4 Ottobre 2024

Azzano San Paolo (BG), arrestato presunto jihadista

Terrorismo a Bergamo: arrestato un egiziano abitante ad Azzano. «Preparava un attentato ai fedeli della chiesa di Sant’Alessandro in Colonna»
L’arrestato faceva proselitismo per il terrorismo islamico sul web

Preparava un attentato contro i fedeli della chiesa di Sant’Alessandro in Colonna, in via Sant’Alessandro, un giovane egiziano residente ad Azzano San Paolo arrestato dalla Polizia di Stato. Lavorava in una pizzeria di via Garibaldi a Bergamo ed era in Italia da pochi mesi e con permesso di soggiorno in scadenza.

In un’intercettazione contenuta nell’ordinanza di arresto, il giovane egiziano in carcere con l’accusa di terrorismo, sembra fare riferimento alla volontà di compiere un attentato. «Allora, come procede la vita?» domanda il suo interlocutore. E lui: «Giuro, la vita è noiosa. Sono sul posto di lavoro. La finestra è aperta, di fronte a me c’è la chiesa. Fuori ci sono delle persone vestite di nero. Se questo coltello che ho in mano entra nel corpo di un umano che faccio, esco o non esco?».

Gli agenti, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Brescia, ha eseguito stamattina una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giovane di origine egiziana, di 22 anni, indiziato del delitto di apologia di delitti aggravata dalla finalità di terrorismo commesso attraverso una molteplicità di condotte, volte a propagandare ed esaltare le attività dell’Islamic State. Le attività di indagine dell’Antiterrorismo proseguono anche sul versante dell’appartenenza dell’indagato all’associazione terroristica di matrice islamica denominata “Islamic State Khorasan Province (ISKP)”.

 

L’attività investigativa condotta dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione/UCIGOS e dalle D.I.G.O.S. di Brescia e Bergamo ha avuto inizio nel mese di settembre quando, sulla base di acquisizioni dell’AISE, gli investigatori hanno avviato mirati approfondimenti nei confronti dell’indagato evidenziatosi per lo spiccato attivismo su diversi social e su taluni network virtuali giovanili manifestanti interesse per tematiche jihadiste. In particolare, grazie alle evidenze investigative, si è rilevato come il giovane si sia costantemente impegnato nella condivisione ed esaltazione sul web di contenuti apologetici riguardanti l’IS e la Jihad Islamica Palestinese e la pratica del martirio; i contenuti postati, peraltro, si sono progressivamente connotati per una peculiare forma di radicalizzazione che coniuga la matrice religiosa con un profondo sentimento antisemita

arrestato dalla Polizia di Stato. Lavorava in una pizzeria di via Garibaldi a Bergamo ed era in Italia da pochi mesi e con permesso di soggiorno in scadenza.

In un’intercettazione contenuta nell’ordinanza di arresto, il giovane
egiziano in carcere con l’accusa di terrorismo, sembra fare riferimento alla
volontà di compiere un attentato. «Allora, come procede la vita?» domanda il suo interlocutore. E lui: «Giuro, la vita è noiosa. Sono sul posto di lavoro. La finestra è aperta, di fronte a me c’è la chiesa. Fuori ci sono delle persone vestite di nero. Se questo coltello che ho in mano entra nel corpo di un umano che faccio, esco o non esco?».

Gli agenti, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Brescia, ha eseguito stamattina una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giovane di origine egiziana, di 22 anni, indiziato del delitto di apologia di delitti aggravata dalla finalità di terrorismo commesso attraverso una molteplicità di condotte, volte a propagandare ed esaltare le attività dell’Islamic State. Le attività di indagine dell’Antiterrorismo proseguono anche sul versante dell’appartenenza dell’indagato all’associazione terroristica di matrice islamica denominata “Islamic State Khorasan Province (ISKP)”.

 

L’attività investigativa condotta dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione/UCIGOS e dalle D.I.G.O.S. di Brescia e Bergamo ha avuto inizio nel mese di settembre quando, sulla base di acquisizioni dell’AISE, gli investigatori hanno avviato mirati approfondimenti nei confronti dell’indagato evidenziatosi per lo spiccato attivismo su diversi social e su taluni network virtuali giovanili manifestanti interesse per tematiche jihadiste. In particolare, grazie alle evidenze investigative, si è rilevato come il giovane si sia costantemente impegnato nella condivisione ed esaltazione sul web di contenuti apologetici riguardanti l’IS e la Jihad Islamica Palestinese e la pratica del martirio; i contenuti postati, peraltro, si sono progressivamente connotati per una peculiare forma di radicalizzazione che coniuga la matrice religiosa con un profondo sentimento antisemita

Le indagini hanno consentito di rilevare talune pubblicazioni dell’indagato sui propri profili social che rimandano ad immagini e video di propaganda dello Stato islamico, inneggianti alla jihad, al martirio ed all’uso della violenza e messaggi celebrativi della ricorrenza dell’11 settembre; talora, peraltro, il giovane ha pubblicato la propria foto sui social mentre imbraccia armi da fuoco e proiettili. Numerose pure le condivisioni sui social di notizie del magazine dello Stato islamico “al Naba“.
Dalle evidenze investigative è emersa la volontà dell’indagato di passare all’azione, ponendo in essere condotte violente contro i Kuffar, gli “infedeli”, in quanto cristiani.

In particolare, è stata ricostruita l’attività preparatoria finalizzata a colpire i fedeli cristiani frequentatori di una chiesa al centro di Bergamo.
L’indagato profila pure la figura di Masih al-Dajjal (l’Anticristo), che secondo la dottrina islamica apparirà nel “Giorno del Giudizio” nell’Islam, precisando che in quella circostanza musulmani e cristiani si uniranno in una lotta per combattere un terzo nemico, che viene indicato negli “israeliani ebrei”, ma che, una volta sconfitti gli ebrei, i musulmani combatteranno i cristiani.

Nel contesto delle attività, è pure stato ricostruito il circuito relazionale dell’indagato e sono stati sottoposti a perquisizione personale, con sequestro dei dispositivi informatici utilizzati, due connazionali.
Dalle indagini è emerso, infatti, che il giovane non è un semplice «lupo solitario», ma opera in sinergia con altri soggetti con cui si coordina nella condivisione di progettualità comuni.