Fonte:
La Repubblica
Autore:
Paolo Berizzi
Il caso Ordine nuovo in ambasciata Tre neofascisti italiani alla festa dei diplomatici di Putin
Se fosse un film si potrebbe intitolare “Ordine Nuovo alla corte dello zar”. Invece è tutto vero. È una storia di neofascisti italiani filorussi e di diplomatici azzimati, di ex terroristi neri e di feluche. Sullo sfondo, oltre alla propaganda del Cremlino sulla guerra contro l’Ucraina, simboli nazisti e una serie di incontri. Partiamo dalla fine. Roma, 8 febbraio 2024: nei saloni dell’Ambasciata della Federazione Russa in via Gaeta c’è un ricevimento. Si festeggia la Giornata dei diplomatici russi, festività inserita nel 2002 nel calendario politico della Russia e che cade ufficialmente il 10 febbraio. Tra gli invitati ricevuti dall’ambasciatore in Italia, Alexey Paramonov, ci sono – si legge in un comunicato – «rappresentanti del corpo diplomatico dei Paesi amichevoli accreditati a Roma, personalità pubbliche ed esponenti del mondo culturale italiano, giornalisti e amici connazionali». Chissà sotto quale di queste voci sono da ascrivere tre ospiti italiani: Maurizio Murelli, Rainaldo Graziani e sua moglie Ines Pedretti. La loro partecipazione è raccontata in un lungo post su Facebook da Murelli. Murelli è un ex terrorista nero vicino alle posizioni di Franco Freda. Il 12 aprile 1973 a Milano fornisce la bomba a mano con cui durante una manifestazione neofascista viene ucciso l’agente di polizia Antonio Marino: il famigerato “giovedì nero” di Milano. Condannato a 18 anni per concorso in omicidio, Murelli si ricicla come editore: esordisce con la rivista Quex animata dal terrorista pluriomicida Mario Tuti; poi fonda Aga Editrice e la rivista Orion. Dagli anni ’80 è un punto di riferimento dell’estrema destra italiana. Insieme a Mario Borghezio e a Gianluca Savoini, Murelli è stato definito uno degli uomini chiave dell’infiltrazione politica di matrice neonazifascista nella Lega salviniana vicina al Cremlino. Amico storico di Murelli è Rainaldo Graziani. Figlio di Clemente, cofondatore di Ordine Nuovo insieme a Pino Rauti. Nel 2017 Graziani jr rifonda l’organizzazione neofascista del padre attraverso l’associazione REuropa i cui domini – centrostudiordinenuovo.org e ordinenuovo.org – sono di proprietà della Cooperativa sociale Arnia presieduta da Ines Pedretti. Sua moglie. I tre, stando al racconto di Murelli, sono ospiti dell’ambasciata russa per commemorare Daria Dugina: la figlia del filosofo che “sussurra a Putin”, uccisa il 20 agosto 2022 da una bomba piazzata sotto la sua auto. L’ambasciata, l’8 febbraio, le dedica la “Prima mondiale della Cantata scenica per Darya Dugina”. «Per quanto non fosse una diplomatica – la descrive l’ambasciatore Paramonov – rappresentava idee legate all’armonia universale, ai nobili ideali ed esprimeva il suo immenso amore per la Russia e la sua sconfinata cultura spirituale: tutti concetti molto cari alla diplomazia russa». Passo indietro. Anzi due. 20 agosto 2023. Il primo anniversario della morte di Dugina è celebrato con una giornata che riunisce un centinaio di fascio-putiniani d’Italia: Graziani e Murelli in primis. Dove? Alla “Corte dei Brut”, la cascina di Gavirate di proprietà di Graziani dove da anni trova spazio la destra neofascista. Tutto si tiene, in fondo; perché quando nel 2018 in un incontro a Roma Graziani annuncia la riapertura del “centro studi Ordine Nuovo” c’è anche Darya Dugina. Chi partecipa alla riunione riceve un opuscolo con l’ascia bipenne, simbolo di Ordine Nuovo (sigla sciolta nel 1973 dal ministero dell’Interno). Pochi giorni dopo Aleksandr Dugin è ospite alla Corte dei Brut: dopo pranzo alla star russa viene donata la lanterna di Yule (“Julleuchter”), simbolo rituale delle SS che Heinrich Himmler regalava ai suoi uomini. Le vecchie passioni neonazi di Graziani e Pedretti (nel 2007 vengono denunciati per cori antisemiti durante una serata dedicata al genetliaco di Hitler in una birreria di Buguggiate: istigazione all’odio razziale, reato poi prescritto). Passa un anno. È sempre il trio Graziani, Murelli e Pedretti che nell’estate 2019 organizza il tour italiano di Dugin: undici conferenze in dieci giorni. Polemiche. Come a dicembre 2019, quando in un post shock Graziani ringraziai militanti di Ordine Nuovo nel giorno dell’anniversario della strage di Piazza Fontana firmata proprio Ordine Nuovo («ci hanno insegnato onore e fedeltà»). Ritratto dei tre amici italiani di Putin. Dettaglio: al ricevimento dell’8 febbraio – si legge in una velina russa – «è stata inaugurata la rinnovata esposizione museale dell’ambasciata dedicata alla storia delle relazioni diplomatiche, commerciali e culturali tra Russia e Italia»