Luogo:
Legnago (Verona)
Fonte:
ItaliaOggi, www.arena.it
Autore:
Gaetano Costa
Boicottato l’incontro con siano nella sede Pd
Dopo la comparsa di alcune scritte sui muri già denunciate dai dem e dall’Anpi
Attack nella serratura. Porta bloccata e incontro boicottato. Nel fine settimana, il rimo firmatario della legge sull’apologia al fascismo, il deputato del Pd Emanuele Flano, avrebbe dovuto partecipare a un dibattito nella sede dei dem di Legnago, in provincia di Verona. Lì dove Fiano, in ottobre, è stato nominato commissario straordinario del Partito democratico da Matteo Renzi. Arrivati sulla soglia, però, il parlamentare e gli altri relatori non sono riusciti ad accedere al locale. Il blocchetto d’ingresso era stato sigillato con la colla e l’incontro è stato spostato in un’altra sala. Nei giorni scorsi, a Legnago erano comparse scritte contro lo stesso Fiano. Per questo, il gesto compiuto da ignoti nel quartier generale dei dem non è stato archiviato come una semplice bravata, ma condannato sia dai vertici del Pd, sia dall’Anpi. «È un episodio che si commenta da solo», ha detto Fiano all’Arena. «Chi ha paura della libertà boicotta la libertà delle persone d’incontrarsi e di parlare». Al centro del dibattito che, vista l’inagibilità della sede del Pd, s’è tenuto nella sala civica di Legnago, c’era proprio la legge firmata dal deputato dei dem. «È probabile che essendo questo un incontro dedicato a una proposta di legge contro l’apologia al fascismo», ha proseguito Fiano, «qualcuno che non vuole che si parli di tale argomento abbia pensato di fare questo atto altamente democratico d’impedirci di utilizzare la sede del Pd. Dal canto nostro, non abbiamo paura e non ci lasciamo intimidire». «Chi pensava, sabotando vigliaccamente la serratura della nostra sede, d’impedire l’incontro con l’onorevole Fiano, ha sbagliato indirizzo», ha scritto su Facebook l’assessore comunale di Legnago, Claudio Marconi. «Questo gesto ha impedito la libertà d’espressione politica e, quindi, è un gesto fascista, perché contro le libertà garantite dalla nostra Costituzione. Proprio per il rischio che corre la nostra democrazia saremo ancora più determinati nella difesa dei valori democratici». II nome di Marconi, insieme con quello di Fiano, era comparso nelle scritte sui muri di Legnago. Scritte «odiose, vigliacche e antisemite», ha spiegato la deputata veronese del Pd, Alessia Riotta. «Se qualcuno pensa di spaventarci, sappia che odio e minacce non ci intimidiscono. Noi combatteremo sempre ogni rigurgito di fascismo e violenza. Per questo abbiamo sostenuto con forza la legge Fiano contro la propaganda fascista». Anche l’Anpi, a proposito del boicottaggio dell’incontro con Fiano nella sede del Pd, ha espresso «preoccupazione per il proliferare di scritte razziste che compaiono sui muri, offensive e inneggianti alla violenza. S’invita tutti a sensibilizzarsi in difesa dei princìpi democratici e della Costituzione». Al momento del suo insediamento a capo del Pd veronese, Fiano aveva parlato d’inizio «di un percorso di condivisione. Qui c’è stata una sconfitta alle elezioni amministrative da cui si deve risorgere. Il Pd è l’unica alternativa alle demagogie populiste: alle politiche del prossimo anno ci presenteremo per vincere». Un mese dopo, l’autore della legge sull’apologia al fascismo deve fare i conti con scritte e gesti condannati nel testo della norma. Il messaggio che arriva dal deputato, però, è chiaro: «Non abbiamo paura».