Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Guido Olimpio
Un fanatico del Ku Klux Klan dietro l’attacco ai centri ebraici
Non si può dire che Frazier Glenn Miller fosse sconosciuto alla Legge. II neonazista di 73 anni, responsabile dell’attacco a due centri ebraici a Kansas City, era da anni «in guerra». Contro lo Stato e le minoranze. Per questo domenica sera ha aperto il fuoco uccidendo due membri della Chiesa metodista — un nonno con il nipote di 14 anni — e una donna. Quando la polizia lo ha catturato lui ha risposto inneggiando a Hitler. La lunga marcia dell’odio Miller l’ha iniziata negli anni 7o. Dopo aver partecipato al conflitto in Vietnam con la divisa dei Berretti Verdi, la famosa unità speciale, l’estremista è stato espulso dall’esercito. Passo inevitabile a causa delle sue idee estremiste. L’uomo, che a volte usava lo pseudonimo di Glenn Cross jr, aveva aderito al Partito nazionalsocialista d’America. Un nazista pronto a raccogliere attorno a sé altri militanti. Infatti, Frazier ha acquistato una fattoria nella Carolina del Nord dove ha fondato un nucleo di «cavalieri» del Ku Klux Klan. L’obiettivo era quello di creare uno Stato «di soli bianchi». E Miller lo spiegava in giro presentandosi non con il famoso cappuccio bianco ma piuttosto in mimetica, un modo per sottolineare il passato militare e il presente da guerriero. Infatti non si è mai fatto mancare le armi e gli esplosivi. D’ogni tipo. Denunciato dalle associazioni anti-razzismo, finito diverse volte nei guai con la giustizia, Miller ha creato il Partito dei patrioti bianchi. Sottrattosi al regime della libertà vigilata è entrato in semi-clandestinità raccogliendo l’appoggio di alcuni militanti. Ed è così che, nell’87, l’Fbi lo ha individuato in una casa-mobile del Missouri insieme ad un pugno di fedelissimi. Circondato, si è arreso solo dopo un fitto lancio di gas lacrimogeni. Per tre anni Miller è rimasto in prigione ma poi ne è uscito in anticipo dopo aver testimoniato contro una dozzina di complici. Tornato in libertà, il neonazi ha continuato con le sue passioni. Prima ha cercato di farsi eleggere al Congresso — appena 23 i voti —, quindi ha lanciato diverse campagne antisemite diventando quasi un’attrazione. Al punto che un ateneo del Missouri lo ha invitato a tenere una conferenza per mostrare il vero volto del razzismo. Strano che le autorità non lo abbiano tenuto d’occhio. Avrebbero evitato l’attacco a Kansas City. Ora il Dipartimento della Giustizia ha aperto un’inchiesta e il presidente Obama ha levato la sua voce per condannare l’uccisione di persone inermi, un atto «che non deve avere spazio nella nostra società».