Luogo:
Milano
Fonte:
Corriere della Sera Milano
L’Orfeo dice no al film su Segre
Il gestore: «Rischio contestazioni»
E i giovani del Pd aprono un sondaggio su cosa dovrebbe dire la senatrice su Gaza
Tema: cosa dovrebbe dire Liliana Segre su quanto sta succedendo a Gaza? Dovrebbe condannare? Il 9 ottobre tre giovani democratici del Circolo Aniasi, storica sede del Pd nel centro di Milano, si preparano allo svolgimento. Con una premessa: «Non intendiamo attaccare Liliana Segre, che è stata vittima di alcuni indecenti attacchi durante una manifestazione, ma desideriamo porci una domanda: è legittimo pretendere che Segre denunci quanto compie Israele in forza del suo valore simbolico?». Quindi tre giovani del Pd si chiedono e suggeriscono cosa dovrebbe dire una persona sopravvissuta alla Shoah, deportata bambina ad Auschwitz, figura inarrivabile per statura morale.
Ecco, un breve sunto. La denuncia arriva da Donatella Capirchio, presidente vicario di Italia Viva a Milano. «Le sofferenze vissute dagli ebrei durante l’Olocausto e quelle dei civili palestinesi non sono opposte o gerarchiche, ma parte di un’esperienza comune di dolore», scrive il primo. «Non è necessario che Segre “in quanto ebrea” si dissoci dagli atti di Israele, ma è legittimo che la domanda sul rapporto fra l’Olocausto e altri genocidi sia almeno avanzata», per il secondo. «Qualunque azione Israele compia, per lei è giusta e legittima, anche se ciò non è vero nei fatti reali», afferma il terzo. «Le tre opinioni danno tutte contro Segre, una lettura sintomatica di un clima pesante», per il senatore di Iv Ivan Scalfarotto.
«Mia madre di questa uscita non sa nulla, l’abbiamo risparmiata — dice il figlio Luciano Belli Paci —. Ho trovato le tre opinioni deprimenti. Questi ragazzi ignorano praticamente tutto. Se avessero seguito quello che ha detto mia madre, forse avrebbero compreso meglio. Mia madre non aderisce mai agli appelli. L’unico che ha firmato è quello per il cessate il fuoco a Gaza promosso da Luigi Manconi, firmato da don Ciotti, l’arcivescovo Paglia, Dacia Maraini. È incredibile che la accusino di essere insensibile a quello che è successo, quando ha sempre espresso dolore per tutti i bambini da qualsiasi parte stiano». «È una donna di pace. È paradossale perché sostengono due cose prive di senso — continua —. Dicono che rifiutare di definire genocidio quello che succede a Gaza vuol dire che non si è solidali: ma genocidio è un termine ben preciso, definito dagli storici. L’altro paradosso è quello per cui per non stare dalla parte di Netanyahu devi dire che è genocidio».
Dai circoli pd alle sale del cinema. «Non concediamo la sala per questioni di sicurezza, visti i fatti di Amsterdam ma anche quello che succede in Italia». Felice De Santis, gestore dell’Orfeo di viale Coni Zugna, si è rifiutato di ospitare la proiezione del docufilm «Liliana» che ha per protagonista la senatrice. A raccontare l’episodio è stato il regista Ruggero Gabbai dal palco del teatro Dal Verme, dove martedì sera è stata organizzata la prima milanese, alla presenza di Segre e di varie autorità.
Eppure già altre volte Gabbai ha portato i suoi lavori nel cinema di zona Solari. Non ci sono mai stati problemi. Fino a un paio di giorni fa. «In poche ore tutti i 1.200 posti del Dal Verme sono andati esauriti — racconta Gabbai —, per questo avevamo pensato a una seconda serata all’Orfeo, riferimento per la comunità ebraica». Ma arriva una risposta negativa. «Il gestore mi ha detto: “Gabbai, ho una brutta notizia per lei. La proprietà non vuole affittarle la sala”. Gli ho chiesto come mai e lui ha risposto che la proprietà ha paura dopo Amsterdam (dove in centinaia hanno braccato i tifosi del Maccabi, squadra israeliana, dopo la partita con l’Ajax, ndr)».
Il gestore dell’Orfeo spiega che la sua decisione non ha nulla a che vedere con l’antisemitismo. Si tratta invece di timori di possibili attacchi da parte di contestatori. «Ho sempre dato la sala, ma stavolta no. Un segno di arrendevolezza? Certo che lo è. Ma lei dove vive? Lo vede che clima c’è?».
«Liliana», prodotto da Forma International con Rai Cinema e con la consulenza storica di Liliana Picciotto, è stato realizzato partendo dall’esperienza del film «Memoria». Quest’ultimo, passato alla Berlinale nel 1997, conteneva le testimonianze di 93 ebrei italiani sopravvissuti. Segre era una di loro. Alle riprese di allora sono state aggiunte quelle di oggi. Negli 87 minuti della pellicola vengono ripercorsi l’infanzia, l’inferno di Auschwitz e il ritorno in Italia.
Il «no» del cinema Orfeo suscita le reazioni della politica. «Un pessimo segnale di un clima di paura che si sta diffondendo», secondo Pierfrancesco Majorino e Pietro Bussolati, capogruppo e consigliere pd al Pirellone. «Non possiamo permettere che le intimidazioni fermino un messaggio di pace», aggiunge il consigliere di Forza Italia Giulio Gallera. Da entrambe le parti arriva la proposta di proiettare il film in Regione.
Di Sara Bettoni.