Fonte:
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Deborah Lipstadt: l’antisemitismo attuale è una minaccia per la democrazia
La modalità con cui si propaga oggi l’antisemitismo è molto più pericolosa a causa dei social media, ma paragonare l’attuale situazione a quella del 1938 è una considerazione un po’ estrema.
Come ha riportato il Times of Israel, questo è il pensiero esposto venerdì 24 maggio da Deborah Lipstadt, storica, inviata speciale degli Stati Uniti per la lotta contro l’antisemitismo.
L’accademica, nota in tutto il mondo per i suoi studi sull’ebraismo e la negazione della Shoah, ha detto che il clima odierno è da collocarsi dentro una fascia temporale che si trova, in termini di equiparazione, tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30 del Novecento, in particolare se guardiamo alla destabilizzazione della società del tempo, in rapporto a quello che è successo in molti paesi dopo l’attentato del 7 ottobre, da parte di Hamas in Israele e la conseguente guerra a Gaza.
Infatti, abbiamo assistito ad un vertiginoso aumento di casi di odio verso gli ebrei, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, fatti che secondo la studiosa costituiscono una «minaccia alla democrazia e alla sicurezza globale». Un senso di sicurezza che è venuto a mancare tra gli studenti ebrei, nei campus universitari in seguito alle minacciose manifestazioni verso Israele.
Ci sono ancora persone, come si può constatare sui social media, che credono a tutt’oggi nel mito del complotto, con i soliti stereotipi secondo cui gli ebrei controllerebbero i media, le banche e le elezioni governative.
La fulminea negazione del 7 ottobre
Non solo il 7 ottobre 2023 è stato dimenticato, praticamente il giorno seguente, ma c’è chi ha subito cominciato a negare le atrocità commesse dai terroristi di Hamas.
«Sono rimasta scioccata dalla velocità con cui le persone si sono lamentate della risposta di Israele l’8, 9 e il 10 ottobre, prima che ci fosse una risposta. È stato davvero molto inquietante», ha affermato Lipstadt. C’è chi ha celebrato gli stupri e le mutilazioni e chi invece li ha messi in dubbio, nonostante le prove concrete. Ma ancora più sconcertante è stato il silenzio, «proprio di quei gruppi di donne, progressisti, gruppi che combattono la violenza sessuale, gruppi per i diritti umani», gli stessi che si affrettano invece quando l’autore è l’Isis o Boko Haram. Non è invece avvenuto per Hamas, quando a essere le vittime erano degli ebrei, degli israeliani. È questa la differenza secondo la studiosa. C’è chi ha messo in dubbio la veridicità dei fatti, chi ha addirittura pensato che se lo meritassero, solo perché ebrei.
In riferimento ad alcuni illustri studiosi che hanno affermato che la violenza sessuale del 7 ottobre è stato un atto di resistenza ha detto: «Mi dispiace ma lo stupro non è mai resistenza».