Fonte:
La Stampa
Autore:
Irene Famà
“Bruciamo gli ebrei” Fermato un giovane aspirante terrorista In un celebre videogioco ha ricreato un campo di concentramento
Smantellata una rete di suprematisti bianchi in sei Paesi europei I messaggi online per creare una milizia: “Mi alleno ad ammazzare”
Esaltato deride gli investigatori che sono andati a perquisirlo:: «Mi accusano di terrorismo. Ahahah!». Racconta il tutto in una telefonata a un amico. O, come dice lui, a un «camerata». «Ora mi tatuo una svastica sul petto. Tanto il militare non lo posso più fare. Così vedono tutti chi sono». E ancora. «Gioco alla play. Mi alleno ad ammazzare la gente». Diciotto anni compiuti da neanche due mesi, ha trascorso l’adolescenza a creare gruppi social per promuovere idee suprematiste. Finito al centro di un’indagine su gruppi neo-nazisti, insieme a un minorenne di Salerno gli è stata applicata la misura cautelare della “permanenza in casa” per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. «Faremo ricorso», commenta il suo difensore, l’avvocato Luigi Vatta. «Con questa rete virtuale non ha più alcun legame». Non «un semplice gioco», di questo gli inquirenti ne sono convinti. Lo racconta l’inchiesta della Digos e della polizia postale, coordinata dalla procura dei minori. Dalla sua cameretta zeppa di bandiere del Terzo Reich, adesivi con svastiche e croci celtiche, manifesti con su scritto «Black lives don’t matter», il ragazzo era pronto a fare il salto di qualità. Attivo su una quarantina di piattaforme, contatta il fondatore di “Sturmjager Division”, network di propaganda razzista e antisemita finito sotto il faro delle agenzie Eurojust ed Europol. Si dice disposto a creare una «cellula locale del gruppo», una «milizia». E con il nickname @Upscole, fonda il gruppo Telegram “Nova Italia- P. S. N”. La sua «speranza è quella di rinnovare il nuovo ordine mondiale. Aderire al nazismo -scrive-è la giusta scelta». Cerca affiliati sul web. Sulle chat, certo. Ma anche sui giochi online. Distribuisce cariche ai partecipanti, condivide opuscoli su come fabbricare esplosivi rudimentali. Nel videogioco Minecraft, in cui si può costruire il mondo che si desidera, realizza un campo di concentramento. Accanto, sempre con mattoncini virtuali, ripropone la moschea di Christchurch, dove, nel 2019, il terrorista Brenton Tarrant aveva ucciso 51 persone con un’arma semiautomatica con scritte bianche. «Lì entri e spari – scriveva il ragazzo – Prossimo passo? Comprare un fucile della serie Ar come Brenton e poi ci faccio quelle simpatiche scritte bianche sopra». Dopo la perquisizione, il materiale sequestrato finisce al vaglio della Digos e della polizia postale. E i genitori lo invitano ad andare dallo psicologo. Lui condivide video trovati sul dark web dove miliziani dell’Isis fanno esplodere due persone. Ed esorta il gruppo a p2Ssare all’azione: «Morte agli ebrei», «I proiettili sono più efficienti delle parole dei polititi», «Sta gente sarebbe da seguire sino sotto casa». Recita filastrocche sul «numero di bambini ebrei che possono essere bruciati», snocciola slogan sulla «superiorità della razza bianca». Proselitismo online, dunque. E non solo. L’adolescente ha provato ad avvicinarsi ad alcuni gruppi di estrema destra torinesi. Frequenta spesso la sede di Casapound. Poi, a novembre dello scorso anno, va a dare una mano a chi ristruttura i locali in vista dell’inaugurazione de “La Barriera”. «Sono dei nazi-fasci», spiega agli amici. «Hanno rune tatuate sul corpo». Dal gruppo pare sia stato allontanato. Allora è tornato attivissimo online, a cercare «camerati perla sua milizia» di neo-nazi del terzo millennio.
Photo Credits: La Stampa