Fonte:
La Repubblica
Autore:
Paolo Berizzi
Gli Assi di via Cellini tra noia, birra e boxe festeggiano il duce picchiando gli “antifa”
CasaPound a Torino può contare su uno zoccolo duro di una settantina di iscritti, il cui numero triplica durante le commemorazioni
«Difendi chi c’è, difendi chi c’era, dritto in faccia come Primo Carnera!». Se dopo aver guardato le immagini del pestaggio neofascista del cronista de La Stampa Andrea Joly ci si sofferma sul canale Telegram di “La Barriera Torino” — nerissimi come le tartarughe dell’Asso di Bastoni — si trova un messaggio, anzi più d’uno, attinente al tema dell’uso delle mani. E ad una sua precisa declinazione. Ci sono immagini di camerati che tirano di boxe in un prato; «partecipa anche tu ai nostri allenamenti comunitari, contattaci in privato» si legge in un post del 2 luglio. E poi: «Tieni pulita la tua città. Fuori l’antifascismo da Torino!». Se necessario lo si fa a calci e pugni, certo. È la stessa missione dei fascisti di CasaPound che l’altra sera, per festeggiare i sedici anni del loro storico covo, 1-Asso” — come lo abbreviano i militanti — hanno voluto strafare menando uno che antifascista si presume esserlo e comunque, se è giornalista, non si permetta più di fare il suo lavoro di fronte a un ritrovo di gente che inneggia al duce, fa il saluto nazifascista e canta Faccetta nera. Chi sono gli “assi” (amano definirsi così)? Alcuni ex militanti transitati in questi anni dal centro sociale di via Benvenuto Cellini — sì, a Torino esiste anche un centro sociale di estrema destra — raccontano il già noto, ovvero serate innaffiate da fiumi di alcool, balli comunitari stile “cinghiamattanza”, braccia tese, cori nostalgici e menù migliorabili. Ma ciò che conta è altro. È, appunto, su tutto, l’offensiva contro gli “antifa”. Con ogni mezzo possibile, violenza in primis. Il 10 luglio 2022 alla “festa della zona nera dal 2008” — titolo “14 anni da assi” — la guest star è Francesco Polacchi, il dirigente-imprenditore di CPI. Uno che di botte è pure esperto essendo stato condannato per pestaggi (non solo) politici. Quella sera nel fortino neofascista — “il pub più odiato di Torino” è scritto sul logo, solita prosa tra vittimismo e offensivismo — servivano porchetta e patate al forno, si potevano acquistare (“solo 50 pezzi, fino ad esaurimento, no prenotazioni”) magliette “Asso14” e ascoltare il Polacchi pensiero. «Sono fascista, Mussolini è stato il miglior statista italiano». Tra Vannacci e una giovane Meloni, insomma. Proprio a Torino CasaPound — che all’Asso di Bastoni pub contare su uno zoccolo duro di una settantina tra iscritti e simpatizzanti, il numero triplica in occasione degli appuntamenti liturgici, commemorazione delle vittime delle foibe in primis — incassò uno degli smacchi più tonanti della sua storia ultraventennale. L’esclusione, nel 2019, della casa editrice Altaforte (di proprietà del Polacchi) dal Salone del Libro. Niente stand per i neofascisti; nessuno spazio per la presentazione di un libro biografico su Matteo Salvini, che dei casapoundisti fu alleato e amico. «Abbiamo trovato le porte chiuse al festival, ma presenteremo domanda di partecipazione anche l’anno prossimo», scrissero gli “assi” in un comunicato. «Intanto — citando Alain de Benoist — facciamo nostra la forza dell’Identità». Erano qualche decina al pub di via Cellini ad ascoltare Marco Scartarzi e Andrea Lombardi, quest’ultimo editore e saggista, già candidato al Senato nel 2018 per CPI, di cui fonde la sezione ligure. Fino a un anno e mezzo fa i neofascisti che si ispirano a Ezra Pound si dedicavano più che altro a presidi anti-immigrati, campagne securitarie e ronde per la sicurezza. Con Torino Tricolore nel 2021 hanno provato a presentarsi alle elezioni comunali, ma non se ne fece niente. Poi, con l’arrivo al governo di FdI, CasaPound così come Forza Nuova, sul terreno della sicurezza e della difesa “territoriale”, ha ceduto il passo al partitone di Meloni. «Sono rimasti disoccupati», fa notare un investigatore che segue l’estremismo politico sotto la Mole. In particolare CPI, negli ultimi due anni, è parsa sofferente. Sempre di più. Scavalcata per attivismo dai competitor di “Barriera Torino”, anche loro “identitari e rivoluzionari”, anche loro radicati in un quartiere multietnico, Barriera, che come San Salvarlo ha il cronico problema droga. A completare la scena torinese ci sono Forza Nuova — ancor più in contrazione, non arriva a venti iscritti — e Legio Subalpina che è collegata ai lombardi di Lealtà Azione e a quel che resta del network FederAzione. Alla fine, per uscire dall’angolo buio dell’irrilevanza metapolitica, gli “assi” hanno scelto di menare. «Ormai lì si va solo per mangiare», li sfottevano ultimamente gli antifascisti. In giro facevano girare, a mo’ di sfotto, la locandina invito al “XMas 2023” in via Cellini. Nella foto, un uomo barbuto che sembra ricordare il fondatore e leader di CPI Gianluca Iannone e, sopra, la scritta “panettoni e brindisi”.
Photo Credits: La Repubblica