Fonte:
Corriere del Mezzogiorno Napoli e Campania
Autore:
Fabrizio Geremicca
Khaled in videoconferenza
Appelli per la Palestina
solo a studenti e militanti
Nessuno dell’amministrazione all’iniziativa con l’ex dirottatrice
NAPOLI Dieci minuti di videoconferenza da Amman, la capitale della Giordania dove vive, martoriati da una linea che va a e viene. La giornata napoletana di Leila Khaled, la militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, oggi settantenne, che nel 1969 fu la prima donna a dirottare un aereo, senza peraltro provocare vittime, si esaurisce in un lampo, dopo che l’annuncio della sua presenza in Italia aveva provocato, nelle scorse settimane, polemiche e divisioni infinite, compresa una interrogazione parlamentare di Mara Carfagna. Khaled era attesa nel nostro Paese per una serie di incontri previsti in varie città, ma è stata respinta il 29 novembre appena sbarcata all’aeroporto di Fiumicino. Ufficialmente, secondo il comunicato del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, in quanto «sprovvista di un visto Schengen in corso di validità». II 2 dicembre ha parlato in videoconferenza a Roma. Ieri era attesa con le stesse modalità a Napoli e, per ascoltarla, si sono riuniti in un’aula del dipartimento di Giurisprudenza della Federico II, regolarmente concessa dall’ateneo ed addobbata con due bandiere palestinesi ed un drappo rosso, II simbolo del Fronte Popolare della Liberazione della Palestina, circa 150 persone. Ragazze e ragazzi, per lo più. Con loro Francesco Amodio, esponente dei Cobas; Vittorio De Asmundis, dell’associazione partigiani, l’uomo che ha tradotto la Costituzione in dialetto; Ali Oraney, cittadino giordano che da molti anni si batte per la causa palestinese; Vincenzo Miliucci. Nome, quest’ultimo, che incarna la continuità delle lotte sociali e politiche in Italia dagli anni Settanta ad oggi. Già leader del collettivo di via dei Volsci e dell’autonoma operaia romana, adesso milita con i Cobas. Non ci sono esponenti della giunta e neppure si vedono i consiglieri comunali più movimentisti, quelli che spesso scendono in campo nelle manifestazioni promosse dalla sinistra di base. Una decina di giorni fa gli attivisti della iniziativa per la Palestina avevano richiesto al Comune la Sala dei Baroni per ospitare la militante, quando ancora non era stata respinta all’aeroporto, ed avevano auspicato la partecipazione all’evento delle istituzioni cittadine, che però si sono smarcate. Khaled – occhiali spessi, kefiah rossa al collo ed un viso che è difficile ricondurre oggi alla icona resa celebre da una foto di 45 anni fa nella quale imbraccia il kalashnikov e sorride – compare sullo schermo allestito nell’aula 33 di Giurisprudenza quando ormai sono le sette di sera, due ore dopo l’inizio previsto della conferenza e dopo vari tentativi andati a vuoto di collegamento in video tra Napoli ed Amman. Rivendica, secondo quanto dicono i suoi traduttori nell’aula universitaria, 41 diritto del popolo palestinese a resistere contro l’occupazione con tutti i mezzi, comprese le armi, perché quel popolo è soggetto ad una brutale occupazione militare». Racconta che la situazione in Palestina e nei territori occupati da Israele continua ad essere molto grave e fa appello alla solidarietà internazionale. Cita e ricorda la testimonianza ed il sacrificio di Vittorio Arrigoni, il ragazzo che si spinse a Gaza per documentare le drammatiche condizioni di vita della popolazione nella striscia sotto assedio israeliano e finì per essere rapito ed ucciso da un gruppo islamista di obbedienza salafita. Esorta, ancora, a proseguire nella campagna «Bds», che sta per boicottaggio, disinvestimento e sanzioni per danneggiare gli interessi economici israeliani.