Luogo:
Padova
Fonte:
Corriere del Veneto Venezia e Mestre
Autore:
Roberta Polese
«Sui social pubblicava frasi antisemite»
Espulso un albanese, l’amico a rischio
Padova. È stata una lenta trasformazione quella che ha portato Caca Shaban, 38enne albanese, a radicalizzarsi sempre più e a cominciare la sua «crociata» contro il Natale, i cristiani e gli ebrei, trovando in un 30enne connazionale terreno fertile per fare proselitismo. La Digos di Padova ha espulso il maestro e ha avviato le pratiche per l’allontanamento dall’Italia del «discepolo», entrambi residenti in città, perché ritenuti affiliati all’Isis e pericolosi perla sicurezza nazionale. Inquietanti le frasi apparse nel profilo Facebook dell’espulso negli ultimi giorni, ovvero una caricatura di Hitler che dice: «Ne ho lasciato vivo qualcuno così capiranno perché ne ho ammazzati così tanti». Le preghiere votate al califfato e l’opera di convincimento sul più giovane stavano già portando a pericolosi risultati, come i molti «like» che il 30enne aveva posto sui Nasheed, ovvero le preghiere islamiche cantate che i combattenti Isis intonano prima delle battaglie. Dopo l’attentato a Strasburgo la stretta sui controlli è diventata sempre più pressante e la collaborazione tra servizi segreti interni e la polizia ha portato subito ad alzare l’attenzione sui due. L’espulsione ordinata dal prefetto di Padova Renato Franceschelli qualche giorno fa, è stata fatta su segnalazione della Digos che si era insospettita per alcune irregolarità nella carta di soggiorno di Shaban, operaio, senza un lavoro stabile, che faceva la spola tra Padova e Albania più volte al mese. Le indagini hanno rivelato che l’uomo era in stretto contatto nel suo paese d’origine con alcuni combattenti kosovari radicalizzati e già arrestati, negli ultimi tempi la sua trasformazione era diventata visibile: aveva abbandonato i giubbotti in pelle per indossare larghe tuniche bianche. Con la barba lunga era impossibile non notarlo. Il 38enne è stato scortato dalla polizia nella sua città d’origine, Tirana. L’altro, richiedente asilo, è in un centro di permanenza per il rimpatrio, in attesa che la commissione si esprima sui rilievi fatti dalla polizia.