No Meloni day è una chiamata in piazza in nome della resistenza della Palestina. A rispondere al corteo da piazza Statuto fino in piazza Castello sono state circa 2 mila 500 persone. Ore 17.30, davanti al monumento a Emanuele Filiberto Duca d’Aosta. La folla grida contro «il genocidio a Gaza». Una ventina di manifestanti si arrampicano sulla scultura e la coprono con una bandiera palestinese. Poi tentano di dare fuoco a un drappo dell’azienda Leonardo, «che invia armi a Israele e deve bruciare assieme al governo». Azione che non va a buon fine. A quel punto, la strappano e la gettano per terra, fra gli applausi dei presenti.
Slogan di apertura del corteo: «Basta armi a Israele: fermiamo l’Occidente genocida, colonizzatore e guerrafondaio». Cartelli di solidarietà alle vittime dei bombardamenti nella Striscia e bandiere della Pace avvolte come un mantello si mescolano alle kefiah. In direzione Porta Palazzo, il corteo si ferma. Dalle casse rimbomba la voce di Mohammad Hannoun, 62 anni, presidente dell’Associazione Palestinesi d’Italia, dallo scorso ottobre nella blacklist degli Stati Uniti con l’accusa di finanziare il terrorismo. Due giorni fa l’uomo ha ricevuto un foglio di via per istigazione all’odio e alla violenza dalla questura di Milano perché una settimana fa aveva invitato a sostenere «i bravi giovani di Amsterdam» che avevano pestato i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv.
Hannoun dice la sua: «Non sono antisemita. Il foglio di via da Milano è una punizione per colpire chi sostiene la causa palestinese». Poi torna proprio sui fatti di Amsterdam: «La tifoseria del Maccabi ha vandalizzato Amsterdam augurando la morte ai palestinesi». E infine se la prende con Liliana Segre: «A Gaza c’è un genocidio, ma quando lo diciamo lei si arrabbia: è complice in questo massacro e difende i criminali come fanno i nostri politici». Applausi.
Tra i manifestanti, c’è chi espone cartelli con su scritto «Stop genocidio», macchiati di rosso a simboleggiare il sangue versato a Gaza. Tra loro, una donna vestita con una kefiah si rivolge agli agenti che formano il cordone a difesa della sede del Comune in piazza Palazzo di Città: «Quale legge vi obbliga a fare ciò che avete fatto?». Non mancano le bandiere di alcune organizzazioni politiche. Come i Giovani Democratici di Torino, organizzazione giovanile del Partito Democratico, insultato dalla folla («Fuori il Pd dal corteo»). «Siamo il futuro del partito, la questione palestinese ci tocca da vicino», dicono Sveva Sapino e Federico Raia. Poco lontano un gruppo stringe uno striscione che recita “Scuola per la pace”: «Siamo docenti delle scuole torinesi – dicono – Il corteo di venerdì mattina è stato pacifico: i giovani vogliono solo scendere in piazza e dire la loro». Poco più in là c’è anche Bianca Barbieri, torinese, 31 anni. «Sono di famiglia ebraica – dice – e non capisco come un popolo da sempre oppresso ora stia opprimendo un altro popolo. Quello di Israele è un progetto coloniale».
Di Francesco Munafò e Giovanni Turi