Luogo:
Bari
Fonte:
Segnalazione
Arrestato in Puglia italiano neonazista affiliato al gruppo suprematista Usa “The Base”
Giudice: “Collegamenti con attentato di Buffalo, Usa”. Ucigos: “Era pronto al sacrificio estremo e a compiere imprecisate azioni violente”. Nel suo pc svastiche, foto di Hitler e messaggi antisemiti
Le immagini trovate sul suo computer ed in casa sono impressionanti, torna Hitler ed i simboli di un’epoca che sembrava lontana: i messaggi antisemiti, la “supremazia bianca”, ma soprattutto il commento della Digos sulle sue finalità: “era pronto al sacrificio estremo e a compiere imprecisate azioni violente”.
Arrestato all’alba a Bari dalla polizia un giovane, indagato per “arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e di propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”.
Trovate mazze di ferro, balestre, manifesti inneggianti ad Hitler, ed il collegamento al canale “Sieg Heil”, utilizzato per promuovere contenuti antisemiti, misogini, di matrice neonazista.
Ed una ipotesi inquietante, il giudice: “Allarmanti collegamenti con attentato di Buffalo (Usa)”
Manifesti neonazisti affissi sulle strade: “Noi siamo qui”
Promuoveva il suo “credo” anche con manifesti affissi per la città. L’operazione dopo una complessa indagine avviata un anno fa, nel 2022, dalla Digos della questura di Bari, e dall’Ucigos, nell’ambito del monitoraggio costante di “ambienti virtuali suprematisti e di estrema destra”, collegati al canale di propaganda neonazista “Sigh Heil”.
A supporto, gli investigatori hanno utilizzato anche intercettazioni ambientali, ed analizzando cellulari e portatili sequestrati nel corso di perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione dell’indagato, che hanno consentito di documentare – sostengono gli inquirenti – “l’appartenenza del ragazzo all’organizzazione terroristica suprematista statunitense “The Base”.
Voleva armi, realizzate con una stampante 3d
Dall’analisi dell’hard disk trovato a casa del giovane, secondo la Digos c’erano riferimenti alla “volontà di procurarsi armi, nonché la capacità di costruire ghost gun da realizzare in prospettiva attraverso l’acquisto di una stampante 3D”
Un “lupo solitario” legato ai suprematisti americani
Secondo la polizia, il giovane si era radicalizzato attraverso il web, entrando direttamente in contatto con il leader dell’organizzazione terroristica americana, agendo in Italia come un “lone wolf” (lupo solitario), pronto al sacrificio estremo “a difesa della razza bianca”, e presentandosi come unico referente del movimento sul territorio nazionale: tanto da indurre gli aspiranti adepti a contattarlo come tale.
“Comandante” di una unità forse di 4 membri
Si era costruito la sua identità informatica come “Comandante della Base”, primo caso in Italia, diffondendo il materiale propagandistico del gruppo rimodulandolo e traducendolo in lingua italiana, ed aveva creato un’entità composta da 3-4 membri secondo i dettami del sodalizio organizzandone l’attività sul web e proponendosi in prima persona per l’esecuzione di azioni violente
Giudice: “Allarmanti collegamenti con attentato di Buffalo (Usa)”
Scrive il giudice delle indagini preliminari nell’ordinanza: “Allarmanti sono le ricorrenze tra il materiale sequestrato, e quello utilizzato da Payton Gendron, lo statunitense di 18 anni, autore dell’attentato commesso a Buffalo il 14 maggio 2022, quando furono assassinate dieci persone, sparando in pieno centro cittadino”.
L’intenzione di costituire una cellula di tale associazione terroristica, scrive il giudice per le indagini preliminari “ha trovato conferma anche sulle relative custodie delle armi, dove sono state rinvenute iscrizioni riportanti caratteri dell’alfabeto runico – tra cui la “runa othala” – ed i nomi di noti suprematisti responsabili di attacchi terroristici, Trani, Breivik, e Tarrant”
“L’intenzione di costituire una cellula di tale associazione terroristica nel nostro Paese – continuano gli investigatori – ha trovato conferma nella disponibilità da parte del giovane di armi, sequestrate nella perquisizione domiciliare”. di Andrea Tinari