Fonte:
Avvenire
Autore:
Raffaella Rumiati
Nel corso del telegiornale della sera dello scorso lunedì 20 novembre, Enrico Mentana ha riportato i risultati di una breve indagine condotta da SWG per conto della rete televisiva La7. I sondaggisti hanno raccolto i dati attraverso un questionario somministrato via web tra il 17 e il 20 novembre 2023. Il campione, stratificato per zona con quote per genere ed età, era costituito da 400 soggetti maggiorenni, residenti in Italia, che hanno risposto a una semplice domanda:” Secondo lei, grossomodo quanti sono gli ebrei in Italia?” Le fasce di numerosità erano predeterminate. Il 15% degli intervistati ha risposto più di due milioni. Il 19% tra 1 e 2 milioni. Il 30% tra 500mila e 1 milione. Il 9% tra 200mila e 500mila. Il 7% tra 100 e 200mila. L’11% tra 50mila e 100mila. Il 9% meno di 50mila.
Questi risultati sono solo apparentemente sorprendenti. Gli ebrei nel nostro Paese sono 30mila (di cui 25mila sono iscritti alle Comunità), per cui solo il 9 per cento delle persone intervistate ha centrato la risposta corretta. La tendenza a sovrastimare la presenza delle minoranze è un fenomeno mentale noto da tempo in psicologia. Dai sondaggi nazionali condotti in vari Paesi emerge sistematicamente che le persone intervistate supervalutano costantemente la prevalenza dei gruppi minoritari. In due sondaggi YouGov del 2022, agli intervistati era stato chiesto di indovinare una percentuale tra lo 0 e il 100 per cento di adulti americani appartenenti a 43 gruppi diversi, inclusi i più tradizionali gruppi etnici e religiosi, ma anche altri gruppi meno frequentemente inclusi in queste rilevazioni come, ad esempio, i proprietari di animali domestici e i mancini. Per quanto riguarda i gruppi religiosi, era emerso che gli intervistati statunitensi stimano che gli ebrei siano il 30 per cento mentre, in realtà, rappresentano il 2 per cento della popolazione a stelle e strisce.
Negli USA, i musulmani costituiscono l’1 per cento della popolazione, ma le persone interpellate stimano che siano il 27 per cento della popolazione statunitense. Allo stesso modo, anche il reale ammontare delle minoranze etniche, come i nativi americani, gli asiatici americani e gli afroamericani, è sovrastimato. Le cose vanno diversamente quando a un gruppo maggioritario viene chiesto di stimare sé stesso: in questo caso le persone intervistate tendono a sottostimare, piuttosto che a sovrastimare, le dimensioni del gruppo maggioritario al quale appartengono. Per esempio, le persone intervistate rispondono che i cristiani sono il 58 per cento della popolazione statunitense adulta mentre, nella realtà, sono il 70 per cento.
La tendenza a valutare erroneamente le dimensioni dei gruppi è stata spiegata in vari modi. Poiché una revisione della letteratura non è lo scopo di questo articolo, mi limiterò a ricordare che l’interpretazione dei risultati raccolti con sondaggi come quelli citati sopra, dovrebbe tenere conto sia di come funziona in generale il nostro sistema cognitivo, sia invocare teorie specifiche che tengano conto di meccanismi particolari. In un articolo apparso nel 2022 nella rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS), lo psicologo Rasha Kardosh, della Hebrew University di Gerusalemme, e colleghi, hanno riportato i risultati di 12 esperimenti condotti con 942 partecipanti. Secondo gli autori, il nostro sistema cognitivo è sintonizzato per individuare stimoli ambientali non comuni e inaspettati, quali coloro che appartengono a gruppi minoritari.
Per queste loro caratteristiche, tali persone sono psicologicamente preminenti nella percezione, nella memoria e nella consapevolezza visiva; a sua volta, questa salienza contribuisce alla tendenza, osservata nei sondaggi, a sovrastimare la loro prevalenza. In altre parole, poiché data la salienza le persone appartenenti alle minoranze è più probabile che le notiamo e ricordiamo di averle viste, ne tendiamo a sovrastimare la prevalenza nei nostri ambienti sociali. Allo stesso modo, il nostro sistema è portato a sottovalutare il predominio di membri del gruppo di maggioranza, facendoci percepire i nostri ambienti sociali come più diversificati di quanto non lo siano in realtà.
Ma il risultato che più fa pensare di questo studio, è che la sovrastima della prevalenza delle minoranze determina una illusione della diversità e, di conseguenza, una diminuzione del sostegno alle misure che promuovono e difendono la diversità. Infatti, dagli esperimenti si evince che “la percezione errata della diversità di un contesto sociale correla con il sostegno delle politiche di promozione della diversità in tale contesto, al di là dell’influenza degli atteggiamenti sociali generali”. I risultati di Kardosh e colleghi ci offrono così una più corretta interpretazione anche degli esiti dei sondaggi di cui ho parlato sopra. In sostanza, si potrebbe dire che la maggioranza delle persone pensa erroneamente che gli ebrei siano tanti e quindi è meno preoccupata di difenderli in quanto ridotta minoranza.
Fonte dell’immagine: In Terris