24 Settembre 2024

Intervista a Victor Fadlun, Presidente della Comunità ebraica di Roma, sulle dichiarazioni dell’ex premier Giuseppe Conte

Luogo:

Assisi

Fonte:

Il Foglio

“Conte non è pacifista”

“Nelle sue parole su Israele c’è un antisemitismo di fondo”, dice Fadlun (comunità ebraica di Roma) Roma.

“Assisi è la città della pace e tale deve restare. A mio parere, però, Conte ha compiuto un’altra mistificazione presentandosi come alfiere della pace. Le parole con cui addita gli ebrei e avalla le manifestazioni di piazza e quelle nelle università contro Israele e contro le comunità ebraiche non sono e non possono essere parole di pace”. Al presidente della comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, non è piaciuto l’intervento del presidente del M5s alla Marcia della pace. L’ex premier ha finito per equiparare comunità ebraiche e politiche dello stato d’Israele. “Già lo scorso anno, in un incontro alla Sinagoga di Roma, gli era stata precisata la differenza. Si trattava e si tratta, temo, di una confusione strumentale, grave e pericolosa. Un modo per puntare l’indice sugli ebrei italiani, considerati cittadini di un altro stato”, dice Fadlun al Foglio. “In questo modo si aggiunge a una generale confusione un antisemitismo di fondo”. “L’aspetto più inquietante è che Conte non può ignorare né sottovalutare il pericolo insito nelle sue parole, soprattutto nel clima di odio e violenza che si è generato contro gli ebrei dopo il 7 ottobre. E non può ignorare che Israele sta conducendo una guerra di difesa”, spiega ancora il presidente della comunità ebraica romana Fadlun. Eppure il leader M5s non è nuovo a giudizi del genere, espressi sin dall’inizio del conflitto. “Si è minimizzato addirittura il 7 ottobre, un atto di terrorismo antisemita di massa perpetrato da centinaia di terroristi che hanno dato la caccia agli ebrei nei kibbutz, nelle cittadine a ridosso di Gaza e al festival musicale dei giovani nel deserto. Una caccia a donne, vecchi e bambini, perfino ai neonati, che ha provocato 1.200 morti e stupri, violenze e oltre 250 ostaggi trascinati nella Striscia, sottoposti ad abusi e sevizie orrende, molti uccisi a bruciapelo”. Secondo Fadlun, “alla base di molte incomprensioni c’è l’ignoranza. Per esempio, quando sentiamo gridare nelle nostre piazze Palestina libera, dal fiume al mare’, ci si dimentica che l’espressione `dal fiume al mare’ dimostra l’intenzione di spazzare via dalle mappe Israele e tutti gli israeliani. Questo sì, è genocidio”. Nell’approssimarsi del primo anniversario del 7 ottobre, certe dichiarazioni rischiano di riscaldare ancor di più il dibattito pubblico. Il divieto di manifestazioni emanato dal Viminale è giusto? “Già lo scorso 27 gennaio i dimostranti pro Palestina e pro Hamas avrebbero voluto manifestare nel Giorno della memoria istituito per commemorare ogni anno le vittime della Shoah. Una provocazione inaccettabile, che riuscimmo a scongiurare”, risponde Fadlun. “Anche in questa occasione, le autorità hanno mostrato di essere sensibili alle ragioni di chi si trova, oggi, a dover subire un’ondata nuova e insieme antica di antisemitismo. E a gestirne i rischi per l’ordine pubblico. Il divieto, in questi casi, non è una censura. Evita solo una degenerazione dell’ordine pubblico o che vengano turbate ricorrenze condivise, nella loro solennità, dalla comunità nazionale e internazionale”. Eppure la preoccupazione è che il clima d’odio riprenda vigore anche all’interno degli atenei italiani, alle prese con il nuovo anno accademico. “Non possiamo certo nasconderci i timori, che nascono dall’osservazione di crescenti fenomeni d’intolleranza nei confronti degli ebrei, in particolare a danno di studentesse e studenti ebrei nei campus universitari, che invece di essere templi della cultura, della democrazia e della tolleranza, sempre più spesso si trasformano in luoghi di sfogo e di impulsi violenti, istinti razzisti e discriminatori, palcoscenici di censure clamorose, anche nella nostra comunità. Credo che soprattutto nelle università questo comportamento sia irresponsabile e non sufficientemente compreso e condannato”, spiega ancora il presidente Fadlun. “Noi sentiamo di essere in questo momento vittime di una guerra e di una campagna antisemita che parte dal medio oriente, dal 7 ottobre, ma che ha contagiato purtroppo anche l’occidente, dagli Stati Uniti all’Australia. E in Europa torna ad aleggiare lo spettro di una discriminazione antisemita che sembrava, e sottolineo sembrava, isolata e quasi estinta. E’ vero il contrario, cioè che l’antisemitismo non si è mai esaurito. Opponendosi e contrastando gli antisemiti e i nemici della democrazia, Israele difende valori fondamentali: la libertà, l’umanità, la civiltà dei diritti, nel cuore di una regione che a stento li conosce, contro governi e milizie che vorrebbero cancellarli”. di Luca Roberto