Fonte:
Il Giorno – La Nazione – Il Resto del Carlino - Corriere della Sera - Mosaico-cem
Autore:
Giuseppe Laras
Occidente fiaccato e mediocre
VITE stroncate da fanatismo idolatrico e vigliacco. Terrore e difficoltà a decifrare i fatti. Quanto attanaglia l’Europa è la riproposizione di ciò che il terrorismo islamico persegue da decenni in Israele (gli intellettuali e i politici europei capiranno che le difficoltà di Israele a esistere sono le stesse che l’Occidente ha e avrà se vuole sopravvivere, ritenendo preziosi e irrinunciabili i suoi ideali e le sue conquiste, non avallando la soumission?).
HAMAS ha fatto scuola: furono i suoi sgherri i primi a uccidere per strada civili indifesi. Ulteriore conferma che Isis, Hezbollah, Fratelli Musulmani e Hamas, gli Ayatollah e il restante macrocosmo jihadista, pur eterogenei, praticano un’ideologia simile di morte. Ciascun gruppo si appoggia a rispettive piazze: a finanziamenti enormi; a reti capillari internazionali di formatori religiosi, scuole e moschee: al ricorso al web; all’effetto equivoco e spiazzante dello scarto tra ‘lupo solitario’ e ‘organizzazione’. È’ l’inizio di un’era per l’Occidente. Per l’Italia, la domanda non è se accadrà, ma quando e dove. Il mondo occidentale è fiaccato e, specie in Europa, inavvezzo a considerare il ricorso alla forza legittima. La melassa ideologica di buonismo, imbelle pacifismo, terzomondismo, odio occidentale di sé e rifiuto delle radici giudaico-cristiane ha istupidito, con la sua propaganda, l’Occidente.
SI TRATTA di istupidimento, non di progresso. La mediocrità delle dirigenze occidentali sembra non tollerare l’eccellenza, sicché i gruppi di potere dei vari Paesi paiono non esprimere altro che candidati inadeguati e inerti, gravati da pubblica sfiducia e rassegnazione. La riduzione della politica a serva dell’economia esaspera un processo di impoverimento che ci rende più fragili, dipendenti anche dagli enormi capitali di Stati islamici che finanziano da decadi il terrorismo. Sarebbe da verificare se tali Stati, oltre a investimenti noti, non abbiano in altro modo influenzato opinion makers. politici e intellettuali.
ALLE uccisioni brutali si assomma parziale vassallaggio economico e l’incapacità di gestire e pensare in prospettiva problemi immensi, tra cui primeggia quello demografico, con la decrescita degli europei ‘da generazioni’ e la massiccia crescita della nutrita ‘minoranza’ islamica, alimentata da immigrazione incontrollata e continua (con conseguente abbandono dell’Europa da parte di molti ebrei, dopo una permanenza millenaria, proseguita nonostante ciò che altri europei fecero patire loro con la Shoah). Occorre una rivoluzione culturale ed educativa di riscoperta dell’Occidente e dei suoi valori, che abbia coraggio e nerbo. Un colpo di reni, di fermezza e di dignità, che tuteli anche i musulmani per bene che vivono con noi e che vorrebbero un Islam diverso.
PURTROPPO uno dei fautori di un ‘Islam moderato’ europeo, Bassam Tibi, si è dichiarato sconfitto, alzando bandiera bianca. Parimenti Kamel Daoud. 11 14 luglio 2016, se l’Occidente non cambierà rotta, resterà epocale per il nostro mondo come il 14 luglio 1789: il sovvertimento e la progressiva erosione dei valori di eguaglianza, libertà e fraternità, che, pur se illuministici, affondano senso e radice vitale nella Bibbia, dunque nell’ebraismo e, tramite esso, nel cristianesimo. Chiosando Isaiah Berlin, siamo dinanzi alla libertà e ai suoi traditori.
Il Giorno – La Nazione – Il Resto del Carlino, 16 luglio 2016
Il terrorismo, l’Islam e la coscienza nazionale di un’Italia distratta
Niente di nuovo sotto il sole, diceva Qoheleth. Drammaticamente è accaduto di nuovo, con profanazione idolatrica di vite, con strage di corpi, con terrore e in mondovisione. Non è la prima volta e neppure l’ultima, siamo solo agli inizi. Non è nemmeno nuova l’idea di lanciarsi con mezzi motorizzati, più o meno grandi, contro la popolazione inerme: l’attentatore l’ha imparato dagli attentati di Hamas contro gli ebrei israeliani (per chiarire che Fratelli Musulmani, Hamas, Izbollah e Daesh, pur diversi e concorrenti, rispondono a dottrine mortifere non dissimili).
Non è nuova neppure l’impreparazione di politici, critici televisivi e intellettuali, anche blasonati, a decifrare i fatti. Continua la politica suicida e ostinatamente ideologica per cui l’Islam non c’entra nulla. Persiste anche l’attenuante del disagio delle periferie, della drammaticità dell’emigrazione, della mancata integrazione e così via. Si rivisita la storia con paragoni alla Shoah per l’emigrazione islamica incontrollata in Italia e in Europa. Gli ebrei però non fuggivano dai loro correligionari, queste persone sì; gli ebrei non hanno ucciso in massa o fatto stragi di civili tedeschi, austriaci, italiani o ungheresi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, gli attentatori invece sì, e peraltro non mi risulta che ora ci siano in Europa nazisti o fascisti ai governi.
Vi è poi il paragone più che improprio con l’emigrazione italiana in America nel ‘900: gli italiani, disagiati e poveri, non compivano queste oscenità e i terroristi islamici con i loro
crimini non sono accostabili ai mafiosi italo-americani. L’Italia da cui emigravano gli italiani, infine, era un paese povero: molti Paesi Islamici sono invece Stati ricchissimi, arricchiti da decadi di commercio petrolifero e non solo. Molti di questi stessi Paesi, che foraggiano il terrorismo, investono in Europa, condizionando l’economia e dunque, specie in tempi di crisi come i nostri, le scelte politiche e persino valoriali (si pensi alle statue velate per non turbare la sensibilità di un politico iraniano, talmente morale da pubblicamente uccidere le persone omosessuali, negare i diritti civili, voler distruggere i milioni di ebrei che vivono in Israele e altre amenità). Quando si hanno così enormi capitali da investire, l’investimento legale e manifesto non è certamente l’unico a disposizione: si possono infatti agilmente addomesticare a cascate di petrodollari giornalisti, politici e intellettuali occidentali. E i paradisi fiscali non tracciabili in questi Paesi oggi non mancano, anche perché non esistono più i loro analoghi in Occidente. Tutto questo, che pure è vero, non rende però veritiera l’equazione falsa e razzista che tutti gli immigrati musulmani siano terroristi o potenzialmente tali.
La domanda da farsi in Italia circa i fatti francesi, quindi, non è se accadrà anche da noi, bensì quando, dove e come accadrà. E questo pone questioni pesanti. La prima sul generale cattivo stato della nostra coscienza nazionale. È bastato l’evento della partita dell’Italia per circoscrivere lo shock e il lutto per i connazionali uccisi in Bangladesh, il più pesante tributo di sangue italiano dalla strage di Nassiriya: questo è un immenso problema culturale e democratico. Vi è poi il fatto catastrofico di una classe dirigente non educata all’impegno e alla fatica, inclusa quella del pensiero e della strategia.
Questo purtroppo riguarda, generalmente, a livello culturale, il mondo cattolico, con intellettuali spesso ottusi dal pacifismo panbuonista e con l’incidenza pressoché nulla di un episcopato rarefatto, ove si avverte l’assenza di personaggi eminenti e di genio, pur tra loro in dissonanza (da C. M. Martini e G. Biffi, da Dossetti a Giussani, da Paolo VI a Giovanni Paolo II). Questo riguarda gli intellettuali, in teoria coscienza critica, strategica e orientativa di un Paese: molti, oltre ad aver abdicato al loro difficile e impegnativo ruolo, svilendolo a salotto radical-chic, hanno educato ideologicamente, anche quando non più organici di partito, al terzomondismo più acritico e arrendevole (salvo essere iperaggressivi con Israele, il Sionismo e gli ebrei).
Questo riguarda, latitando personaggi di spessore e di sostanza, la politica –e dunque la tenuta democratica del Paese-, con una destra priva di un leader, inchiodata alla parabola medica di Berlusconi, e con una sinistra moderata prossima all’implosione se dovesse cadere il governo Renzi. Quando avverrà in Italia l’analogo dei fatti francesi, è in siffatto contesto che accadrà. Se non è ancora accaduto, è anche merito dei nostri servizi di intelligence e di antiterrorismo, tra cui la Digos, i Ros e alcuni reparti dell’Esercito. Quando accadrà ciò che non è ancora accaduto, ci troveremo tuttavia dinanzi a politici, scandalizzati e moralisti, pronti a chiedere loro ragione, a opinion makers critici e sdegnati, a giornalisti che parleranno di falle nell’anti-terrorismo.
Non si può chiedere solo alle forze dell’ordine di salvare la situazione: servono la politica e la cultura; serve non soltanto navigare a vista, ma pensare al futuro e quindi anche alla massiccia crescente demografia islamica in Italia e in Europa; servono e serviranno scelte coraggiose e severe e politiche molto dure. Serve uscire dall’irenismo ottundente e dal vezzo narcisista e nichilista di voler apparire buoni e tolleranti quando però il sangue versato è quello altrui. Resta una speranza, a suo modo messianica: l’essere umano è capace sì di bassezze abissali e di grande stupidità, ma anche di insperati riscatti. Per continuare a vivere dobbiamo impegnarci fattivamente per rendere possibile un necessario domani, migliore dell’oggi.
Corriere della Sera – Mosaico-cem, 17 luglio 2016