Luogo:
Torino
Fonte:
La Stampa
Autore:
m. num.
Dalla Digos il rapper convertito
Stamane il torinese Vito R., 43 anni, italiano convertito all’Islam, corrente sciita, che nel ’94 ha assunto il nome di Al Qaim, di professione rapper, sarà sentito negli uffici della Digos. Solo una chiacchierata. Non è indagato dalla procura per alcun tipo di reato, non è un «foreign fighters», non ha combattuto in Siria o chissà dove, non ha precedenti penali, nè risulta frequentatore abituale di moschee o centri religiosi integralisti. Allora? E’ che da qualche tempo Vito R. o meglio Al Qaim scrive post sul suo profilo aperto di Facebook dal tono vagamente inquietante. Sostiene che le decapitazioni con i «kafir», gli infedeli, vanno bene perchè «così si risparmia, mantenere i prigionieri costa, e i proiettili vanno invece usati per combattere». Si dice sciita ma solidarizza con i miliziani dell’Isis che sono sunniti e che perseguitano i musulmani di parte avversa con la stessa crudeltà riservata agli occidentali. Insomma, le idee di questo rapper con casa a Torino sembrano piuttosto confuse. Al Qaim minaccia il Vaticano e papa Francesco definito «devil», il diavolo, «pagherà come i suoi seguaci con la vita». La questione palestinese, secondo il torinese convertito, va affrontata in questo modo: chi solidarizza con gli ebrei è ebreo a sua volta, e dunque «ammazzare ogni sionista, bambini compresi, uccidere i rabbini… se il nemico è in fuga va inseguito e sgozzato». Seguono altre farneticazioni che, a pochi mesi dall’Ostensione della Sindone, fanno almeno aprire una riflessione su persone come Vito. Parole in libertà, di cui ci si può anche pentire. Avrà di che chiarirsi con gli investigatori della Digos.