Fonte:
Corriere del Trentino
Autore:
Silvia M. C. Senette
«Non sono questi i problemi: il problema è quando non riesco a coprire le postazioni. Questo episodio è ridicolo, è da dieci anni che questo dipendente lavora per noi e di certo non siamo un covo di skinhead». Mauro Zambaldi, legale rappresentante e presidente del consiglio di amministrazione della Security Srl di Rovereto e attiva in tutto il Triveneto con servizio di sicurezza bagnanti, invita a ridimensionare quanto accaduto all’Acquarena di Bressanone, dove uno dei suoi bagnini è stato allontanato a causa di tatuaggi “inappropriati”. «Parliamo di un uomo di 64 anni che ha questi tatuaggi da sempre, da ben prima di iniziare a lavorare a Bressanone – premette l’imprenditore trentino -. Una persona assolutamente apprezzata per le sue capacità e che risponde anche alla richiesta specifica di personale che parla tedesco, cosa che lo rendeva ancora più efficace nella sua mansione».
L’allontanamento
A qualcuno, però, non è piaciuto quel doppio “8” sull’avambraccio e quei grossi simboli ritenuti di ispirazione nazista tatuati sui due polpacci. «L’ho dislocato altrove solo perché non volevo discutere, se no dall’Acquarena non lo avrei assolutamente tolto – ammette Zambaldi -. L’ho detto anche al cliente che me lo ha chiesto come favore per evitare che montasse un caso. In Italia sappiamo solo polemiche dove non serve farle, ma quando ho lanciato l’allarme perché non si trova il personale di assistenza bagnanti e c’è il rischio di chiudere piscine e spiagge, nessuno ha ascoltato. Possiamo discutere se questi tatuaggi siano o meno opportuni – conviene il socio della Security – ma non ho ancora capito qual è il reato in tutto questo.
Zambaldi riferisce che a Rovereto sono arrivate telefonate di ogni tipo. «Dalla questura, che mi chiedeva i dettagli anagrafici del mio dipendente, al fiduciario della Fin dell’Alto Adige a cui è arrivata una chiamata da Roma, dalla società che rilascia i brevetti – racconta il responsabile -. Ma non viene respinta una persona perché si presenta a fare il corso con un tatuaggio. Io ho assunto un ragazzo che da due anni lavora supervisionato dal giudice di sorveglianza per portare a termine il percorso di recupero dopo uno scivolone penale: ha sempre lavorato bene e si sta comportando in modo serio. Vogliamo penalizzare tutta la vita chi ha fatto una cavolata da “bòcia”? Se hai sbagliato non sei più degno di vivere?».
I tatuaggi nazisti
Che qualcosa, in quei tatuaggi, non sia opportuno lo ammette anche Zambaldi con il senno di poi. «Cercando su internet ho scoperto che il doppio otto non è il simbolo dell’infinito ma l’ottava lettera ripetuta, quindi la H, che sta per Heil Hitler, il saluto al Führer – riferisce -. Ma l’altro tatuaggio addirittura sarebbe il simbolo di un battaglione ucraino. Ho fatto un favore al cliente però mi pento di aver acconsentito ad allontanare questa persona. È avvilente: il simbolo è vergognoso per il messaggio che è passato. Forse non è opportuno o è di dubbio gusto, ma io non entro nel merito delle decisioni personali di un mio collaboratore, se la sua condotta non ha risvolti sul suo lavoro». A fare un passo indietro sarebbe stato, però, spontaneamente lo stesso bagnino. «È stato il primo a dire: lasciamo perdere, non voglio problemi a 64 anni per un tatuaggio. Vado tranquillamente a Caorle perché non voglio rimanere qui, bersaglio di persone a cui non sono gradito».
«Dipendente ideale»
Zambaldi garantisce per la sua serietà. «È una persona molto valida e anche l’azienda di Bressanone ha manifestato apprezzamento nei suoi confronti. È l’assistente bagnante che tutti vorremmo avere: ha resistenza fisica, sa fare il suo lavoro e stare al mondo, è esperto nell’ambito della sicurezza e sa relazionarsi con la gente. È rigoroso e responsabile e la sua supervisione e il suo ruolo da tutor mi servono molto per guidare e far maturare anche ragazzi più giovani ai quali ha fatto quasi da padre: negli alloggi che condivide con loro tutti sanno che, quando c’è lui, bisogna anche lavarsi i piatti. Insomma, il dipendente ideale con dell’inchiostro distribuito, forse, non in maniera idonea».