Fonte:
La Stampa edizione di Torino
Autore:
Andrea Joly
“Dagli studenti la stessa retorica di Hamas L’Università muta può sembrare complice”
Susanna Terracini la prof che a Torino votò contro l’embargo agli israeliani: “È un errore”
TORINO «Urlare in piazza che Israele è uno Stato etno-suprematista, che pratica l’apartheid e il genocidio, è una terribile riproposizione della retorica di Hamas». Susanna Terracini, unica docente del Senato accademico dell’Università di Torino che aveva votato contro la mozione per la sospensione degli accordi con Israele tramite il bando Maeci, parla delle proteste che si stanno allargando in tutta Italia. E lo fa perché gli studenti ebrei in Italia denunciano di avere «paura di frequentare le aule per il clima d’odio».
Professoressa, il grido di paura degli studenti ebrei è davvero causato dalle proteste?
«Guardi, da quando ho espresso il dissenso alla scelta del mio ateneo sono stata contattata da molte organizzazioni ebraiche. La preoccupazione è enorme per colpa dei toni».
Per i militanti «la protesta è contro Israele, la religione non c’entra». Qual è il tono sbagliato?
«L’equazione “contro Israele, contro gli ebrei” è sbagliata ma tristemente naturale. Dire che Israele è uno Stato etno-suprematista che pratica apartheid e genocidio, cose non vere, è tremendo. È la stessa retorica di Hamas. Attaccando uno Stato con parole così forti si giustifica qualsiasi azione, anche lanciare la bomba H».
Addirittura.
«È un’iperbole, ma non stupisca se in questo clima crescano le discriminazioni».
Sbaglia chi esprime dissenso contro la guerra?
«Certo che no. Condannare le stragi di civili, chiedere un cessate il fuoco e volere la liberazione degli ostaggi è giusto. Israele è criticabile sotto tanti punti di vista, e tanto».
Ma?
«Non così. Se uno conosce la realtà sa anche che c’è un’enorme apertura e che come ogni collettività di esseri umani è fatta di tante persone che la pensano diversamente».
Nessuno mette in dubbio questo, ma le azioni del governo.
«E Israele è uno Stato che dovrebbe forse essere più laico. Ma all’interno del Paese non ci sono discriminazioni tra religioni. In compenso, mi sembra che nella retorica degli studenti manchi qualcosa».
Cosa?
«Le parole di disapprovazione per la detenzione degli ostaggi di Hamas e per quanto avvenuto il 7 ottobre. Sembra quasi che sia tutto giustificato, che dicano: Israele merita ciò che subisce».
Quindi continua a criticare la scelta dell’Università che ha votato perla sospensione degli accordi con Israele?
«Non è la soluzione, il boicottaggio accademico peggiora le cose allontanando il dialogo tra popoli».
Sbaglia chi protesta e sbagliano le Università, per lei.
«Fin qui hanno usato toni e misure sbagliate, che hanno aggravato il clima. E se l’Università non entra nel merito dei toni, rimanendo muta, rischia di sembrare complice a una retorica che, ripeto, è quella di Hamas».