18 Luglio 2024

Udine, il sindaco nega il patrocinio alla partita di calcio Italia Israele

Fonte:

Corriere della Sera

Autore:

Fabrizio Caccia

Il sindaco di Udine nega il patrocinio a Italia-Israele « E’ prudenza». «Un errore»

Il no alla Federcalcio diventa un caso. Fedriga: io disponibile

Roma «Allora ci risiamo — attacca Vittorio Pavoncello, presidente di Maccabi Italia e vicepresidente onorario dell’Unione Maccabi mondiale, la polisportiva ebraica presente in cinque Continenti —. Già nell’89 una parte della città ripudiò Ronny Rosenthal, calciatore israeliano che stava per essere acquistato dall’Udinese: comparvero le svastiche sui muri, le scritte ingiuriose nelle strade, “Ebreo non ti vogliamo”, e il trasferimento alla fine saltò. Ora il sindaco non dà il patrocinio alla partita Italia-Israele di Nations League: siamo già a due indizi, col terzo diventa una prova…». L’indignazione è tanta. «Uno sgarbo», lo definisce Riccardo Pacifici, vicepresidente della European Jewish Association. La presidente delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, non vuole scendere in polemica con il primo cittadino di Palazzo D’Aronco, Alberto Felice De Toni, indipendente di centrosinistra, già magnifico rettore dell’università, però la sua amarezza si pesa dalle parole: «Non voglio partecipare al ping pong delle accuse tra destra e sinistra — dice Di Segni — mi preoccupa però l’insieme di tutte queste microsituazioni quotidiane che purtroppo fanno capire che in Italia non si è colta ancora a fondo la complessità della questione». Ci pensa Pavoncello a essere più diretto: «L’antisemitismo in Italia ormai è stato sdoganato». L’imbarazzo è grande, insomma, per il «no» opposto dal sindaco di Udine al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, che in vista della gara internazionale del prossimo 14 ottobre gli aveva chiesto per lettera di dare il suo patrocinio. Ma De Toni ha chiuso la porta: «La mia è stata una decisione sofferta e di prudenza — spiega —. Per Udine ospitare una partita della Nazionale è sempre un onore. Ma la nostra scelta poteva essere diversa solo se a oggi fosse stato annunciato un cessate il fuoco. Purtroppo così non è. Dare il patrocinio come se non esistesse un conflitto, per il quale sia Hamas che Israele sono stati accusati dall’Onu di crimini di guerra, sarebbe stato come mettere la testa sotto la sabbia. Il sindaco rappresenta tutti i cittadini. Lo Stato di Israele attualmente è in guerra con Hamas e l’opinione pubblica è divisa». Già, Udine è divisa. E le pressioni sul sindaco ci sono state specie da parte dei comitati universitari pro Palestina: «Ma io — obietta l’ex rettore — sono contrario all’interruzione dei rapporti di ricerca tra gli atenei di Italia e Israele e ho respinto pure la richiesta dei Free Palestine di chiudere gli scambi culturali che Udine ha con la città israeliana di Modi’in». Però intanto il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, della Lega, si è offerto lui — per metterci una pezza diplomatica — di dare a Italia-Israele il patrocinio della Regione. Contro il sindaco, non solo dal centrodestra, una pioggia di critiche: «Un grave errore, sport e politica dovrebbero rimanere distinti», eccepisce Luca Ciriani, ministro (FdI) per i Rapporti con il Parlamento. «Sindaco irresponsabile — gli fa eco il collega di partito ed europarlamentare Nicola Procaccini — un altro campione di civiltà della sinistra». «Perplessa» si dice la sottosegretaria (FI) all’Economia, Sandra Savino, mentre Raffaela Paita, coordinatrice di Iv, si appella al sindaco: «Il Comune di Udine torni indietro». De Toni, su questo punto, sembra concedere un’apertura: «Se arriva il cessate il fuoco io il patrocinio lo do immediatamente. Noi vogliamo solo tenere Udine a distanza da divisioni e scontri. Ricordo che Bruxelles si è rifiutata di ospitare la partita Belgio-Israele per motivi di ordine pubblico. E a chi ci sta criticando sostenendo che sport e politica sono due cose separate, rammento che ad aprile 2022 la Federbasket e il Coni rifiutarono di far disputare a Pesaro Italia-Russia in sostegno all’Ucraina. Sport e politica non possono essere separati solo quando fa comodo». Un’altra polemica in arrivo?