11 Febbraio 2025

Perugia, il consiglio comunale approva a maggioranza il nuovo regolamento per la tutela contro le discriminazioni

Perugia, la decisione: niente spazi comunali a razzisti, fascisti, antisemiti e chi è contrario alla Costituzione
Il consiglio comunale di Perugia ha approvato con 18 voti favorevoli e 10 contrari il nuovo regolamento varato dalla giunta di Vittoria Ferdinandi per la concessione in uso temporaneo delle sale comunali

Alla fine arrivano disco verde e le polemiche. Il consiglio comunale di Perugia ha approvato (a maggioranza) con 18 voti favorevoli e 10 contrari il nuovo regolamento varato dalla giunta di Vittoria Ferdinandi per la concessione in uso temporaneo delle sale comunali.

“Si tratta di uno strumento volto a garantire una maggiore trasparenza e uniformità nell’azione amministrativa dell’ente”, spiega l’assessora al bilancio, Alessandra Sartore.

I nodi della questione sono due.

Il primo è il comma 3 dell’articolo 2 del regolamento che stabilisce che “nell’ambito del perseguimento dei fondamentali principi costituzionali, non verranno concessi utilizzi per iniziative finalizzate alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi o che abbiano tra i loro fini l’apologia del fascismo o del nazismo o dell’antisemitismo”.

Il secondo è il comma 3 lettera g dell’articolo 6 (quello per la richiesta dei locali) che “precisa inoltre che la domanda di concessione deve tra l’altro contenere, a pena d’esclusione fatta salva l’applicazione del soccorso istruttorio, la dichiarazione del richiedente di: “riconoscersi nei principi costituzionali democratici; non professare e non fare propaganda di ideologie neofasciste, neonaziste, razziste, in contrasto con la Costituzione e la normativa nazionale di attuazione della stessa, finalizzate alla ricostruzione del Partito Fascista; non perseguire finalità antidemocratiche, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza; garantire il rispetto della legge 20 giugno 1952, n. 645 (c.d. Legge Scelba) e dalla legge 25 giugno 1993 n. 205, (c.d. Legge Mancino); non utilizzare la sala per attività riguardanti il consumo di tabacco e/o prodotti alcolici, non distribuire materiale pornografico o legato al gioco d’azzardo; non perseguire atteggiamenti discriminatori e/o denigratori verso terzi”.

Nuovo regolamento, le reazioni e le polemiche

Fratelli d’Italia giudica la maggioranza di centrosinistra “antistorica e ideologica” e definisce “sconcertante la motivazione con cui la maggioranza di centrosinistra ha bocciato gli emendamenti presentati dal gruppo di Fratelli d’Italia alla delibera che intendevano ampliare il novero delle cause di diniego dell’uso delle sale comunali, inserendo il divieto di propaganda e difesa dei regimi comunisti e totalitari”. Secondo Nilo Arcudi (Perugia Civica) “un dibattito ispirato da un approccio ideologico è privo di utilità per i cittadini” e che “tentare di mettere bandierine serve solo a dividere la comunità”. Per Edoardo Gentili (Forza Italia) “si è persa l’occasione per riconciliare
una città ancora molto spaccata”. Per Chiara Calzoni (Perugia Civica) “è inaccettabile vincolare la concessione di spazi pubblici sulla base di una impostazione ideologica”.

“Credevamo di poter condividere con la minoranza un atto di civiltà democratica che riafferma un principio base sancito dalla nostra costituzione”, rispondono con una nota congiunta i capigruppo di maggioranza. E ancora: “Nessuna norma liberticida è stata approvata, al contrario, il nuovo regolamento sulla concessione delle sale comunali,  riafferma e attualizza ciò che la nostra carta costituzione prevede, ovvero, che non ci può essere spazio per chi fa apologia del fascismo, del nazismo e dell’antisemitismo”. Le sale comunali, in sintesi, “non saranno più concesse a chi si ispira e mette in pratica comportamenti vietati dalle leggi Scelba e Mancino e non sulla base delle proprie opinioni politiche”.