Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Paolo Valentino
E Israele rende omaggio o a Napolitano «Si è opposto a terrorismo e negazionismo»
Settimana tutta medio-orientale per l’Italia, eletta crocevia diplomatico delle più importanti trattative in corso sulla regione. Dopo la preghiera per la pace di domenica in Vaticano insieme a papa Francesco, il presidente israeliano Shimon Peres e il leader palestinese Abu Mazen hanno proseguito la loro visita romana incontrando separatamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro degli Esteri, Federica Mogherini.
Domani e giovedì toccherà poi agli inviati di Mosca e Teheran dar vita nella nostra capitale a un cruciale round di negoziati sul programma nucleare iraniano: gli incontri di Roma, cui prenderà parte il capo della diplomazia persiana Javad Zarif, seguono la ripresa della trattativa Usa-Iran di ieri a Ginevra e servono a preparare la prossima e forse decisiva tornata negoziale della formula 5 + 1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti più la Germania) in programma a Vienna dal 16 giugno prossimo.
Il clou della giornata di ieri è stato il conferimento da parte di Shimon Peres a Giorgio Napolitano della Medaglia d’Onorificenza Presidenziale, il più alto riconoscimento civile d’Israele. Era la prima volta che un capo di Stato israeliano la consegnava personalmente all’estero.
«Nel corso gli anni il presidente Napolitano — si legge nella motivazione — ha dimostrato un perseverante impegno per il benessere e la sicurezza dello Stato di Israele e, da lui ispirato, il Partito Comunista Italiano ha adottato posizioni nuove e indipendenti riguardo al Medio Oriente». Egli «diede voce con fermezza alle posizioni sulla questione dei prigionieri politici sionisti ebrei nell’ex Urss, la cui richiesta di emigrare in Israele era stata respinta». Parole che suonano come un risarcimento del passato migliorista di Napolitano, che nel Pci si ritrovò spesso in minoranza proprio per le sue aperture su temi controversi e le sue posizioni autonome e filo-occidentali.
Quanto all’oggi, recita ancora la motivazione, il presidente italiano «ha condannato ogni manifestazione di terrorismo, ha ospitato vari incontri tra israeliani e palestinesi nel tentativo di cercare una soluzione al conflitto sulla base di un mutuo riconoscimento e ha offerto agli israeliani l’opportunità di presentare la loro posizione alla sinistra italiana». Ancora, egli è una «figura guida in Europa nella lotta al negazionismo della Shoah e all’antisemitismo ed è consapevole del legame spesso esistente tra sentimenti antiebraici e anti-israeliani».
Nella cerimonia al Quirinale, cui hanno preso parte anche il ministro Mogherini e il presidente delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, Peres ha sottolineato che «Israele tende la mano perla pace ai palestinesi nostri vicini» e che occorre «trovare una soluzione concordata e accettata da entrambe le parti». Nel ringraziarlo, Napolitano ha colto lo spunto per ricordare a Peres che «la pace è parte del suo retaggio» e che «oggi dobbiamo dire con convinzione: è giunto il tempo di far pace». II presidente della Repubblica ha infine spiegato che la sua costante relazione con lo Stato e il popolo ebraico e la sua determinazione a combattere l’antisemitismo e gli attacchi contro Israele, sono «parte integrante del mio impegno antifascista».
Al termine dei due colloqui con Peres e Abu Mazen, il ministro Mogherini ha detto che «c’è una forte domanda di presenza politica europea nella regione mediorientale e l’Italia farà la sua parte durante il semestre di presidenza della Ue».