Fonte:
Corriere della Sera edizione di Torino
Autore:
Paolo Coccorese , Alberto Giulini
Il sit-in per Israele resiste ai contestatori «L’Università ritiri quella mozione»
Presidio in Rettorato contro lo stop al bando con Tel Aviv. I collettivi non sono riusciti a bloccarlo
«Fermatevi, non facciamo questo errore. Non andiamo a offrire la schiena a possibili coltellate». Ci ha provato Silvia Pasqua, professoressa del Dipartimento di Culture, Politica e Società, ex rappresentante nel cda di Unito, uno dei leader del Coordinamento precari, a fermare il corteo di duecento studenti che ieri è partito dal Campus Einaudi nel tentativo di andare a bloccare il sit-in, convocato da una trentina di sigle tra partiti e associazioni pro Israele, per contestare il voto del Senato Accademico di Unito contro un bando di collaborazione scientifica con Israele. Gli agenti in anti-sommossa hanno impedito che le due proteste si incontrassero bloccando con i blindati via Verdi e spingendo con gli scudi il gruppetto di studenti «per la Palestina» che, dietro al teatro Regio, ha provato a superare lo sbarramento. I giovani hanno tentato in ogni modo, guidati dal collettivo autonomo nell’orbita di Askatasuna, a farsi sentire. Due ragazze, nascoste all’interno del Rettorato, hanno prima gridato «Palestina Libera» sulla testa del presidio con le bandiere con la Stella di David. Poi, il corteo ha cercato di sfondare il cancello della sede di Unito su via Po, costringendo la polizia a chiudere per pochi istanti il portone, dall’altra parte del cortile, per il timore di possibili ingressi. Mentre qualche minuto prima, si registrava il battibecco tra le due anime della lotta per la Palestina, con i militanti di Cambiare Rotta, quelli che hanno convinto il Senato accademico a votare la mozione contestata, che, all’altezza di Palazzo Nuovo, hanno lasciato il serpentone per riprovare con l’assemblea interrotta al Campus Einaudi. Tutto questo, mentre si susseguivano gli interventi della cinquantina di persone arrivate da tutta Italia per chiedere all’Università di ritornare sui suoi passi. «La mozione blocca un bando che non ha nulla che vedere con l’industria bellica. È frutto di pregiudizi e non cita i bambini e le persone uccise da Hamas», spiega il rabbino Ariel Finzi. «La votazione di Unito pone un precedente, come dimostra l’occupazione della Sapienza. Il rettore si è piegato ai collettivi. L’ateneo da luogo di cultura rischia di diventare fertile per l’intolleranza», aggiunge il romano Luca Spizzichino, presidente dell’Unione dei giovani ebrei d’Italia. E mentre il radicale Silvio Viale e Giovanni Crosetto di Fratelli d’Italia polemizzano con il Pd e il sindaco Stefano Lo Russo per la sua assenza e per una tutta da dimostrare contiguità con il movimento che chiede di boicottare Israele. Fa riflettere la testimonianza di Ella M., studentessa di Medicina di 27 anni: «Ho smesso di raccontare che vengo da Israele per evitare preoccupazioni — racconta —. È peggiorato il clima nei nostri confronti, anche nella mia classe dove ci sono palestinesi e libanesi. Con alcuni compagni non è più possibile neanche parlare. Penso sia un problema, perché dal dialogo si può arrivare alla pace che io voglio. E non con il boicottaggio. Per questo Unito ha sbagliato».
Photo Credits: Corriere della Sera edizione di Torino