Fonte:
Il Messaggero edizione di Roma
Autore:
Adelaide Pierucci
“Auschwitz è una balla”. A processo
Professore a giudizio per violazione della legge Mancino
«Auschwitz? È un’invenzione. Una scenografia architettata dagli americani». Aveva detto con noncuranza ai colleghi, un professore del liceo artistico di via Ripetta. Ed è a partire da questa affermazione, ribadita più volte, che il docente si è ritrovato sospeso dal servizio e ora a giudizio con l’accusa di incitazione alla violenza e alla discriminazione razziale, prevista dalla legge Mancino. Nel giro di due settimane, e precisamente il 30 ottobre e il 12 novembre 2008, infatti, secondo la ricostruzione della procura di Roma, pm Perla Lori, prima davanti agli alunni e poi in presenza dei colleghi riuniti in consiglio di classe, il prof Roberto Valvo, italiano nato Tripoli e docente di storia dell’arte nel liceo, aveva dato sfogo alle sue teorie su Shoah «propagandando idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale nei confronti degli ebrei». In particolare, come si legge nel capo di imputazione, «esponendo valutazioni negative su tale popolo, sollecitando gli allievi a stare attenti con loro, esponendo teorie negazioniste sull’olocausto poi ribadite nel corso di un consiglio di classe».
IL TESTIMONE
Un consiglio di classe che ieri è stato ricostruito davanti ai magistrati, a Piazzale Clodio. Virgilio Mollicone, professore di discipline pittoriche, ieri era ancora stupito dell’exploit del collega Valvo. «Stavo illustrando il resoconto del viaggio ad Auschwitz con gli studenti e il sindaco Alemanno organizzato in collaborazione con il Comune di Roma quando mi interruppe per dire la sua sulla Shoah. “Sono stufo di parlare di questi progetti di morte. Non è meglio occuparsi d’altro?”, ha esordito, “Auschwitz è una scenografia architettata dagli americani. Un baraccone che pare uscito dalla mente di Hitchcock. Sono stufo di sentir parlare di sterminio degli ebrei. Non c’è neanche un’appartenenza con la cultura italiana. Allora parliamo di foibe”». La discussione si era fatta accesa, il professor Mollicone aveva avvertito Valvo che «in quel momento era un pubblico ufficiale all’interno di una scuola e che solo fuori avrebbe potuto parlare così». Quindi la decisione di denunciare: «Dissi al collega Valvo che la questione non sarebbe finita là. E quindi informai la comunità ebraica di Roma con una mail».
L’ALUNNA
In realtà qualcuno della comunità ebraica si era già messo in moto: i genitori di una sedicenne di origine ebraica, alunna di Valvo, che meno di due settimane prima era stata offesa in classe. «Occhio agli ebrei che sono furbetti». Era un giorno di sciopero e in classe c’erano tre alunni, la ragazzina ebrea e due compagni. «Sappiate poi che per me i filmati dei campi di concentramento sono un’invenzione», avrebbe detto il prof in quella occasione, «Figuriamoci se i militari avrebbero potuto sopportare la puzza di tutti quei cadaveri…». Qualche settimana dopo i genitori presentarono la denuncia alla polizia e poi girarono la copia alla preside dell’istituto, che a sua volta, avendo saputo della lite in consiglio di classe ha segnalato il caso in procura allegando anche il verbale. Il difensore del professore, l’avvocato Giuseppe Pisauro, è convinto che il suo assistito non abbia compiuto reati. «Il capo di imputazione parla di propaganda del negazionismo. Ma il docente non ha mai detto la Shoah non è esistita”, come risulta dalle testimonianze finora assunte».