Fonte:
gaiaitalia.com
Se l’Ambasciatrice palestinese in Italia incontra Hezbollah: perché preoccuparci
Lo scorso 3 giugno, l’Associazione di Amicizia Italia – Libano ha organizzato un evento speciale a Roma, per celebrare la “Festa della Liberazione del Sud del Libano”, in poche parole il ritiro deciso dall’allora Primo Ministro israeliano Ehud Barak, dei militari israeliani dalla parte meridionale del Libano.
Da quei giorni, Hezbollah – e i suoi seguaci nel mondo – celebrano quell’evento come un successo militare dell’organizzazione terrorista libanese. Peccato che, proprio quel ritiro israeliano, delegittimi completamente l’esistenza di Hezbollah e soprattutto della sua ala militare, avendo da sempre Hezbollah giustificato se stesso come un movimento di “resistenza all’occupazione israeliana”. Non solo: a riprova di quanto affermato, esiste anche una specifica risoluzione ONU – la numero 1559 – che richiede espressamente il disarmo di tutte le fazioni libanesi, in primis di Hezbollah…
Purtroppo, essendo Hezbollah nato con lo scopo di rappresentare un proxy dell’Iran in Libano, le richieste delle Nazioni Unite sono finite nel vuoto. Non solo Hezbollah ha continuato ad armarsi ma, appena arrivato l’ordine da Teheran, è penetrato in territorio siriano per aiutare il macellaio Assad nella repressione della popolazione civile siriana.
All’evento del 3 giugno a Roma, gli amici del Libano hanno invitato un ospite speciale: il direttore dei Al Manar – canale TV di Hezbollah – Ibrahim Farhat. Nonostante le proteste seguite alla scelta di invitare Farhat, il rappresentante del Partito di Dio è arrivato nella capitale senza problemi e ha anche colto l’occasione per rilasciare un’intervista all’anti-diplomatico – un sito che vede tra i suoi autori anche il noto Achille Lollo – e a Libera TV. Nell’intervista, ovviamente, Farhat non parla del modo in cui il suo canale mette in atto tecniche di propaganda in favore del peggior terrorismo internazionale, ma inveisce contro i soliti noti (Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita) e sminuisce il ruolo della missione UNIFIL 2 a “mero monitoraggio del cessate il fuoco”.
Purtroppo, come dimostrato dalle fotografie pubblicate in Rete, all’evento ha preso parte anche la rappresentante diplomatica palestinese in Italia, Mai al Kaila. La rappresentante di Abu Mazen a Roma, per la cronaca, non è nuova a sostegni “estremisti”: nel 2014, infatti, il quotidiano Libero – in un pezzo a firma Fausto Carioti – aveva già denunciato i suoi post in sostegno a diversi terroristi palestinesi, particolarmente a quelli legati al Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (movimento marxista-leninista).
Accettando un invito insieme ad un rappresentante di Hezbollah, l’Ambasciatrice palestinese si discosta estremamente dalle posizioni pubblicamente espresse dal Presidente dell’ANP Abu Mazen. Ancora recentemente, Abu Mazen ha ribadito il suo riconoscimento di Israele e alla soluzione di due Stati per due Popoli. Hezbollah, al contrario, si pone nella linea della Repubblica Islamica dell’Iran che, come noto, non solo non riconosce Israele, ma ne predica la cancellazione dalle mappe geografiche.
Questa vicinanza deve preoccupare, soprattutto se si considerano le recenti notizie che arrivano dai Territori Palestinesi. Qui, infatti, sembra che Teheran abbia pesantemente ricominciato a sostenere i gruppi armati locali, in particolare la Jihad Islamica.
Dopo una visita del leader della Jihad Islamica Ramadan Shalah in Iran – ove ha incontrato direttamente Ali Khamenei – il gruppo palestinese avrebbe un membro della Forza Qods iraniana – tale Khaled Mansour – come suo comandante militare.
L’allineamento della questione palestinese alle posizioni filo-iraniane, deve preoccupare anche le autorità italiane, in considerazione non solo delle predicazioni anti-israeliane, ma anche della crisi in corso tra il mondo arabo sunnita e la Repubblica Islamica khomeinista. Una crisi durissima, che ha visto la Lega Araba inserire proprio Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroriste.