Fonte:
La Repubblica edizione di Milano
Autore:
Paolo Berizzi
La galassia nera
La parata al campo 10 ha riunito tutte le sigle dell’ultradestra italiana
C’erano anche capi e militanti neonazisti sabato alla parata andata in scena a sorpresa al campo 10 del cimitero Maggiore. Erano in testa al corteo sfilato tra i viali del camposanto e in città a cavallo tra i due momenti del “29 aprile nero”: la commemorazione-beffa al Musocco e il ricordo del giovane camerata Sergio Ramelli in piazzale Ss. Nereo e Achilleo. Se si sta alle fotografie che i camerati hanno postato in rete – e che hanno permesso alla Digos di identificare già oltre 70 persone, tra i quali il leader di CasaPound Gianluca Iannone – emerge uno spaccato ancora più complesso di quello finito sul tavolo della Procura di Milano, che indaga per apologia di fascismo. Uno spaccato che testimonia la deriva neonazista quale elemento di ricompattamento della galassia dell’ultradestra italiana. Una galassia che si è (ri) unita dopo anni di divisioni e personalismi. E che ha approfittato di una data simbolo quale il 29 aprile per centrare due obiettivi. Il primo è una prova “muscolare”: beffare e sfidare lo Stato aggirando il divieto della Prefettura di organizzare parate commemorative al campo 10 dove sono sepolti i soldati della Rsi. Il secondo è strategico: offrire appunto una rappresentazione plastica – visibilissima – dell’attuale compattezza del blocco nero. A raccontarlo è la fotografia che emerge dalle immagini volutamente postate in rete dai camerati. I profili all’attenzione degli investigatori sono riconoscibilissimi nelle fotografie del corteo in stile paramilitare ( non ovviamente nella foto del saluto romano collettivo al cimitero): corrispondono a soggetti che sono a capo di gruppi e associazioni di dichiarata ispirazione nazionalsocialista. Che si rifanno direttamente all’esperienza del Terzo Reich. Che celebrano ogni l’anno l’anniversario della nascita di Adolf Hitler. Che sostengono la supremazia della “razza bianca” e esaltano l’Olocausto. È il caso, per esempio, di Do.Ra (Comunità militante dei dodici raggi, con sede a Caidate, Varese) e del MAB (Manipolo d’Avanguardia Bergamo). I capi delle due sedicenti associazioni culturali – la prima è da tempo sotto la lente del Vuminale e della magistratura per una serie di azioni compiute nel Varesotto – erano in prima fila al corteo che ha beffato questura e prefettura aggirando l’off limit del Musocco. Si chiamano Alessandro Limido ( Do.ra. ) e Luigi Cosentino ( MAB ). Limido – bomber nero, pantaloni mimetici e tshirt con il simbolo del gruppo neonazista varesino – guida assieme ad altri il serpentone dei mille camerati ( prima la tappa al cimitero, poi il ricordo di Ramelli e concerto a seguire ). Cosentino – jeans e giubbino scuro – è accanto a Gianluca Iannone nel corteo che muove diviso in file verticali tra i viali del Musocco. Vicino a loro troviamo un altro nome noto dell’ultradestra milanese: Stefano Del Miglio, leader di quella Lealtà Azione che saldandosi con CasaPound ha voluto testimoniare – con la parata del 29 aprile, prova di forza a livello nazionale – qual è il nuovo asse intorno al quale si è rinsaldata l’ultradestra italiana. Fortemente radicata in Lombardia ( Milano, Monza, Crema ), Lealtà Azione è l’associazione dietro la quale opera il circuito Hammerskin (considerati la creme de la creme degli skinhead ), vale a dire la filiale italiana di un movimento razzista e neonazista nato negli Usa da una costola del Ku Klux Klan e poi diffuso anche in Europa «Attraverso la sua sotto-associazione Memento, Lealtà Azione sta acquisendo il testimone della memoria un tempo nelle mani dei reduci della Rsi – spiegano dall’Osservatorio sulle nuove destre – Il progetto ha respiro nazionale e nell’ultimo periodo sono numerose le iniziative di celebrazioni, commemorazioni e ripristino di tombe, lapidi e monumenti in diverse città. Ma torniamo alle immagini del 29 aprile. Dal lavoro di identificazione della Digos – coordinata dal pm Alberto Nobili che procede per apologia di fascismo e manifestazione non autorizzata e che ha già incriminato i 70 camerati finora riconosciuti – emerge un quadro che “parla”. Dalla cornice ai protagonisti che lo animano. Solo Forza Nuova è stata esclusa dalla parata-corteo al cimitero Maggiore (erano però presenti alla commemorazione per Sergio Ramelli ). Per il resto c’erano tutti. Tutte le sigle che compongono la nuova galassia nera. Rappresentate dai leader in prima fila. CasaPound con il suo presidente Gianluca Iannone ( capelli rasati, barba lunga e felpa azzurra con la scritta Italia) e il referente milanese Matteo Ardolino (ultrà interista arrestato nel 2007 per il corteo organizzato a Milano in seguito alla morte del laziale Gabriele Sandri e poi sfociato in violenti scontri). Lealtà Azione con Stefano del Miglio, Giacomo Pedrazzoli, Norberto Scordo (già incriminati per tentato omicidio, aggressione a mano armata e lesioni gravissime) e Fausto Marchetti. E poi loro, gli Hammerskin. Agli investigatori che conoscono il circuito – tra i più violenti nell’ambiente naziskin – non è sfuggita la presenza in testa al corteo di Emanuele Bisogni ( arrestato nel 2006 a Bari per un raid squadrista alla “Taverna del Maltese”, frequentata da giovani di sinistra ). Fino a ieri i pianeti che facevano riferimento al mondo skinhead erano rimasti in posizioni defilate rispetto, per esempio, al movimentismo di CasaPound. L’ammucchiata del 29 aprile racconta che adesso la situazione è cambiata militanti delle più importanti realtà delle teste rasate erano al Musocco, e hanno risposto all’appello lanciato da CP e Lealtà Azione. Alcuni esempi: la Legio Subalpina di Torino (capo Gregorio Odifreddi, in prima fila al corteo con cappellino in testa ), il gruppo “non conforme” genovese che fa riferimento a Giacomo Traverso. E poi i camerati di Pavia, Lucca, Bologna, Varese, Busto Arsizio. Gruppi legati alle curve ultrà degli stadi e dei palazzetti del basket. Con una forte connotazione neonazista. «Si stanno configurando organizzazioni basate sul reclutamento giovanile, con una militanza e una disciplina interna assai marcate e propensione all’esibizione di tipo paramilitare», spiegano ancora dall’Osservatorio sulle nuove destre. E esattamente quello che si è visto nel “29 aprile nero”.