Fonte:
www.mosaico-cem.it
Autore:
Nathan Greppi
Noemi Di Segni incontra la Comunità Ebraica di Milano, tra sfide passate e incognite future
In un periodo come quello che l’ebraismo italiano sta vivendo dopo il 7 ottobre, c’è sempre bisogno di confrontare esperienze diverse per capire come andare avanti e affrontare le sfide che attendono nel prossimo futuro. Di questo e molto altro si è parlato durante una cena tenutasi la sera di lunedì 10 febbraio nella Sala Segre dei locali della Comunità Ebraica di Milano, che ha visto giungere apposta da Roma Noemi Di Segni, Presidente dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane). Erano presenti i consiglieri della Comunità di Milano, nonché i rappresentanti delle diverse organizzazioni ebraiche.
I rapporti con il governo
Dopo i saluti introduttivi di Walker Meghnagi, Presidente della comunità ebraica milanese, la Di Segni ha rimarcato come “credo che non abbiamo mai vissuto un periodo così faticoso, sia per il nostro trauma personale, e per quello che arriva da Israele ogni giorno”. Pertanto, è importante cercare di capire come essere resilienti in questa situazione, come singoli ma anche come persone con incarichi e responsabilità istituzionali.
Parlando dei rapporti tra le istituzioni ebraiche e il governo italiano, la Di Segni ha spiegato che cerca di “non assillare tutti dalla mattina alla sera, ma usare un approccio mirato e selettivo”. Nel complesso, siamo in una fase in cui “il governo ha una doppia forbice: da un lato una concretezza e una vicinanza specialmente da parte di alcuni segmenti sulle vicende connesse ad Israele, ma dall’altro lato c’è sullo sfondo una nebbia sul passato e sul riconoscimento delle responsabilità del fascismo”.
Ha spiegato che nel complesso, è un governo con il quale vi è una sintonia, menzionando le iniziative principali seguite con alcuni Ministeri. Di contro, le criticità si manifestano con i partiti dell’opposizione, esprimendo preoccupazione per le mozioni passate in parlamento.
I rapporti con i media
Parlando a proposito della comunicazione, ha raccontato che “noi abbiamo cercato di strutturare maggiormente il raccordo con le redazioni di giornali, tv, radio e media on line per le nostre comunicazioni”, perché ogni giorno ricevono Whatsapp su commenti e servizi dei TG con pregiudizi e luoghi comuni.
Un problema ricorrente, ha spiegato, è che “noi alla fine veniamo intervistati solo per eventi tristi come le commemorazioni della Shoah e gli episodi di antisemitismo. Dobbiamo compensare questa percezione degli ebrei che intervengono solo per eventi negativi”. Ha citato come esempio positivo il programma di Rai cultura Sorgente di vita, anche se esistono ampi margini per colmare il vuoto culturale.
I rapporti con le altre fedi
Ad essersi deteriorati dopo il 7 ottobre sono stati anche i rapporti con la Chiesa Cattolica, in particolare a causa delle esternazioni ostili a Israele di Papa Francesco. La sfida è definire in che termini e con chi debba proseguire il percorso del Dialogo in altre sedi e contesti in cui è maturato in lunghi anni. A tal proposito, tuttavia, c’è da fare una distinzione tra il Papa e la Chiesa nel suo complesso, in quanto, stando al Rabbino capo di Milano Rav Alfonso Arbib, “ci sono diversi posizionamenti anche dentro la Chiesa e in questo senso si è deciso come ARI (Assemblea Rabbinica Italiana, ndr) di non disertare le iniziative del 27 gennaio ma partecipare e ribadire fermamente determinati messaggi”.
Se in ambito cattolico esistono degli ambienti fortemente filopalestinesi e altri meno, in ambito islamico Rav Arbib spiega che “forse a Roma è più facile instaurare un dialogo che a Milano”. Questo perché, a parte la COREIS, la maggior parte delle realtà islamiche milanesi sono riconducibili all’UCOII, vicina ai Fratelli Musulmani e ferocemente antisraeliana.
Le sfide per i giovani e la scuola
Dopo la Di Segni, è intervenuto l’Assessore ai giovani dell’UCEI, Simone Mortara, il quale ha spiegato che “il consiglio dell’Unione ha investito quasi il 50% del budget in commissioni negli ultimi anni sul tema dei giovani”. Uno dei progetti su cui si è investito di più è FIRGUN, giunto alla seconda edizione quest’anno e che serve a fornire ai ragazzi le competenze per difendere le loro ragioni all’esterno della comunità. Un’altra attività è quella del Jewish Sports Contest, che di recente ha radunato oltre 90 ragazzi a Milano.
Più focalizzato sulle sfide interne il discorso di Marco Camerini, Preside della Scuola Ebraica di Milano. “Siamo in un momento di profonde sfide e di crisi, giovanili e genitoriali. A Milano abbiamo una grossa difficoltà a trovare nuove insegnanti, quelle che ci sono stanno andando in pensione e non c’è ricambio generazionale”. E questa carenza di nuove insegnanti giovani riguarda tutte le materie scolastiche e le relazioni tra il sistema scuola e le famiglie.
La visita della Presidente Di Segni è stata anche un’occasione per visitare i cantieri in corso di ultimazione nella scuola e le diverse sale rinnovate nell’ultimo periodo, per le quali ha apprezzato lo sforzo di rinnovamento e rilancio.