11 Febbraio 2024

Reazioni alle dichiarazioni pro pal durante il festival di san Remo

SOCIETÀ – Angelina Mango vince il Sanremo propal Le reazioni di Alon Bar e Noemi Di Segni

Fiorella Mannoia ha lasciato il palco salutando con un “restiamo umani”, slogan coniato da Vittorio Arrigoni, attivista propal fortemente antisraeliano ucciso a Gaza da un gruppo salafita nel 2011. Per i suoi funerali la famiglia decise di non far passare la salma da Israele. Sempre dal palco di Sanremo, Ghali, al secolo Ghali Amdouni, ha chiesto la fine del “genocidio”. Anche sulla Costa Smeralda, collegata in video con il teatro Ariston da dove si esibiva l’artista Teuda, si vedevano in tolda bandiere palestinese e appelli al cessate il fuoco e contro il “genocidio”. La serata finale della 74esima edizione del festival canoro è stata costellata di messaggi propal, messaggi fuori contesto ma giustificati dal sentimento di solidarietà con i palestinesi. E le centinaia di israeliani torturati e uccisi il 7 ottobre? E i 240 civili brutalizzati e rapiti, 136 dei quali ancora nelle mani di Hamas? E i 250 mila sfollati? “Nella strage del 7 ottobre, tra le 1.200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi insieme ad altre decine di ostaggi israeliani. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto“, ha osservato l’ambasciatore d’Israele in Italia, Alon Bar. “Dispiace che questo palco non sia stato l’occasione per lanciare anche un appello per il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas”, ha osservato la presidente Ucei Noemi Di Segni auspicando, in una nota, che almeno all’Eurovision non si verifichi alcun episodio di distorsione e boicottaggio. Moked.it

L’ambasciatore di Israele Alon Bar protesta contro la campagna ProPal a Sanremo

«Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile.
Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi insieme ad altre decine di ostaggi israeliani. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto». Le parole dell’ambasciatore di Israele a Roma Alon Bar, diffuse dal suo profilo X, riflettono un sentimento condiviso da molti.

Qualche ora di svago per seguire la canzone italiana nel momento più nazional-popolare del Bel Paese: gli ebrei italiani – e non solo –  che speravano di ritagliarsi questo tempo, in un periodo ormai davvero lungo di angoscia e preoccupazione per la guerra tra Israele e Hamas, scatenata dall’attacco palestinese del 7 ottobre, sono rimasti delusi.

Dal palco Ghali, il rapper di origine tunisina molto amato e seguito dai giovani, ha inserito nella sua canzone  Casa mia (prima o dopo il 7 ottobre non è dato sapere, perché i testi sono stati presentati prima, ma potevano essere modificati fino al 24 novembre)  un passaggio che recita: «Ma, come fate a dire che qui è tutto normale / Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c’è mai pace».  Ora, il testo poteva apparire abbastanza “ecumenico” perché Hamas ha bombardato più volte gli ospedali israeliani, come quello di Ashkelon (clicca QUI)  mentre Israele non ha risparmiato le strutture ospedaliere a Gaza quando ha avuto la certezza che fossero state trasformate in depositi di armi e basi logistiche dai terroristi di Hamas. Ma dopo l’ultima esibizione della serata finale Ghali ha espresso più chiaramente il suo pensiero: “Stop al genocidio”, sposando così una tesi falsa e fuorviante che, come ha sottolineato l’Ambasciatore, semina odio contro Israele e gli ebrei in genere. E la sua preoccupazione è dimostrata dalle centinaia di commenti che sui social applaudono Ghali per il suo “coraggio”.

Ma ci sono stati anche altri episodi: durante l’esibizione del rapper Tedua sulla nave da crociera “contropalco” dell’Ariston, è apparsa una bandiera palestinese tra il pubblico. Nel corso delle cinque serate del festival, diversi gli appelli per la “pace” lanciati dal palco. Se Eros Ramazzotti ha fatto un accenno ai “500.000 bambini nel Mondo vittime di guerra”, Dargen D’Amico è apparso ondivago, chiedendo la prima sera il “cessate il fuoco” in Medio Oriente, poi la seconda sera si è tirato indietro dicendo di non volersi esprimere su questioni politiche, per poi ripensarci ancora nella serata finale quando – forse dopo aver visto il sostegno incassato da Ghali per il suo “coraggio” – ha di nuovo declamato “In questo momento dall’altra parte del Mediterraneo ci sono bambini buttati sul pavimento, perché negli ospedali non ci sono più barelle, bambini mutilati, operati a luce dei cellulari senza anestesia. Se abbiamo il coraggio di voltarci dall’altra parte usiamo quel coraggio per imporre un cessate il fuoco. Cessate il fuoco, per favore. Cessate il fuoco”.

Tutto ciò nel silenzio più totale del conduttore Amadeus che, visto l’andazzo ProPal a senso unico preso dal suo spettacolo, avrebbe potuto almeno esprimere una parola di cordoglio per i giovani del Nova Festival e per il rilascio degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas.

Anche il presidente della Comunità milanese Walker Meghnagi era intervenuto con una nota dopo la prima serata del Festival di Sanremo: «Ieri sera al Festival di Sanremo – scrive Meghnagi  -, uno spettacolo che dovrebbe unire gli italiani, è andata in scena un’esibizione che ha ferito molti spettatori. Ghali ha proposto una canzone per gli abitanti di Gaza, ma a differenza di Ghali non possiamo dimenticare che questa terribile guerra è il prodotto di quanto successo il 7 ottobre».

Anche nel dopofestival da Mara Venier, domenica 11 febbraio, Ghali ha ripetuto, sollecitato a commentare le parole dell’Ambasciatore israeliano, “Stop al genocidio”. Applausi del pubblico.

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Sanremo 2024. Le reazioni del mondo ebraico: “Vergognoso diffondere odio sul palco. Triste non ricordare gli ostaggi israeliani”

“Ritengo vergognoso che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi”, lo scrive su X l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar. “Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto”. Così ha commentato Bar le esternazioni al Festival di Sanremo sul conflitto tra Israele e Hamas, compresi gli appelli del cantante Ghali, che oltre a parlare di “genocidio” sul palco dell’Ariston è tornato più volte a commentare infelicemente la guerra a Gaza. Non una parola però, né da lui né da nessun altro, sugli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

Proprio sul silenzio del mondo della musica italiana sui rapiti e i giovani massacrati da Hamas interviene il presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun. “È strano ed è anche molto triste che nessuno tra gli organizzatori, gli autori o gli artisti del Festival di Sanremo abbia avvertito la necessità morale di trovare un momento, uno spazio anche piccolo per ricordare e dedicare un pensiero a Nir Forti, il giovane italo-israeliano di 29 anni che proprio per amore della musica, soltanto perché si trovava al disgraziato Nova Music Festival nel deserto, insieme a centinaia di altri ragazzi e ragazze, molti tuttora ostaggi, è stato barbaramente ucciso dai terroristi di Hamas. Questo ci saremmo aspettati, invece di vedere chi si approfittava di Sanremo per lanciare messaggi politici senza contraddittorio”.

Per l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, parla la presidente Noemi Di Segni. “Se la musica e il festival, per la sua rilevanza, è lo spazio per la libertà di esprimere pensieri di amore, di dolore, di gioia, di denunce sociali e contestazioni politiche, dispiace che questo palco non sia stato l’occasione per lanciare parimenti, un appello per il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas, lasciando all’unilateralità la legittimazione alla distorsione, con uso di termini che ancora una volta offendono la storia del nostro Paese e dell’Europa tutta”. Per Di Segni, “la vincitrice Angelina, assieme ai vincitori degli altri paesi e di Israele, saranno all’Eurovision: auspico che almeno lì non si verifichi alcun episodio di distorsione e boicottaggio. Da qui all’Eurovision mi appello a ricordare ogni giorno i 136 ostaggi, anche loro hanno diritto alla loro musica e di tornare alla loro casa”.

Su X anche il commento dell’ex presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello: “Una volta a Miss Italia le ragazze dicevano che sognavano le pace nel mondo per tutti, – si legge – oggi i cantanti impegnati a Sanremo non riescono a esprimere un pensiero che includa lo stop al terrorismo verso gli ebrei con il benestare della Rai. Questi sono i tempi in cui viviamo”.

Da Israele interviene il demografo italo-israeliano Sergio Della Pergola. “Una totale mancanza di bilanciamento senza che nessuno abbia pensato di equilibrare facendo sentire un’altra voce. A Sanremo non c’è stato neanche questo tentativo”, dice Della Pergola, uno degli esponenti di punta della Comunità italiana nel Paese che giudica con severità quanto accaduto al Festival con la sortita del cantante Ghali sul “genocidio” a Gaza. “Una rete televisiva responsabile – aggiunge – non dovrebbe permettere certe espressioni, false e unilaterali. Una profonda pena per il degrado della comunicazione e dello spettacolo.”. “L’accusa di genocidio è una vergogna, un insulto al buon senso, perseguibile anche penalmente. Caso mai se ci fossero aspetti legati al genocidio questi si potrebbero applicare a quanto avvenuto il 7 ottobre dove, come risulta dalle ammissioni degli stessi terroristi di Hamas, l’operazione era di uccidere gli ebrei. E come si sostiene nella Carta fondamentale di Hamas”.

Risponde Viale Mazzini con un comunicato dell’amministratore delegato Roberto Sergio: “Ho vissuto assieme all’ambasciatore Bar ed alla presidente Di Segni gli eventi che la Rai ha dedicato alla memoria della Shoah nell’ultima settimana di gennaio. E ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano – e continueranno a farlo – la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica è sentita e convinta”. Shalom.it