24 Luglio 2020

Un piccolo editore torinese riporta in auge l’accusa di deicidio

Fonte:

La Stampa edizione di Torino

Autore:

Ludovico Poletto

L’attacco a sfondo antisemita dell’editore “sacerdote

E dire che era nato tutto come un dibattito sul Salone del libro edizione 2020. Poi la questione è diventata di tutt’altra portata. E sulla bacheca Facebook di un piccolo editore torinese è spuntato un commento che tocca due temi. Il primo: la difficoltà degli editori e dei librai in questo periodo post Covid. La cui sintesi è: se si farà il Salone a fine anno causerà danni al mondo librario, che già naviga in cattive acque, e lo priverà di una fonte di sostentamento che sono le strenne natalizie. Il secondo è un attacco personale contro Elena Loewental, direttrice della fondazione Circolo dei lettori, uno dei pilastri del Salone. Non la colpisce sull’incarico. Ma sulle origini ebraiche. Eccolo in modo integrale: «Vorrei suggerire alla signora Loewenthal di stare serena e fare un ciclo di psicoterapia in quanto questo Covid 2019 le ha fatto riaffiorare nei miei confronti una malcelata forma di isteria e di atavismo criminale che portò ai suoi avi del Sinedrio alla richiesta di condanna a morte di Gesù. Non sono figlio del suo dio!». L’autore è il signor Davide Lazzaretti che, al telefono, rivendica la liceità di ciò che ha scritto: «Mi ha cacciato dalla sua bacheca Facebook. Io ho soltanto risposto per le rime». Scusi, ma cosa c’entrano le origini col vostro battibecco sui social? «Sono stato insolentito. Io non ho detto nulla di strano. È storia, non c’è niente di male». Ma perché passare da una banale questione social a un attacco che ha i contorni dell’antisemitismo? Loewenthal ha postato un breve commento, senza mai nominare Lazzaretti: «La lezione è interessante, per quanto vecchia, vista, rivista, macinata. In parole povere, molto povere: dal Salone del Libro all’accusa di deicidio il passo è breve». A questo punto Lazzaretti cala l’asso: «Non scriva che sono antisemita o io querelo: ho già querelato Bresso e Oliva e ho sempre vinto. Io ho soltanto detto quel che è una verità storica». Ma cosa c’entra questo con il Salone del Libro non lo spiega. «Io ho lavorato coi più grandi ebrei di Milano, guai a lei se scrive che sono antisemita». Mai scritto. E il signor Lazzaretti – che si definisce uno degli ultimi sacerdoti della Chiesa Giurisdavidica – «fondata da un mio avo che venne giustiziato con un colpo alla testa e il cui corpo era esposto al museo Lombroso» – non demorde. Ma cosa c’entra il deicidio con il Salone e le critiche a Loewental? «Mi ha insolentito. E quello che ho scritto io non è un insulto». Non lo erano le nemmeno le agghiaccianti scritte sulle case: «Jude»