4 Giugno 2024

Uno storico e professore risponde agli universitari di Edimburgo che accusano il governo di Netanyahu di aver stabilito un sistema di apartheid e chiedono di boicottare il Paese e la sua cultura.

Fonte:

La Repubblica

Autore:

Denis MacEoin

“Cari studenti, Israele non è un regime”

Pubblichiamo una risposta di Denis MacEoin alla mozione presentata dall’Associazione studentesca dell’Università di Edimburgo per boicottare tutto ciò che è israeliano e in cui si afferma che Israele è governato da un regime di apartheid. Denis MacEoin è un esperto di affari del Medio Oriente ed è stato caporedattore della rivistaMiddle East Quarterly.Ecco la sua lettera agli studenti. Al comitato dell’Associazione studentesca dell’Università di Edimburgo (Eusa): Posso permettermi di dire qualche parola ai membri dell’Eusa? Mi sono laureato in questo ateneo nel 1975 e ho studiato qui la storia persiana, araba e islamica sotto la direzione di William Montgomery Watt e Laurence Elwell Sutton, due dei più grandi esperti del Medio Oriente che ci fossero in Gran Bretagna a quell’epoca. In seguito ho preso un dottorato a Cambridge e insegnato arabo e studi islamici all’Università di Newcastle. Naturalmente ho scritto diversi libri e centinaia di articoli in questo campo. Dico tutto ciò per far capire che sono ben informato sugli affari del Medio Oriente, e che per questo motivo sono rimasto scioccato e sconfortato dalla mozione e dal voto dell’Eusa. Sono scioccato per una ragione semplice: non c’è, e non c’è mai stato, un sistema di apartheid in Israele. Non è la mia opinione, è un fatto che può essere verificato da qualsiasi studente di Edimburgo, se deciderà di andare in Israele per appurarlo di persona. Permettetemi di spiegare questa cosa, perché ho l’impressione che i membri dell’Eusa che hanno votato a favore di questa mozione non sappiano assolutamente nulla delle questioni che riguardano Israele e siano vittime, con ogni probabilità, di una propaganda estremamente faziosa propalata dalla lobby anti-israeliana. Il fatto di essere contro Israelenon è di per sé condannabile. Ma io non sto parlando di una normale critica di Israele. Sto parlando di un odio che diffonde menzogne e miti senza alcuna vergogna. Così Israele viene spesso definito uno Stato «nazista ». Cosa c’è di vero in un’affermazione del genere, anche volendola prendere solo come una metafora? Dove sono i campi di concentramento israeliani? Gli Einsatzgruppen? Le SS? Le leggi di Norimberga? La soluzione finale? Nulla di tutto questo, nulla che vi assomigli neanche da lontano esiste in Israele, proprio perché gli ebrei, più di chiunque altro sulla terra, sono consapevoli di quello che rappresentava il nazismo. Si sostiene che sia in corso un olocausto israeliano a Gaza (o altrove). Dove? Quando? Nessuno storico onesto tratterebbe questa affermazione in altro modo che con il disprezzo che merita. Ma definire gli ebrei nazisti e dire che hanno commesso un olocausto è il modo più grossolano di sovvertire i fatti storici a cui riesca a pensare. Lo stesso vale per l’apartheid. Perché esista un apartheid dovrebbe esserci una situazione che assomigli da vicino a quello che succedeva in Sudafrica sotto quel sistema. Sfortunatamente per chi ci crede, un weekend in una qualunque regione di Israele dovrebbe bastare a dimostrare quanto sia ridicola questa affermazione. Il fatto che un gruppo di studenti universitari sia caduto nella trappola e abbia votato in questo senso spinge a una triste constatazione sullo stato attuale del sistema di istruzione. Il bersaglio più evidente dell’apartheid sarebbe il 20% di popolazione araba del Paese. In base alla legge israeliana, gli arabi israeliani hanno esattamente gli stessi diritti degli ebrei o di chiunque altro; i musulmani hanno gli stessi diritti degli ebrei o dei cristiani; ibaha’i ,gravemente perseguitati in Iran, se la passano benissimo in Israele, dove hanno il loro centro mondiale; i musulmani Ahmadi, gravemente perseguitati in Pakistan e altrove, sono protetti da Israele; i luoghi santi di tutte le religioni sono protetti sulla base di una legge israeliana specifica. Gli arabi rappresentano il 20% della popolazione universitaria (che corrisponde esattamente al loro peso percentuale sulla popolazione in generale). In Iran, ibaha’i (la più grande minoranza religiosa) non hanno il diritto di studiare all’università o di dirigere la loro università. I vostri membri non boicottano l’Iran? In Israele, gli arabi possono andare dove vogliono, contrariamente ai neri nel Sudafrica dell’apartheid. Usano i trasporti pubblici, mangiano nei ristoranti, vanno nelle piscine, frequentano le biblioteche, vanno al cinema insieme agli ebrei, cosa che nessun nero ha mai potuto fare in Sudafrica. Gli ospedali israeliani non curano soltanto gli ebrei e gli arabi, ma anche i palestinesi di Gaza o della Cisgiordania. Negli stessi reparti, nelle stesse sale operatorie. In Israele, le donne hanno gli stessi diritti degli uomini: non c’è nessun apartheid fra i sessi. Gli omosessuali, uomini e donne, non sono sottoposti ad alcuna restrizione e gli omosessuali palestinesi spesso scappano in Israele, sapendo che rischiano di essere uccisi nel loro Paese. Mi sembra strano che i gruppi Lgbt invochino il boicottaggio di Israele e non dicano nulla di Paesi come l’Iran, dove gli omosessuali vengono impiccati o lapidati. È un atteggiamento che ha dell’incredibile. Studenti intelligenti che pensano che sia preferibile restare in silenzio sui regimi che uccidono gli omosessuali, ma vada bene condannare l’unico Paese del Medio Oriente che gli omosessuali li salva e li protegge. Cos’è, uno scherzo di cattivo gusto? L’università dovrebbe insegnare a usare il cervello, a pensare razionalmente, a esaminare le prove, a trarre conclusioni basate su solide evidenze, a confrontare le fonti, a soppesare un punto di vista rispetto a un altro o a tanti altri. Se il meglio che può produrre Edimburgo oggi sono studenti che non hanno nessuna idea di come si fa tutto questo, allora ci aspetta un futuro cupo. Non ho niente contro le critiche ben documentate nei confronti di Israele. Quello che mi fa indignare è che persone che si definiscono intelligenti mettano lo Stato ebraico prima di Stati che trattano la loro popolazione in modo orribile. Nel Medio Oriente stiamo assistendo al più grande sconvolgimento dal VII e VIII secolo ed è evidente che gli arabi e gli iraniani si ribellano contro regimi terrificanti, che reagiscono uccidendo i loro stessi cittadini. I cittadini israeliani, ebrei e arabi, non si ribellano (nonostante siano liberi di protestare). Eppure, gli studenti di Edimburgo non organizzano nessuna manifestazione e non invocano nessun boicottaggio contro la Libia, il Bahrein, l’Arabia Saudita, lo Yemen e l’Iran. Preferiscono lanciare accuse false contro uno dei Paesi più liberi del mondo, il solo Paese del Medio Oriente che abbia accolto rifugiati del Darfur, il solo Paese del Medio Oriente che dia rifugio agli uomini e alle donne omosessuali, il solo Paese del Medio Oriente che protegga ibaha’i… Devo continuare? Lo sbilanciamento è percettibile, e non fa onore a coloro che hanno votato per questo boicottaggio. Vi domando di dare prova di buon senso. Andate a informarvi presso l’ambasciata israeliana. Chiedete dei conferenzieri. Ascoltate diverse opinioni. Non decidete prima di aver ascoltato i punti di vista delle due parti. Avete un dovere verso i vostri allievi, quello di proteggerli da un’argomentazione unilaterale. Gli studenti non sono all’università per fare propaganda. E non sono certamente all’università per farsi irretire dall’antisemitismo punendo un Paese, fra tutti i Paesi del mondo, che è l’unico Stato ebraico. Se ci fosse stato un solo Stato ebraico negli anni 30 (cosa che sfortunatamente non era), non pensate che Adolf Hitler avrebbe deciso di boicottarlo? La vostra generazione ha il dovere di vigilare affinché il razzismo perpetuo dell’antisemitismo non metta mai radici fra di voi. Oggi ci sono segnali evidenti che queste radici hanno attecchito, e che si stanno diffondendo. Avete l’occasione di evitare un grande male, semplicemente dando prova di raziocinio e di onestà intellettuale. Convenite con me che quello che dico ha senso. Vi ho fornito alcuni elementi di informazione. È vostro dovere metterne insieme altri. La prego, signor presidente, di accogliere i miei più distinti saluti, Denis MacEoin

(Traduzione di Fabio Galimberti)