Fonte:
Libero
Autore:
Daniele Dell'Orco
“Invito Dem all’odiatrice degli ebrei. FdI: ‘Perché Schlein tace?'”
Dopo aver cancellato il video dello scandalo, purtroppo per lei quand’era già diventato virale, Cecilia Parodi si è trincerata dietro un silenzio digitale.
Ma i suoi social sono ancora lì a parlare per lei. Su Instagram vanta 13mila seguaci ai quali, nel corso dei mesi, ha sottoposto decine di post dedicati alla catastrofe bellica e umanitaria nella Striscia di Gaza. Compresi rilanci dei comunicati stampa di Hamas accompagnati dall’hashtag “resistenza”, compresi gli insulti verso il “criminale, illegale e illegittimo” Stato di Israele, compresi gli eventi a cui ha partecipato dopo il pogrom del 7 ottobre 2023.
Anche se il video-selfie in cui getta la maschera non c’è più, può essere utile per valutare retroattivamente tutto il resto. Parodi, infatti, singhiozzando, diceva: «Odio tutti gli ebrei, odio tutti, tutti gli israeliani dal primo all’ultimo, odio tutti quelli che li difendono, tutti i giornalisti, tutti appesi per i piedi, non basta Piazzale Loreto, ci vuole Piazza Tienanmen per appendervi tutti, io ve lo giuro, io sarò in prima fila per sputarvi addosso». Ma perché gli sproloqui di questa signora, sconosciuta fino a ieri l’altro, sono così importanti? Perché lei, che non ha mai nascosto il suo feeling politico con la sinistra italiana, sembra essere “scrittrice” e “attivista” gradita al Pd. Le virgolette sono necessarie per due motivi: 1) ha pubblicato due romanzi in vita sua con piccolissime case editrici (una di queste, a maggio 2024, risulta addirittura in liquidazione giudiziale) e un terzo, autopubblicato, dedicato a Gaza con prefazione dell’attrice Giorgia Würth e della scrittrice Alae Al Said. La prima, che alle Europee invitava a votare per Michele Santoro, il 7 maggio scorso twittava «un sionista di meno» presumibilmente a corredo della notizia ufficiale della morte di uno degli ostaggi israeliani Lior Rudaeff; 2) la seconda, dopo l’ingresso in Israele dei predoni di Hamas, commentò: «Una mattina d’autunno ti svegli e scopri che la Storia si è alzata prima di te, si è messa in giacca e cravatta, ha impugnato una penna e ha deciso: “Oggi scrivo il capitolo più bello di tutti: quello della rinascita palestinese, di Gaza che rompe le mura della prigione, dell’oppresso che si ribella e dell’oppressore che scopre cos’è la paura”». Insomma, lo spessore letterario della signora Parodi è quantomeno dubbio. Da attivista, invece, confessa lei stessa su Instagram di essersi «dovuta inventare» un progetto umanitario per visitare Gaza (prima del 7 ottobre).
Nonostante sia una mezza tacca, il 15 febbraio i Giovani Democratici hanno pensato di invitare lei tra i relatori del convegno “Colonialismo e apartheid in Palestina. Una lunga storia di occupazione illegale e Resistenza” e di altri organizzati in Univesità a Milan con altre sigle di sinistra.
Come mai? Che la considerino più di ciò che è per via delle sue opinioni? L’evento, che suscitò polemiche anche interne allo stesso Pd e contribuì alla scelta di Daniele Nahum (è di religione ebraica) di lasciare i dem, aveva altri interventori d’eccezione, come Francesca Albanese (l’inviata Onu col marito che lavorava per l’Autorità Palestinese) o Ibrahim Youssef (che il 31 dicembre invitava a sparare petardi “solo sullo Stato illegittimo di Israele”), e faceva parte di una serie di incontri promossi non solo nei circoli dei Gd ma anche all’Università Statale di Milano. Tutti organizzati da due consiglieri municipali del Pd meneghino: Alessandro Corti, noto per aver definito il governo israeliano «nazista», e Marta Nicolazzi.
Altri convegni con Parodi si sono svolti a Napoli con Luigi De Magistris e a Roma durante una giornata pro-Pal promossa da “Culture Roma” in collaborazione con Oxfam e Medici senza Frontiere. Gli eventi dell’estate romana sono gestiti, tra gli altri, dall’Assessorato alla Cultura guidato dal dem Miguel Gotor.
Siccome Elly Schlein preferisce spazzare la polvere sotto al tappeto, Fratelli d’Italia sollecita una presa di distanza di qualche genere e, dopo la segnalazione di Libero, annuncia che sottoporrà il caso alla Commissione Segre: «Schlein ritiene ammissibile che una persona portatrice di tale odio e tali aberranti idee possa essere ospite di eventi della giovanile del Pd? Ci attendiamo che faccia chiarezza», dice Lucio Malan, presidente dei senatori di Fdi. «Spiace constatare come il clamore mediatico nei confronti di giovani appartenenti ad una certa parte politica non trovi stesso riscontro quando si parla di esponenti di sinistra», sottolinea Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fdi alla Camera. Forse perché, direbbe Enrico Mentana, sono “razzisti buoni”. E quindi possono.