“Non vorrei commentare perché mi addolora. Purtroppo molte cose stanno continuando ma non bisogna alzare bandiera bianca. Sperando e pregando che il mondo si metta in pace”. L’antisemitismo di oggi preoccupa Sami Modiano, 93 anni e una storia infernale alle spalle. Rastrellato a Rodi dai nazisti, internato a Birkenau, sopravvissuto. Dal 2000 racconta la sua storia ai giovani, si presta alle loro domande.
Lo ha fatto anche ieri sera nel corso dell’ultimo incontro con i ragazzi delle scuole di Roma e provincia, nell’ambito del Viaggio della Memoria organizzato da Roma Capitale e dalla sua Città Metropolitana con il sindaco Roberto Gualtieri. Alla domanda sul nuovo antisemitismo ha risposto anche l’altra sopravvissuta che ha accompagnato gli studenti, Tatiana Bucci: “L’antisemitismo non è mai finito – ha aggiunto – Esiste da quando esistiamo noi ebrei. Ma ce l’abbiamo fatta sempre e ce la faremo anche stavolta”.
L’incontro è stata l’ultima tappa del Viaggio, iniziato domenica con la scoperta del Ghetto di Cracovia e culminato ieri con la visita ai campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Ma i ponti tra il passato e la cronaca, in un momento così critico del conflitto israelo-palestinese, erano emersi già dal primo giorno, nelle parole dell’assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor (“dobbiamo attivare i nostri anticorpi contro l’intolleranza, l’antisemitismo e la barbarie che rischiano sempre di ritornare”) ma soprattutto in quelle della vicepresidente della Comunità ebraica di Roma Antonella Di Castro: “ll passato torna con ferocia e ancora una volta ritroviamo ebrei massacrati solo per il fatto di essere ebrei”.
Già quella sera, sotto le volte della Sinagoga Tempel di Cracovia, qualcuno aveva provato a chiedere a Modiano un suo pensiero sulle notizie che arrivano da Gaza. “Non ne voglio parlare perché mi rattrista – aveva risposto – Lasciamo ad altri parlare di questo. Io sono qui solo per parlare della Shoah.
Sulla Shoah potete chiedermi qualunque cosa e io risponderò ma quello che riguarda quel dolore tremendo…preferisco non parlare”. Ieri sera Sami Modiano e Tatiana Bucci hanno incontrato dunque in plenaria i ragazzi delle 8 scuole, mantenendo la promessa a valle della visita al lager. Pensava di poter morire? “Avevo solo sei anni – ha risposto Bucci – i bambini non sanno niente della morte. Non abbiamo mai avuto questa paura, poi ho capito che avremmo potuto morire in ogni momento”. Cosa si mangiava, chiede un altro ragazzo. Risponde Modiano: “Un chilo di pane in otto, lavorando 12 ore al giorno, con un clima terribile”. “I bambini – ha aggiunto Bucci – uscivano quando gli adulti erano rientrati nelle baracche”. “Si dormiva in otto per letto – ha detto ancora Sami – La parola fame e la parola freddo erano ben conosciute. Dolore e sofferenza per noi hanno un significato. Speravamo all’inizio di avere notizie dell’80 per cento di noi che non avevamo visto più da quando eravamo scesi dal treno”. Ma i prigionieri più esperti rispondevano loro indicando il fumo dei camini di Auschwitz.
Fonte dell’immagine: ANSA