Luogo:
Milano
Fonte:
Segnalazione
Milano come Gaza, intifada a casa nostra
Gli scontri tra polizia e anarchici, durante la manifestazione nazionale per i palestinesi, andata in scena ieri a Milano, è solo l’aspetto più evidente del finto pacifismo dei cosiddetti proPal. Volevano la violenza, volevano portare l’intifada a casa nostra, è l’hanno servita così ai milanesi, con tutto il loro armamentario di slogan contro il governo e minacce nei confronti della premier, Giorgia Meloni. Minacce talmente esplicite da lasciare esterreffatti: «Spara a Giorgia». I pacifinti pro Hamas, eccoli qua. Violenza, Intifada e antisemitismo. Ma nel sabato islamista di Milano, l’ennesimo di una lunghissima serie, ci sono da registrare anche gli incidenti che hanno paralizzato il centro cittadino, proprio nella settimana in cui il capoluogo lombardo ospita il salone del Mobile. Segno evidente che questo sabato non è stato scelto a caso. Come da programma già verso le 14,30 il piazzale di fronte alla Stazione centrale è pieno di manifestanti. Alcuni di loro si inginocchiano e pregano in direzione della Mecca. Fin dall’inizio è chiaro che chi è venuto a protestare a Milano, più che dalla difesa del popolo “gazaui” è mosso dall’odio verso Israele. Numerosi cartelli accusano lo stato ebraico di usare la memoria dell’olocausto per legittimare lo sterminio del popolo palestinese. Tra la folla poi si aggirano delle ragazze con la kefiah incaricate di distribuire volantini intitolato “cori da portare in piazza” stampati sia nella versione araba che in quella italiana. Tra i più gettonati «dal fiume al mare la Palestina è araba», «con il sangue e con l’anima difendiamo la Palestina. Gaza, Al-Aqsa», e «rivoluzione contro l’occupante, nessuna soluzione tranne la rivoluzione». Il preferito da tutti, però, sembra essere «o martire riposa in pace, noi continueremo la lotta». È tra chi protesta sembra particolarmente popolare una t-shirt dove a fianco della scritta “free Palestine” compare l’immagine dell’intero territorio di Israele con i colori palestinesi. In cielo intanto un elicottero della polizia volteggia rumorosamente per monitorare la situazione. Verso le 15,30 il lungo corteo di circa 15mila persone comincia a muoversi da piazza Duca d’Aosta. In testa un grosso camion circondato dal servizio d’ordine proPal, con giubbini giallo fosforescente e logo della moschea di al-aqsa impresso sul retro. Un uomo italiano trascina a terra un’immagine di Netanyahu. I manifestanti vogliono bruciarla e tenta prenderla a calci. Intanto un altro manifestante grida morte a tutti gli israeliani e gli altri proPal applaudono. Davanti a via Pola, intanto, I manifestanti urlano tutta la loro rabbia contro una sede della catena Burger king, accusata di essere sionista. Altri proPal, invece, tappezzato di adesivi le vetrine di Starbucks. Man mano che il corteo procede spuntano sempre nuovi cartelli di protesta. Molti recitano “Nethaniau dead or alive for genocide». Altri invece rappresentano la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, come una guerriera pronta a lanciare bombe e missili su Gaza. Presenti anche delle fotografie di in soldato israeliano che costringe a terra un giovanissimo bambino palestinese. A un certo punto compaiono gli anarchici. Un centinaio, mascherati e vestiti di nero, cominciano a vandalizzare una sede dell’Unicredit rompendo le vetrine e scrivendo che la banca è complice del genocidio. Vengono anche lanciati alcuni petardi pericolosamente potenti contro un edificio di Regione Lombardia. Arrivati in piazza Lagosta gli anarchici prendono di mira una sede della banca popolare di Milano e compare anche la scritta «spara a Giorgia». In via Alserio altro assalto, questa volta contro una sede dei supermarket Express. Vetri in frantumi e direttore disperato che si chiede perché la Polizia non intervenga a interrompere simili atti di barbarie. Vandalizzata una fermata Atm in via Farini dove tutti i muri sono ricoperte da scritte contro Israele. Arrivati in piazza Maria Monti il Reparto Mobile della Polizia interviene bloccando alcuni anarchici. Ci sono alcuni tafferugli, ma gli agenti riescono a isolare proprio alcuni dei teppisti che si erano resi protagonisti degli atti di vandalismo solo pochi idranti prima. Immediata la risposta dei manifestanti che pretendono la restituzione dei fermati. A questo punto si fronteggiano un gruppo di agenti della Digos, che chiede di far procedere il corteo, e un gruppo di attivisti italiani dei centri sociali che comincia a insultare le forze dell’ordine. I centri sociali cantano “rout le monde detest la Police” e altri ritornelli poco edificanti. La situazione di stallo si fa sempre più tesa. Gli anarchici continuano a urlare incessantemente contro le forze dell’ordine “tutti liberi”. Giurano che di li non si sposteranno fino a quando non avranno ottenuto ciò che vogliono. A questo punto però entrano in scena i proPal che vogliono assolutamente continuare verso il punto d’arrivo della manifestazione e i Black block che invece non vogliono abbandonare il campo. I due gruppi litigano tra loro e quasi vengono alle mani. È il fallimento definitivo di quella che doveva essere una manifestazione pacifica e invece si è trasformata nell’ennesima dimostrazione di violenza, visto che agli anarchici della Palestina non importa nulla, per loro ciò che conta è vandalizzare. Non importa quale sia la ragione. Tant’è che che lo spezzone del corteo per la Palestina, rimasto fermo per due ore in piazzale Baiamonti, dove ci sono stati scontri con le forze dell’ordine è ripartito all’assalto. Dopo un centinaio di metri, i manifestanti, al grido di “fuori la Digos dal corteo” hanno iniziato a lanciare bottiglie di vetro contro le forze dell’ordine. di Alessandro Aspesi