Luogo:
Genova
Fonte:
Segnalazione
Rabbino aggredito con insulti antisemiti «Clima pericoloso»
Cipriani minacciato con un cacciavite nei vicoli da uno sbandato La presidente della comunità: «Ignoranza diffusa su Israele»
Minacciato di morte con un cacciavite e insultato perché «ebreo». È l’incubo vissuto ieri pomeriggio in via Lomellini, nel centro storico, dal rabbino Haim Fabrizio Cipriani, 55 anni, che ha dovuto chiedere l’intervento della polizia, per difendersi da un uomo che lo ha preso di mira mentre camminava per strada, solo perché indossava la kippah. Il folle ha anche estratto dalle tasche un cacciavite, gridando a Cipriani: «Vai via sporco sionista di m…, sennò ti apro». Lo stesso rabbino ha immediatamente dato l’allarme. Sul posto sono intervenute le pattuglie della Digos e dell’ufficio prevenzione generale della Questura. I poliziotti hanno bloccato l’uomo che lo aveva aggredito e lo hanno accompagnato in questura. Si tratta di un genovese di 58 anni che è stato denunciato a piede libero per minacce aggravate. E gli è stata contestata anche l’aggravante degli insulti razziali, prevista dalla legge Mancino. «È stata davvero una brutta esperienza – spiega Cipriani – perché in generale ma soprattutto a Genova si respira un brutto clima di odio verso di la popolazione ebraica. E quanto accaduto oggi (ieri per chi legge, ndr) ne è una dimostrazione. Non mi sono spaventato, ma sono indignato per quanto ho subito».
«Clima pesante e ignoranza»
A tratteggiare un momento storico estremamente complesso e difficile da affrontare è la presidente della Comunità ebraica genovese, Raffaella Petraroli. «E stato un atto inqualificabile, ma va inquadrato con la persona che lo ha commesso, che da quanto ho capito è un soggetto fragile – spiega – Il problema è il clima pesante che si respira». Il riferimento è alle iniziative in corso in città: «Abbiamo quotidianamente manifestazioni pro Palestina, l’occupazione dell’Università, dibattiti con personaggi discutibili. Con una condizione di ignoranza diffusa su ciò che è lo Stato di Israele, le sue origini e la sua storia. Ecco, in un clima di questo genere alcuni possono trovare la spinta per sfogare le proprie fragilità». Ancora domenica scorsa ha sfilato per le strade una manifestazione per la Palestina, a Genova. Il corteo regionale, organizzato dal movimento Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (Bds), era partito da piazza Caricamento per raggiungere piazza Matteotti, con lo slogan: «Palestina libera-Israele fascista Stato terrorista». All’iniziativa avevano aderito altre associazioni, partiti e sindacati. “Free Palestine”, “Free Gaza”, “Generazione dopo generazione fino alla liberazione”, “Stop genocide”, “Fermate i bombardamenti”, “Le vite palestinesi contano” e “Fuori Israele dall’Università” le scritte su alcuni degli striscioni e dei cartelli in mezzo a bandiere palestinesi, mentre gli organizzatori hanno chiesto e ottenuto che fossero abbassate le bandiere di partito. Al corteo hanno partecipato anche un gruppo di profughi palestinesi e rappresentanze di studenti universitari e delle scuole genovesi con lo striscione “Studenti e operai con la Palestina”. Va ricordato poi come a Lettere sia in corso un’occupazione che, però, non blocca le lezioni. La crisi tragica che si vive fra Israele e Palestina non può non fare da sfondo, per Petraroli, a una difficoltà di dialogo evidente. «Non possiamo dire nulla per la crisi in atto. E che lascia senza parole, da una parte e dall’altra. Quel che è certo è che invece riceviamo solidarietà da tutte le istituzioni e le forze dell’ordine garantiscono sicurezza alla sinagoga 24 ore su 24. Di tutto questo siamo estremamente grati. Ma prenda ad esempio il 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nessuno ha fatto riferimento a quanto di terribile hanno subito le donne nell’attacco del 7 ottobre. Solo la ministra Eugenia Roccella e Mara Carfagna hanno scritto parole su questo. Mi permetto una punta di amara autoironia, il signore che ha aggredito Cipriani oggi ha avuto il coraggio di dire ciò che molti purtroppo pensano e non dicono».
di Marco Fagandini e Tommaso Fregatti