Luogo:
Ferrara
Fonte:
Il Resto del Carlino edizione di Ferrara, Quotidiano Nazionale
«Quando saremo grandi faremo riaprire Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni, ebrei di m…»
I bulli al bimbo ebreo: riapriamo i forni
Ferrara, la denuncia di uno studente aggredito dai compagni in una scuola media
Ferrara. «QUANDO saremo grandi faremo riaprire Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni, ebrei di…». Questa la frase che un alunno di religione ebraica, che frequenta un istituto secondario di primo grado nel Ferrarese, si sarebbe sentito gridare mentre veniva preso per il collo da un gruppo di compagni, negli spogliatoi della palestra.
UN EPISODIO inquietante, a maggior ragione nella città di Giorgio Bassani e del Meis (museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah). La denuncia, riferita dalla madre del bambino (che preferisce non esporsi), arriva per bocca della rappresentante di classe. «E’ inaccettabile — dice la portavoce, mamma di una bambina che frequenta lo stesso istituto — che accadano simili episodi. Non si può far passare sotto silenzio questo chiaro segnale di antisemitismo strisciante». E sotto silenzio non passa. Perché già questa mattina la dirigente scolastica riceverà la rappresentante e la madre del bambino oggetto di aggressione per decidere quali provvedimenti adottare nei confronti dei `bulli’. Nel frattempo la portavoce dei genitori della classe ha immediatamente avvertito Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Andrea Pesaro, guida della comunità ebraica ferrarese, e Luciano Meir Caro, rabbino capo della comunità ebraica estense. «Questa aggressione — prosegue la rappresentante — è una preoccupante cartina di tornasole del clima di latente antisemitismo che aleggia anche nelle scuole. Un abisso verso cui ci stiamo calando tutti». Insomma «una marea di odio che sento palpabile — prosegue – . Mi spaventa ancora di più perché questo sentimento evidentemente alberga anche tra i bambini». Immediata la presa di posizione di Betti Guetta, direttrice dell’Osservatorio sull’antisemitismo di Milano, che parla di «un episodio allucinante» e, stigmatizzando il ruolo del web, afferma: «Sul totale degli episodi di antisemitismo che registriamo come Osservatorio, l’80% proviene dalla rete e dai social. In questo territorio sconfinato, si legittima la possibilità di dire le cose più terribili». Dalla scuola in ogni caso giungono rassicurazioni, ma anche la garanzia «di prendere i provvedimenti più opportuni per far fronte a questo episodio tanto sgradevole quanto grave».
A PARLARE è la dirigente scolastica che, dopo aver sottoposto il caso all’Ufficio scolastico territoriale, assicura: «So che la questione era già stata affrontata all’interno della classe tra docenti e studenti. Peraltro, il ragazzino responsabile dell’aggressione, una volta scoperto, si è scusato e ha promesso che non farà mai più cose simili. Comunque ho in programma di convocare un consiglio di classe straordinario per capire meglio, anche con i professori, quello che è accaduto». La preside precisa: «La scuola da sempre è attiva nell’organizzare iniziative legate al Giorno della Memoria e, in tanti anni che presiedo questo istituto, è il primo caso di questa portata che mi trovo ad affrontare». Caso che, a detta del dirigente «va preso con la giusta serietà, senza essere sminuito, ma che deve essere trattato con il massimo della cautela e della discrezione». Ma, se anche tra i ragazzini si annida l’odio verso il popolo d’Israele, che tanto richiama i periodi più oscuri della nostra storia recente, cosa significa? «Significa che c’è un germe — chiude la portavoce — di qualcosa che può esplodere». Qualcosa di violento, disumano. Ad oltre ottant’anni dall’emanazione delle leggi razziali.
Federico Di Bisceglie (QN)
L’INTERVISTA Betti Guetta direttrice dell’Osservatorio sull’antisemitismo: «A 11 anni si è spesso contagiati da Internet»
«Odio verbale radicato, colpa del web»
«SENTIR dire una cosa così da ragazzini di 11 anni non fa solo inorridire, deve aprire una riflessione profonda. `Riapriremo i forni?’ Allucinante». Betti Guetta, direttrice dell’Osservatorio sull’antisemitismo di Milano, si dice istintivamente colpita da quanto accaduto nella scuola ferrarese.
Come può nascere una simile affermazione?
«Dobbiamo capirne la genesi e i motivi. Valutando, al di là della violenza delle parole, da cosa derivi. Come prima cosa, mi viene da pensare che l’universo di riferimento di chi si esprime così sia, innanzitutto, il web. Sul totale degli episodi di antisemitismo che registriamo come Osservatorio, l’80% proviene dalla rete e dai social. In questo territorio sconfinato si legittima la possibilità di dire le cose più terribili».
Qui però non siamo su Internet, ma in una scuola media. Non dietro uno schermo, ma davanti a un compagno in carne e ossa.
«E’ un dato di fatto che l’hate speech, i discorsi intrisi d’odio e ignoranza che si scrivono pensando di essere impuniti a una tastiera, si travasano nella vita reale. A tutti i livelli, anche quelli di ragazzini così piccoli».
Dal bullismo all’antisemitismo, dunque.
«Non c’è dubbio che sia così, e che si impongano una denuncia e una riflessione. Anche perché è successo a Ferrara».
Cosa significa?
«Ferrara sta diventando un cantiere, per la sua tradizione e oggi per merito del Meis, di un’elaborazione moderna e alta sull’ebraismo. Se ne parla molto, giustamente. Ma questo può suscitare reazioni opposte, di brutalità verbale e ideologica. Come per il Giorno della Memoria, che da un lato ha aumentato la conoscenza anche tra i più giovani, ma ha riacceso forme di contrapposizione. `Non se ne può più’, ha mai sentito questa frase? Per non parlare del rancore sociale, delle teorie complottiste, e di quanto di peggio viene alimentato, oggi».
C’è davvero tutto questo, nella frase di quei ragazzini?
«Non lo so, ma conviene capirlo».
E come si possono contrastare questi episodi?
«Questa sua domanda mi lacera l’esistenza, perché oggi diventa sempre più difficile contrastare simili forme di violenza. In ogni caso le garantisco che la nostra ‘antenna’ si occuperà di questa vicenda».
Stefano Lolli (RdC)