24 Novembre 2024

Sfumature di antisemitismo rintracciabili nella predicazione di Papa Francesco? 

Papa Francesco e gli ebrei, critiche dai rabbini e pure da teologi che si interrogano: «È antisemita?»

Esistono sfumature di antisemitismo rintracciabili nella predicazione di Papa Francesco? Questione tremenda e scivolosa, finita sotto osservazione dal 7 ottobre in poi, dapprima con interrogativi formulati all’interno del mondo ebraico e ultimamente anche nell’ambito di alcuni circoli accademici cattolici. Di fatto il dialogo ebraico-cristiano non è mai stato tanto in crisi come ora. In Germania stanno facendo discutere due noti professori universitari cattolici, entrambi teologi, che dopo avere analizzato le parole di Papa Francesco nella lettera che ha inviato lo scorso 7 ottobre a tutti i cattolici del Medio Oriente si sono convinti che il suo pensiero sia portatore – almeno in quel frangente – di una lettura sbilanciata della storia. In particolare quel documento, a loro dire, è una zavorra per il dialogo con gli ebrei ormai relegato a tempi migliori, praticamente quasi congelato. «La lettera papale si concentra solo su un lato della sofferenza e rende implicitamente l’altra parte colpevole», sostengono Dausner e Frevel in un lungo e articolato articolo ospitato nella rivista “Publik Forum”.

La lettera papale effettivamente menziona solo la sofferenza della popolazione palestinese. Gli israeliani non sono citati, nonostante abbiano subito il pogrom. «C’è quindi un punto cieco nel pensiero del Papa argentino» sottolineano i due teologi convinti che quella visione dipenda anche dal fatto che non proviene dall’Europa, come lo erano, invece, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, molto più sensibili sulla questione ebraica. «A causa dell’apertura delle formulazioni e delle diverse metafore usate, la lettera papale crea spazio per l’interpretazione che nolens volens porta a un’inversione perpetratore-vittima», è il giudizio negativo di Dausner e Frevel. Per entrambi sono stati usati luoghi comuni anti ebraici nonotante questo contraddica il cammino della Chiesa intrapreso dopo la Shoah. E questo anche perchè il Papa ha incluso il «passaggio più antigiudaico del Nuovo Testamento», una discussione tra ebrei e Gesù nel Vangelo di Giovanni («Voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro.Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna»).

DOCUMENTO

Accanto a questo documento, ce n’è anche un altro assai più recente che ha addolorato enormemente il mondo ebraico, forse ancora di più. Si tratta di un chirografo firmato qualche giorno fa con il quale ha istituito la giornata mondiale dei bambini. In particolare è l’incipit del Papa a contenere problemi, vista la intrinseca visione piena di pregiudizi. Scrive Francesco : «Lo status sociale del bambino, lungo la storia dell’umanità, è stato oggetto di numerose rielaborazioni teoriche e pratiche. Al tempo di Gesù, i bambini non godevano di grande considerazione, essendo dei non-ancora uomini. Anzi, infastidivano i rabbini intenti a spiegare i misteri del Regno».

A detta del rabbino Riccardo Di Segni, della Comunità ebraica di Roma, questo passaggio veicola una visione distorta e negativa. «Tra le cose poco piacevoli che abbiamo ascoltato, proprio la scorsa settimana, la voce religiosa più autorevole ha detto queste parole: vi era un’epoca, nell’antichità, in cui i bambini essendo non ancora uomini davano fastidio agli adulti. Accadeva anche ai tempi di Cristo, con i rabbini che mal tolleravano la loro presenza disturbatrice del loro ministero. Si tratta di una nuova puntata della serie ‘voi cattivi, noi buoni’».

GENOCIDIO

Qualche giorno fa ha fatto il giro del mondo la richiesta di Papa Francesco di aprire un’indagine internazionale per stabilire se Israele a Gaza stia commettendo un «genocidio». La polemica è divampata subito. Israele ha ribadito di avere il diritto di difendersi mentre il mondo religioso ebraico ha reagito choccato scavando ulteriori fossati tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo. Il rabbino capo sefardita israeliano, per esempio, David Yosef ha domandato ufficialmente a Bergoglio di ritrattare la sua dichiarazione e di scusarsi, spiegando che si era schierando dalla parte degli assassini e non delle vittime. «È molto interessante che il Papa non chieda un’indagine sul terribile massacro di ebrei dell’anno scorso, il 7 ottobre; è interessante che non chieda un’indagine sull’incitamento contro gli ebrei in tutta Europa, visto che è un palese incitamento antisemita».

ACCUSE

Sempre Di Segni ravvisa una progressione inquietante. «Le critiche del Vaticano sulla condotta di Israele sono una questione molto complessa: di orientamento politico e di indirizzo morale. Nell’indirizzo morale, additare una intera collettività come responsabile di genocidio è molto rischioso. L’accusa è carica di simboli. Il popolo ebraico, con la Shoah, è stata vittima di un vero e proprio genocidio. Dagli anni ’60 c’è stata una diffusa volontà di attutire l’impatto di quella tragedia. Addirittura si capovolgono i ruoli: la vittima diventa carnefice. Ma la volontà genocidaria era di chi il 7 ottobre ha attaccato Israele». Quanto ai rapporti con il mondo cattolico ha sottolineato in una intervista al Corriere della Sera di alcuni giorni fa: «C’è un oggettivo raffreddamento, una regressione. Vengono rispolverati vecchi archetipi sugli ebrei vendicativi».

l cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano e primo collaboratore papale, ormai gira con un estintore in mano. «Sull’antisemitismo la posizione della Santa Sede è chiara, non c’è bisogno di fare altre considerazioni, l’abbiamo sempre condannato, continueremo a condannarlo, e cercheremo di creare le condizioni, per quello che ci riguarda, perché ci possa essere una seria lotta contro questo fenomeno». Eppure le distanze siderali restano e si mescolano inevitabilmente ai dubbi che nella Chiesa, nonostante i documenti e i passi avanti, vi siano ancora correnti antisemite al punto da contagiare persino il pontefice.

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