Luogo:
Milano
Fonte:
Segnalazione CE
“Pacifisti” contro la pace: in 15mila a Milano “per la Palestina” e “contro Israele”
Una manifestazione per «ribadire l’opposizione di classe a tutte le guerre» – secondo le dichiarazioni dei Cobas coinvolti nell’organizzazione – è partita il 24 febbraio da Piazzale Loreto, Milano, inserendosi nei sabati per la Palestina che da mesi sfilano nella città meneghina.
Tra i presenti, Opposizione Studentesca Alternativa, Potere al Popolo, Unione Sindacale di Base, il Centro Sociale Cantiere, API (Associazione dei Palestinesi d’Italia) e GPI (Giovani Palestinesi d’Italia). Presente anche l’ex deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista, lì «per chiedere il riconoscimento dello stato di Palestina come Stato Sovrano Indipendente».
Lo zeitgeist (spirito del tempo), allattato da anni di propaganda antisionista figlia di un retaggio antisemita profondamente radicato, ha permesso agli oratori di far passare, approvare e condividere l’idea che auspicare la distruzione totale di Israele sia un messaggio “di pace”.
Così l’islamismo violento, promosso e finanziato dall’Iran – e, secondo recenti accuse, dalla Russia – si diffonde tra una folla di giovani italiani che marciano per la città inneggiando: «in-ti-fa-da! Intifada pure qua!».
Per questo, in una manifestazione che ha visto sfilare circa 15mila persone “per la Palestina e contro Israele”, l’unica insegna effettivamente di Pace è stata fatta a brandelli a pochi minuti dall’inizio, da una folla accanita e incattivita.
Sull’insegna in questione compare in inglese la scritta “dal fiume al mare costruisci la pace”, che riprende e modifica lo slogan «Palestina unica dal fiume al mare», in toni che anziché polarizzare cercano dialogo.
Sotto, compaiono anche le scritte: “Hamas è Isis”, “Riportateli a Casa”, “Cessate il Fuoco” e “Due Stati” (scritto con i colori della bandiera palestinese e della bandiera di Israele).
«Cos’è questa schifezza?» ha urlato per primo un manifestante, strappando l’insegna a chi la portava. «“Hamas is Isis” tua sorella!» ha aggiunto, facendo a brandelli il cartone e buttandone i pezzi per terra, calpestandoli e imprecando, completamente indisturbato: nessuno degli autoproclamatisi “attivisti per la pace” è intervenuto per difenderne la libertà d’espressione.
Forse perché, questa volta, l’espressione da difendere non era polarizzante né semplicistica, ma si è fatta bensì carico di una riflessione stratificata forse fuori luogo in un corteo che, con la scusa della “causa palestinese”, ha avuto il permesso di marciare per tutto un pomeriggio cantando e urlando slogan per la distruzione dello Stato Ebraico.
Dopo pochi istanti, un gruppo di manifestanti ha accerchiato la portatrice del cartello, bullizzandola e urlando «via i sionisti dal corteo!», bollando così come sionista l’insegna.
Insegna che chiedeva, oltre a un dialogo per la pace, un cessate il fuoco e il riconoscimento di due stati per due popoli, senza tralasciare però la richiesta della liberazione degli ostaggi: forse è questo che non è piaciuto agli attivisti meneghini?
Gli slogan della manifestazione “pacifica”
Tra le insegne sfoggiate invece indisturbate sono comparsi solo inni di polarizzazione: «Israele non esiste», «fuori l’entità sionista dalla storia», e persino «there is no both sides in genocide» (non ci sono due parti nel genocidio), constatazione che insabbia in toto il massacro del 7 ottobre e ignora gli intenti dichiaratamente genocidi di Hamas nei confronti del popolo ebraico.
«Vogliono farci credere che esistano Gaza, Israele e Cisgiordania. Non è così. Noi sappiamo che la Palestina è una, dal fiume al mare!» urlano dal carro, cancellando deliberatamente Israele dalla cartina geografica, e inculcando a una folla che pare inerme: «chi sono i terroristi?» – «Israele!» rispondono tutti con una voce unica; «chi sono i criminali?» – «Israele!»; «Israele, fascista, stato terrorista!», «Israeliani peggio dei nazisti!».
«Non vogliamo la pace, non stringeremo mai la mano allo stato sionista!», si smaschera la stessa voce, dal carro. Ma la frase, anziché suscitare fischi e indignazione, è stata accolta da applausi e canti dei manifestanti, e pace e guerra, invocati vanamente, rimangono meri significanti dai confini sfumati, usurpati del proprio significato. E così l’eroismo malriposto dei buoni intenzionati si scontra con la maschera di interessi più grandi di quanto forse non si siano resi conto loro stessi.
Si è ascoltata una frase che giustifica il massacro di Hamas: «Il 7 ottobre è stato un tentativo di evasione dalla prigione a cielo aperto di Gaza», ignorando il ritiro totale di Israele da Gaza nel 2005.
Dopo qualche ora, la manifestazione ha assunto i toni violenti dei “pacifisti contro la pace”, con sassi che hanno ferito un’agente di polizia, spaccato macchine e danneggiato la vetrina del Carrefour di viale Doria. di Sofia Tranchina