Fonte:
Corriere Torino
Autore:
Massimo Massenzio
Espulso tunisino di 28 anni inneggiava alla Jihad e fomentava le rivolte nel Cpr
In moschea a Torino aveva esaltato l’attentato di Parigi
«Un soggetto pericoloso, con un grande ascendente sui giovani, favorevole agli attentati terroristici in Europa». Così viene descritto Nasir Nairi, il 28enne tunisino rimpatriato mercoledì scorso in seguito al decreto di espulsione firmato dal prefetto Claudio Palomba. Secondo gli investigatori della Digos e del Ros dei carabinieri, Nairi, denunciato per apologia e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo, sarebbe stato anche uno principali promotori delle rivolte scoppiate nel Cpr di corso Brunelleschi. Durante la sua permanenza avrebbe cercato di fare proselitismo fra gli ospiti, invitandoli ad azioni violente e sostenendo di avere disponibilità di armi. A incastrarlo sono state le denunce dei suoi connazionali, che lo hanno definito un «fanatico», spesso «fuori controllo». Gli agenti della Digos, coordinati dal dirigente Carlo Ambra, controllavano i suoi spostamenti da ottobre, ma la prima presenza di Nairi in Italia risale al 2010, in provincia di Asti, quando viene coinvolto in un’indagine per spaccio di droga. Dopo un periodo in Germania, durante il quale viene «monitorato» per le sue idee estremiste, lo scorso autunno in Questura arriva la segnalazione di un suo possibile ritorno in Italia. Le indagini anno portato gli inquirenti in un centro culturale islamico di Barriera di Milano, dove il 23 ottobre alcuni fedeli avevano visto un uomo discutere animatamente con l’Imam, che aveva condannato l’omicidio del professore parigino Samuel Paty. Il predicatore era stato minacciato da un giovane, che non risultava fra i frequentatori della moschea e, grazie ad alcune fotografie, gli inquirenti hanno riconosciuto Nairi, fermato poi il 30 ottobre perché non in regola con il permesso di soggiorno. Positivo al Covid, è stato ospitato in una struttura alla Pellerina dove ha minacciato di morte il personale sanitario e anche il suo compagno di stanza, colpevole di guardare una partita di calcio durante la preghiera: «Sei fortunato a essere musulmano, altrimenti ti avrei già tagliato la gola». Digos e Ros non lo hanno perso mai di vista nemmeno dopo il suo ingresso nel Cpr, dove ha cominciato la sua opera di proselitismo. Ai ragazzi più giovani che lo ascoltavano a bocca aperta diceva: «Dobbiamo seguire la strada di Allah per fare Jihad o qui o in Siria». Nasir non mangiava alcun tipo di carne perché «impura» e si rifiutava di bere Coca-Cola perché «prodotta dagli ebrei» ed è stato uno dei promotori delle proteste per la qualità del cibo. Inoltre avrebbe raccontato di avere a disposizione kalashnikov: «Ci penso io a farvi avere i documenti per ritornare in Italia, questa vita non vale niente». E ancora «Incendiate le stanze, accendete la sigarette e date fuoco ai fazzoletti di carta e metteteli vicino ai materassi». Il 28 novembre, dopo le minacce di morte agli operatori e un tentativo di rivolta, è stato arrestato e condannato a 2 mesi e 20 giorni. Il suo profilo Facebook, dove campeggiava la bandiera dell’Isis è stato oscurato.