Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Fabrizio Caccia
Corteo pro Palestina a Roma nel Giorno della memoria
La comunità ebraica: va vietato
Sabato le piazze di centri sociali e Forza Nuova. Il Viminale valuta lo stop
ROMA Fermate quel corteo. Il presidente della comunità Ebraica di Roma, Victor Fadlun, si appella al governo: «La manifestazione pro Palestina indetta a Roma per il 27 gennaio, Giorno della memoria, sarebbe una sconfitta per tutti. Non capiamo come sia stato possibile concedere l’autorizzazione in una ricorrenza che è internazionale, per di più nel contesto del 7 ottobre, massacro antisemita come non se ne vedevano dai tempi del nazismo. Alle istituzioni, nazionali e locali, chiediamo di impedire questa vergogna». Non è solo sua, la preoccupazione. A tre giorni dall’evento la tensione è già altissima. La manifestazione pro Palestina, organizzata da studenti e associazioni dei palestinesi in Italia, partirà sabato alle 15 da piazza Vittorio e arriverà a San Giovanni. Ma sabato è anche il Giorno della memoria, la commemorazione mondiale delle vittime dell’Olocausto. E il rischio che il corteo si trasformi poi in una vera e propria marcia dell’antisemitismo, con tanto di bandiere di Israele bruciate come accadde già ad ottobre nella Capitale, è reale. Proprio per questo il ministero dell’Interno sta valutando approfonditamente cosa fare e non si esclude lo stop al corteo. In piazza, insieme ai centri sociali romani e ai collettivi dell’università La Sapienza, scenderanno infatti anche i neofascisti «antisionisti» di Forza Nuova («nel Giorno della memoria ricorderemo il genocidio palestinese in atto», annuncia provocatorio il leader Roberto Fiore) e ci saranno quelli di Ancora Italia di Giuliano Castellino («ma io sono sorvegliato speciale, rimarrò nei paraggi»). Così i leader storici del pacifismo italiano annunciano che non ci saranno: da Paolo Cento a Piero Bernocchi dei Cobas; da Mao Valpiana, presidente del movimento Nonviolento a Francesco Vignarca della Rete Pace Disarmo. «Il Giorno della memoria — spiega Paolo Cento — ha una sua peculiarità. La strage contro i palestinesi merita e meriterà senz’altro una giornata specifica nella memoria collettiva dell’umanità. Ma sono storie e fatti differenti, ecco perché io non ci sarò. No però ai divieti preventivi». Storie e fatti differenti, già. Gli studenti palestinesi, nel manifesto dell’iniziativa, hanno voluto mettere una frase di Primo Levi, il grande scrittore sopravvissuto ad Auschwitz. «Comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare». Una scelta che è suonata, però, come una provocazione, anche in virtù della parola d’ordine che aprirà il corteo: «Stop al genocidio del popolo palestinese». Durissima, perciò, la reazione dell’Associazione 7 Ottobre, fondata da Stefano Parisi: «La macchina della propaganda antisemita osa appropriarsi delle parole di Primo Levi per rovesciare sugli israeliani, attaccati e massacrati in 1.400 nelle loro case il 7 ottobre, l’accusa di genocidio». Perentoria, anche la presidentessa dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni: «Lasciate Levi alla nostra memoria. Abbiate la dignità di manifestare il vostro pensiero senza offendere la memoria dei sopravvissuti». Adel Ahmad, 36 anni, nato a Gaza e vissuto nei campi profughi di Sabra e Chatila, è il figlio di una delle guardie del corpo di Yasser Arafat e poi di Nemer Hammad, il rappresentante dell’Olp a Roma. Ci sarà anche lui, sabato, in piazza Vittorio «A ottobre — racconta — io ero vicino al ragazzo che strappò la bandiera israeliana dal pennone della Fao. La bandiera poi fu bruciata e non posso escludere che sabato accada di nuovo. Ma noi non siamo antisemiti, siamo antisionisti, mio padre Mahmoud aveva tanti amici ebrei qui a Roma, noi non siamo contro la religione, siamo contro lo Stato di Israele che nega la libertà ai palestinesi». Azioni di «propaganda antisionista», organizzate da Forza Nuova, si terranno sabato anche «a Milano, Torino, Verona, Catania», dice Fiore, già in campagna elettorale per le Europee, nonostante la condanna in primo grado a 8 anni e 6 mesi (8 anni e 7 mesi a Castellino) per l’assalto alla Cgil del 9 ottobre 2021. Anche quello era un sabato.