Fonte:
La Repubblica
Autore:
Paolo Berizzi
Dai nostalgici ai fan delle SS Così avanza l’anima nera del nuovo partito di Salvini
La svolta nel 2014 quando per rianimare il Carroccio in crisi il “Capitano” dà l’addio all’autonomismo e punta su nazionalismo e ultradestra europea
C’era una volta – c’è – il fascioleghismo. Sintesi politica o prodotto di laboratorio, un po’ assemblaggio identitario-nazionalista e un po’ interazione tra la Lega di Salvini e le realtà neofasciste. Dal 2014 su quello che un tempo chiamavano Carroccio il “capitano” imbarca figure di estrema destra e i loro elettori. Strizzate d’occhio ai nostalgici del ventennio («il fascismo ha fatto anche cose buone», Salvini dixit); sinergie con gruppi che si ispirano a gerarchi nazisti; assist – su tutti la campagna martellante per chiedere l’abrogazione della legge Mancino; e poi cene, manifestazioni, patti in chiaro, sponde. È in questa cornice che vanno inquadrate le proposte shock degli ultimi due fascioleghisti finiti nella bufera: il sottosegretario di Stato, Claudio Durigon, e l’ex capogruppo a Colleferro, Andrea Santucci. Che nel 2021 vogliano intitolare parchi e piazze a Mussolini e a Hitler, più che una sorpresa, pare la conseguenza di una deriva iniziata tempo fa. Ricostruiamo la genesi. In principio fu il feeling etnonazionalista e anti-mondialista con i neofascisti della comunità Orion guidata dall’ex bombarolo Maurizio Murelli. Metà anni ’80: agli albori del leghismo. Salvini non è ancora un giovane liceale di sinistra. Vicini alle posizioni dell’ex Ordine Nuovo Franco Freda, nemmeno quelli di Orion avrebbero mai immaginato che, 30 anni dopo, la Lega un tempo autonomista, finanche secessionista con il Bossi “antifascista”, sarebbe diventata un partitone nazionalista. È l’operazione Salvini. Quando nel 2013 è eletto segretario, per resuscitare la Lega travolta dagli scandali guarda a destra: anzi, più in là. C’è uno spazio da occupare. Salvini ci piomba sopra come un falco. Risultato: dal 2014 al 2016 la Lega va a braccetto con CasaPound. Gli «eredi del fascismo». E degli altarini di Priebke e Himmler. Quando ancora non erano alla sbarra come ora per tentata ricostituzione del partito fascista, capitan Matteo coi “fascisti del terzo millennio” fa raduni anti-immigrati, ci va a cena, indossa i loro giubbini allo stadio. Scappa persino un libro. Ufficialmente l’alleanza con CasaPound finisce cinque anni fa: ma i rapporti tra i due mondi sono continuati. Anche adesso che le tartarughe sembrano avere posato il loro orizzonte accanto alla stella di FdI. Per pescare nel lago nero Salvini ha proseguito nel suo giochino sovranista: ammiccare. «Tanti nemici tanto onore», «io non mollo». Post a raffica. Fino alla richiesta agli italiani, in stile duce, ad agosto 2019: «Datemi pieni poteri». Apologia? Ma va, «il fascismo è finito nel 1945» , «in Italia non ci sono fascisti». Già. Uno, nel 2017, a Macerata spara all’impazzata contro gruppi di immigrati. È il fascioleghista Luca Traini, candidato Lega e pure in piazza con Forza Nuova. Nel 2018 il cambio di pelle si è compiuto. Vengono eletti i Pillon e i Durigon e altri ufficiali di collegamento con l’ultradestra, fedelissimi del capo. Sulla prima linea, i milanesi Igor Iezzi e Max Bastoni, entrambi vicini ai neonazisti di Lealtà Azione che si ispira a Leon Degrelle e a Corneliu Zelea Codreanu. Chi sono i due vice segretari impalmati da Salvini? L’ultra cattolico veronese, già ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, su posizioni omofobe-intransigenti, anche lui in corteo coi forzanovisti, e il brianzolo Andrea Crippa, pontiere con la galassia nera come i baby Davide Quadri e Luca Toccalini, di Lega Giovani. Ne faceva parte anche Lorenzo Fiato, portavoce della sigla neofascista Generazione identitaria che, nel 2017, con la nave CStar. voleva impedire i soccorsi delle Ong ai migranti nel Mediterraneo. Un tempo si salutavano con l’ “ombrello” celodurista di Bossi. Poi tra i leghisti sono spuntati i saluti romani. Andrea Bacciga, presidente Commissione sicurezza in Comune a Verona, lo ha fatto in aula rivolto alle femministe di Non Una di Meno: andrà a processo. Camerata filo-nazista è il pugile Fabio Tuiach eletto con la Lega in consiglio comunale a Trieste nel 2016: «Il femminicidio è un’invenzione della sinistra», disse. Espulso, è passato a FN (oggi è nel gruppo misto). Aveva una passione per Mussolini Luca Cavazza, candidato alle regionali con la Lega in Emilia Romagna e finito agli arresti domiciliari per prostituzione minorile e spaccio. Sono quelli del “Prima gli italiani” (slogan scippato a CasaPound da Mario Borghezio). Quelli che si attivano per dedicare delle vie ad Almirante, teorico del razzismo che «ha da essere cibo per tutti». A Roma la Lega è Francesco Storace, Angelo Tripodi (ex FN), Maurizio Politi, Stefano Andreini. A Sud ci sono il senatore leccese Roberto Marti, ex Msi, il deputato calabrese Domenico Furgiuele, una storia nella destra radicale, indagato per appalti a società della `ndrangheta; e l’assessore regionale della Sicilia, Alberto Samonà. Che in una poesia inneggia alle SS. Cerchi che si chiudono. Fino al “parco Mussolini” e a “piazza Hitler”. Che cosa ne pensa l’ala “moderata” della Lega? Perché non parla?
Photo Credits: La Repubblica