Fonte:
Moked.it
“Giusti a rischio strumentalizzazione”
Sul sito del Corriere della sera, sotto al titolo “La Giornata dei Giusti fa svanire le critiche”, è apparso negli scorsi giorni un irresponsabile commento a cura del giornalista Antonio Ferrari. Numerose le reazioni che sono seguite.
Sulla vicenda per prima è intervenuta la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, con una dura protesta rivolta al direttore del Corriere, Luciano Fontana, per i contenuti “inaccettabili” e “pericolosi” veicolati.
Grave e offensivo, la posizione della Presidente UCEI, il distinguo “tra certi e altri ebrei che rafforza e legittima chi è portatore di odio”. Confuso e totalmente avulso da ogni corretto riferimento “il distinguo tra valorizzazione dei Giusti promossa dal progetto Gariwo e l’impegno di Memoria sulla Shoah con la sua assoluta unicità che andava, al contrario esatto, riaffermata ancora una volta anziché aggiungere confusione a quella già ampiamente diffusa”.
Gli ebrei italiani, afferma Di Segni, “sono assolutamente uniti nel riaffermare l’unicità della Shoah e dei Giusti riconosciuti da Yad Vashem e nell’appello ad evitare ogni sorta di confusione e comparazione voluta o disattenta rispetto ad altri genocidi e il concetto di Giusti”.
Tra le voci più autorevoli a levarsi quella del demografo Sergio Della Pergola, importante esponente della comunità degli Italkim e da vari anni membro della Commissione dei Giusti dello Yad Vashem. “La Commissione di cui ho l’onore di fare parte – il suo commento – svolge un lavoro di accurata indagine storica, lontana da qualsiasi pregiudizio o venatura ideologica. Il nostro lavoro riflette il dovere morale degli ebrei salvati (fra cui io stesso) nei confronti dei coraggiosi che hanno messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra”. La connessione tra questa attività moralmente doverosa e il fanatismo, accusa Della Pergola, non solo “è del tutto ingiustificata”, ma semmai “eccita il pregiudizio e l’odio”. Sostanzialmente, la sua valutazione, “non esiste nessuna contraddizione fra il riconoscere chi ha salvato degli ebrei e chi ha manifestato atti di coraggio nei confronti di altri”.
Nelle scorse ore si è espressa anche Nuova Udai 10.0, la Nuova Unione Democratica Amici di Israele, avanzando attraverso il suo presidente Enrico Mairov “forti perplessità in merito all’impianto concettuale ed al modus operandi della onlus Gariwo fondata da Gabriele Nissim”. Mairov accusa Gariwo di aver ripreso in modo arbitrario il termine Giusto “estendendolo a chiunque abbia fatto ‘genericamente’ del bene con l’evidente conseguenza che un’estensione così allargata si presta inevitabilmente a scelte soggettive potenzialmente motivate ideologicamente”. Aprire le maglie della Memoria, sostiene Mairov, “rischia la sua relativizzazione e, purtroppo, anche la sua strumentalizzazione come ad esempio nel caso di Vittorio Arrigoni, noto attivista filopalestinese e accanito antisionista, ucciso nel 2011 a Gaza da estremisti salafiti, il quale è stato proclamato Giusto per ben 2 volte nel Giardino dei Giusti inaugurato da Gariwo a Pistoia nel 2013 ed in quello inaugurato a Trevi nel 2017”. Nel mirino di Nuova Udai 10.0 anche alcune figure che siedono nel comitato scientifico di Gariwo, tra cui l’ex speaker della Knesset Avraham Burg, il docente universitario Vittorio Emanuele Parsi, il portavoce di Amnesty International Riccardo Noury. Tutte personalità che, si legge, “nutrono e promuovono una forte avversione allo Stato di Israele”.
Gariwo è intervenuta con una nota in cui si definiscono le espressioni usate dal giornalista “offensive, generalizzanti e distorcenti la realtà”. Secondo Gariwo, la firma del Corriere è intervenuta “contro un clima polemico che da alcuni mesi si è focalizzato in attacchi alla Fondazione Gariwo e ai Giardini dei Giusti”. Attacchi che, prosegue il messaggio, “mettono in discussione la Giornata dei Giusti (6 marzo), che è stata approvata dal Parlamento Europeo e dal Parlamento italiano, e fraintendono volutamente le nostre posizioni, accusandoci di avere una concezione dei Giusti impropria e addirittura anti ‘israeliana’, quando invece si è realizzato in Italia e nel mondo uno straordinario lavoro di educazione alla democrazia, alla responsabilità, alla lotta all’antisemitismo e alla prevenzione dei genocidi”.
Per Gariwo il giornalista “ha usato espressioni che generano stereotipi e per questo vanno discusse” ma si dovrebbe comunque riconoscere “il suo importante lavoro editoriale per le Giornate della Memoria, il suo sostegno per il Memoriale della Shoah di Milano quando ancora era agli inizi e il suo impegno a sostegno della Senatrice Liliana Segre, quando la sua vicenda era ancora sconosciuta al largo pubblico”.