Fonte:
Corriere della Sera edizione di Roma
Autore:
Giulio De Santis
«Non fare entrare i tuoi figli ebrei nel mio negozio, vi meritate i forni»
Processo a un commerciante: ingiurie, aggravate dall’odio razziale, a una collega
Parole traboccanti d’intolleranza, esplosa all’improvviso contro la negoziante rivale: «Non fare entrare i tuoi figli ebrei nel mio negozio». A manifestare tanta insofferenza Leonardo Rabolini, titolare della Coin in viale Regina Margherita, ai confini del quartiere Trieste. Bersaglio dell’attacco verbale sferrato senza preavviso Emma Veneziano, proprietaria dell’attività adiacente, di religione ebraica. Cosa abbia scatenato l’ira del commerciante è il tema del processo in cui Rabolini, 29 anni, è imputato d’ingiuria aggravata dall’odio razziale oltre che di lesioni. Questa la cronaca di quel pomeriggio di tre anni fa – era 11 luglio del 2014 – secondo la ricostruzione della procura. Tutto ha inizio quando la signora Veneziano sta chiudendo la saracinesca del suo negozio di abbigliamento. A pochi metri si trova la Coin gestita dalla famiglia dell’imputato. Fino a quel giorno tra loro mai uno sgarbo, nonostante la concorrenza. Mentre la signora sta girando la chiave Rabolini l’attacca: «Non fare entrare i tuoi figli ebrei nel mio negozio». La commerciante lo guarda stupefatta, incredula per quanto appena sentito. Abbozza una richiesta di spiegazione. E Rabolini, secondo l’accusa, ribadisce l’offesa: «Ebrei, meritate di stare nei forni crematorio. La signora non sa che dire. Evita di provocare il giovane, con il quale non aveva mai avuto screzi. È emerso nel processo che la Veneziano, assistita dall’avvocato Cesare Gai, è conosciuta nella zona come persona cortese, sempre gentile con tutti, mai una frase fuori posto. Capendo che il momento non è favorevole a un chiarimento, fa girare la chiave del lucchetto in tutta fretta per andare via, ma l’imputato le sferra un nuovo affondo: «Siete la causa della morte di tanti palestinesi ucciso. Vista l’assoluta ritrosia della vicina di negozio a replicare, il ragazzo perde la pazienza e le molla un calcio alla gamba. Fatto per il quale è accusato di lesioni. A quel punto intervengono altri passanti per bloccare il giovane. Ma secondo il difensore del é Marcia della Memoria in foto d’archivio giovane, l’avvocato Massimo Bevere, per capire come siano nati gli insulti bisogna tornare all’epoca in cui sarebbero stati pronunciati. Quel giorno il negoziante potrebbe essersi fatto contagiare dal clima teso che si era creato durante l’operazione militare israeliana «Margine di protezione», avviata per distruggere la rete di tunnel sotto la Striscia di Gaza. Un intervento con morti e feriti su ambo i fronti, ma con tante vittime soprattutto tra i bambini palestinesi: 5oo se ne conteranno alla fine del conflitto. Le storie strazianti di quei giorni potrebbero aver influenzato il negoziante. Lui davanti al Tribunale ha sostenuto di non aver mai pronunciato quella e altri frasi dello stesso tenore. Inoltre un testimone della difesa, Maurizio Tagliacozzo, membro della Comunità ebraica, ha parlato al processo ricordando di aver fatto un viaggio in Israele con Rabolini, durante il quale il giovane non ha avuto atteggiamenti intolleranti verso gli ebrei. Per ora il processo è stato rinviato a settembre.