Fonte:
Il Giornale
Autore:
Francesco Boezi
Scandalo all’università: la dirottatrice araba sale in cattedra a Torino
Protesta bipartisan per il collegamento in video con Leila Khaled. L’ateneo: «Noi estranei»
Due dirottamenti aerei e un curriculum da terrorista ma nessun problema a salire sulla cattedra di un’università italiana. Leila Khaled ieri è stata l’ospite d’onore, per quanto in video, dei soliti collettivi che a Torino hanno occupato Palazzo Nuovo, sede di corsi umanistici. Il tutto all’interno di un’iniziativa per sensibilizzare sulla rivendicazione di libertà dei palestinesi. Lo scandalo è palese e bipartisan. In questo caso, non si tratta di avere a cuore o no le sorti dei civili di Gaza: Khaled, presentata dagli studenti di sinistra come «militante storica della resistenza palestinese», è stata un’icona dei dirottamenti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina a cavallo tra gli anni 60′ e 70′. Tante le reazioni seguite. Il centrosinistra si è svegliato. II centrodestra ha segnalato come questo tipo di prossimità ideologica, a Torino, esista da tempo. E come solo ora il Pd abbia deciso di alzare la voce. «Finalmente – ha dichiarato al Giornale l’onorevole Augusta Montaruli, Fdi – la sinistra si scandalizza per questa occupazione ma forse non sa che sono sempre i soliti coinvolti ogni volta che sull’ateneo ci sono dei problemi. Ecco, se non lo sapevano prima non potranno più dirlo domani». La vicepresidente del Parlamento europeo ed esponente del Pd Pina Picierno ha chiesto al governo «se sia ragionevole che un personaggio, dal passato e dal presente assai discutibile, venga invitato a un evento pubblico». Ma l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni non c’entra niente con la kermesse dei collettivi. Comunque sia, la Picierno ha pure chiesto al questore di intervenire. E anche l’università torinese, con le parole del rettore Stefano Guena, ha preso le distanze, sottolineando come il «collegamento» non sia stato «autorizzato». II cosiddetto «centro» si è mobilitato. Enrico Borghi, presidente al Senato d’Italia viva, se l’è presa con la «cancel culture» che «produce queste distorsioni», come quello dell’invito alla Khaled. «Lascia allibiti e indigna che all’interno di un’università italiana venga invitata a parlare chi è parte di un’organizzazione classificata come terroristica dall’Unione europea, da Israele e dagli Stati Uniti», ha rincarato la dose la senatrice renziana Silvia Fregolent. Intanto da Palazzo Nuovo sventola una bandiera della Palestina. La mobilitazione dietro cui c’è la mano lunga dei centri sociali. Oggi gli studenti occupanti saranno in piazza, in concomitanza temporale con lo sciopero orchestrato da Cgil e Uil. Ma l’iniziativa con Leila Khaled ha un altro peso, un’altra gravità. II clima nell’ateneo piemontese è spesso ideologizzato. Basti considerare che i collettivi di Torino son sempre quelli che hanno impedito al ministro Eugenia Roccella di presentare il suo libro biografico al Salone solo a maggio scorso. Gli stessi che a ottobre hanno protestato per la presenza della premier Meloni, ospite al Festival delle Regioni. Aska47 parla sui social di «solidarietà attiva» nei confronti della Palestina. Una delle parole che circola tra gli attivisti è «anti-militarismo». Leila Khaled, mentre provava a dirottare il volo LY 219, nel 1970, aveva con sé delle granate. Ma i collettivi di sinistra questa storia la conoscono bene