Fonte:
Corriere Fiorentino
Autore:
Giulio Gori
Il giornalista delle scie chimiche, la crociata del maestro contro Bebe
Chi è l’autore dello spettacolo e chi è il pasdaran a cui è stato dedicato
«Tutti al Puccini di Firenze per assistere a “il decreto”, la storia di un popolo che non si è arreso alla tirannide». I toni sono apocalittici, non meno delle immagini della locandina che, parlando della legge Lorenzin, sembra richiamare Mengele, il medico di Auschwitz che faceva esperimenti sulle cavie, o forse la strega che vuole mangiare Hansel e Gretel. David Gramiccioli, protagonista della pièce teatrale contro la legge sull’obbligo delle vaccinazioni, romano, racconta di amare le biografie storiche e di essere «legatissimo» alla figura di Alessandro Pavolini. Quello che firmò il Manifesto della Razza, che creò le Brigate nere e si macchiò personalmente di massacri di civili inermi. Già candidato in una lista civica in appoggio a Gianni Alemanno che correva per il Campidoglio, Gramiccioli è però diventato celebre per le sue inchieste «scomode»: nella trasmissione Ouverture che da più di dieci anni conduce sulla radio romana Ies, racconta che le scie chimiche esistono, che il virus dell’hiv invece non esiste, che il bicarbonato cura il cancro e, ovviamente, che i vaccini fanno male. Va da sé, per lui, i grandi scienziati sono nemici della verità, la insabbiano. Intanto lui fa spettacoli per spiegare agli altri che esistono tre tipi di verità: «La mia verità, la tua verità e “La” verità». Ma aggiunge che le verità sulla Legge Lorenzin «non sono soggettive». «Il decreto» svela perciò che il governo ha imposto «una sperimentazione obbligatoria di medicinali su esseri umani». Lo spettacolo è dedicato alla memoria di Giorgio Alberto Tremante, l’alfiere antivax scomparso a Verona il novembre scorso. Tre dei suo quattro figli erano stati colpiti da gravi patologie respiratorie. E due morirono ancora bambini. Per l’uomo la responsabilità era del vaccino antipolio Sabin, in uso in Italia fino al 2002. «Lo Stato — scriveva — continua indisturbato a imporre i crimini vaccinali per i suoi sporchi interessi lucrosi». Nel 2009, il Tribunale di Venezia respinse la richiesta di risarcimento della famiglia Tremante. Ma due anni dopo, l’amministrazione comunale dell’allora sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi, autorizzò l’intitolazione di un giardino di città ai fratelli Tremante: «Marco e Andrea deceduti in seguito a vaccinazione obbligatoria», recita la lapide installata dall’associazione Comilva. Nel 2016 Giorgio Tremante fece scalpore quando definì Bebe Vio una «pseudo-donna», accusandola di mentire, di essere stata vittima non della meningite ma del vaccino: «Le prostitute almeno vendono parte del loro corpo — scrisse — ma certi esseri immondi vendono la loro dignità». Tremante fu anche ospite della trasmissione Ouverture: «Quegli incontri che cambiano la vita», commentò Gramiccioli. Che ora racconta che i vaccini sono «come le guerre».