Fonte:
Corriere della Sera La Lettura
Autore:
Alessandra Coppola
Il delirio neonazista che soffia dalla Campania
Sotto processo quattro italiani, più un latitante ucraino: l’accusa è «associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico». Complottismi, armi vere e finte, suprematismo, elogio dello stragismo. «La Lettura» ha potuto leggere le carte
In collegamento dal carcere di Melfi, prende la parola Giampiero T., 26 anni: «Sono confusionario», premette; pesca tra i fogli sparsi sul banchetto che ha a disposizione, rilegge gli appunti. Affanna. «Ero interessato alla politica, sono cultore di softair, collezionavo soldatini, pratico arti marziali… ricordo dalla prima lezione all’università, che poi ho lasciato: la storia è un continuo investigare negli anni passati…». Si spiegano così, vuole intendere, le decine di volumi e opuscoli nascosti in casa della zia, alle pendici del Vesuvio, del tenore dei «Protocolli dei savi di Sion», «II modo di vivere ariano», «La visione degli Alt-Right»; le bandiere con la croce uncinata; le foto con il finto lanciarazzi in giardino o in divisa da SS; il cappuccio bianco che sembra quello del Ku Klux Klan, i buchi per gli occhi tagliati con le forbici, i bordi ricuciti maldestramente a mano. Maurizio A., 44 anni, formale e forbito, tenta a sua volta di fare dichiarazioni spontanee, la pila ordinata di documenti sulla scrivania — «Ho percepito una faziosità interpretativa…» —, ma il suo avvocato ha lasciato l’aula e per regolamento deve essere interrotto. Massimiliano M., 47 anni, al contrario non ha freni, «sono un dj e un barista», cita Assange «il più grande scandalo», Pasolini, Moro, Troisi, «sono un troisista, non un terrorista», si definisce «parte lesa» e contrattacca. Ultimo della fila, Michele R., 48 anni, tiene le braccia conserte e sceglie di tacere. I presunti nazisti della Campania, eccoli. Quattro in tutto, più un latitante ucraino, Anton R. Avrebbero costituito «un’associazione per delinquere con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico», e con questa enorme accusa, sostenuta dal pm Claudio Onorati, compaiono adesso davanti alla Seconda sezione della Corte d’Assise del Tribunale di Napoli. Possibile? Gli avvocati della difesa insistono che non si tratta nemmeno di associazione, figurarsi il terrorismo. Ma così è scritto nell’ordinanza di carcerazione e nei documenti consultati dalla «Lettura»: «Altissima pericolosità sociale». Nel corso delle indagini della Digos, guidata dal dirigente Antonio Bocelli (appena promosso alla sede di Roma), intercettazioni e perquisizioni avrebbero documentato «un odio che in qualunque momento potrebbe concretizzarsi in azioni violente».
II culto
II primo tassello è l’«Ordine di Hagal», associazione che si autodefinisce «social-spirituale», fondata nel Casertano dalla mente, il «capitano», Maurizio A. Per gli investigatori la sigla sarebbe «cardine per la propaganda dell’ideologia estremista», il nucleo ristretto dal quale partire per «mettere in ginocchio il sistema». «Basta poca gente — dice il capo in un colloquio intercettato — ci vuole coerenza, volontà e ardimento. Inoltre serve Il legame con la divinità… Non voglio esagerare ma ci sono cose che possiamo fare che tu non immagini nemmeno — profetizza — perché solo a immaginarle diciamo vabbuò quelli ci vengono a prendere domani mattina…». Hagal come una delle rune, l’alfabeto degli antichi nordici, che si pronuncia come un’acca e ha la forma di un asterisco. Riti iniziatici sotto una quercia, sul sagrato di una chiesa medievale sconsacrata, seguendo le indicazioni: «Disegnare Schwarze Sonne (ii sole nero, ndr)… partecipano tutti gli elementi, fuoco distruttore del male, terra sacra della patria, alito di volontà divina, l’acqua dell’Ade verrà fatta evaporare in un coccio o nel rame…». E ancora falò ai solstizi d’inverno in base alle istruzioni rintracciate nel web, giuramenti solenni, professioni di fede. La struttura è rigidamente verticistica. In cima le «colonne», quindi i «fratelli maggiori», le «genti», i «desiderosi» e all’ultimo gradino «gli scettici», che per cominciare devono rispondere al questionario di adesione: «Per ottenere la salvezza del nostro Paese e della nostra Razza/Etnia, per riequilibrare l’ordine naturale delle cose… tu quanto sei disposto a rischiare?». La firma del modulo comporta impegni definitivi: «Rinunciare ad abitudini personali; votare per il movimento; fare proselitismo». Fino addirittura ad «affrontare l’eventuale arresto; preferire il suicidio alla delazione; morire per la causa…». E implicito che sia necessario scendere in battaglia, affrontare i «nemici»: ebrei prima di tutti, immigrati a seguire. II testo sacro, in attesa dell’annunciata compilazione di un «Libro di Hagal», è la «Bibbia dell’uomo bianco» del suprematista americano Ben Klassen, rinvenuta a casa di Maurizio A. con dei passaggi sottolineati e l’appunto a matita «estrapolare»: «Organizzare la Razza Bianca in una forza implacabile per la propria difesa e sopravvivenza, con una religione razziale al suo centro. Togliere gli Ebrei dalla nostra schiena e mettere le redini del potere nelle nostre mani…».
La cospirazIone
A decifrare codici e riferimenti all’apparenza balzani, viene in aiuto alla «Lettura» il ricercatore dell’Università di Torino, Marco Castagnetto Alessio, esperto di neopaganesimo e di nuovi movimenti religiosi. Lo studioso nota nell’«Ordine di Hagal» assonanze con formazioni analoghe in altri anfratti d’Italia (con le quali, tra le carte, emergono dei contatti), collegate grazie alla Rete a cellule nordamericane o europee. Per cominciare, elemento caratteristico è l’incredibile riesumazione del complotto massonico-giudaico, con il corollario del negazionismo dell’Olocausto (che in Italia ha rilevanza penale). Maurizio A. invita una discepola a leggere Protocolli dei savi di Sion, il famigerato falso storico che «spiega come gli ebrei possono diventare i padroni del mondo». E in attesa della «guerra totale» si è procurato un elenco di ebrei in ordine alfabetico: «Su un centinaio che ho spulciato, non ho trovato uno che facesse un lavoro umile». Il collante è la cospirazione, che — osserva Castagnetto Alessio — in particolare dopo l’epidemia di Covid ha riconquistato sostenitori trasversali. I vaccini, il *** 5G, le scie chimiche, le teorie senza fondamento scientifico di un potere occulto che cerca di dominarci hanno plasmato potenziali «adepti» di questo come di altri raggruppamenti, da sinistra fino al campo opposto. Con una maggiore capacità però, delle formazioni della destra radicale di «indirizzare il dissenso in chiave trasversalmente antiglobalista». Lo segnala l’ultima relazione della nostra intelligence al Parlamento, che definisce «un pericolo in costante crescita l’attivismo sul web delle reti internazionali del suprematismo e dell’accelerazionismo (nelle loro parole, il tentativo di spingere il regime plutocratico mondiale alle estreme conseguenze per farlo esplodere, ndr), diffusori di impulsi antisistema d’impronta razziale in grado di esaltare sentimenti di rancore sociale e d’incitare a una risposta violenta e indiscriminata contro il sistema». L’indagine campana della Digos non è un’eccezione, il rapporto elenca per il 2022 tre operazioni simili a Terracina (Latina), a Bari, tra Savona e Genova. Singolare la coincidenza che siano stati sempre rinvenuti dagli agenti, nei pc o nei telefoni degli indagati, filmati di estrema violenza riferibili all’Isis. E che pure nell’elenco dei materiali sequestrati ad alcuni imputati di Hagal compaiano in quantità immagini truculente. II canale Mezzo per eccellenza per trasmettere il verbo antisistema e tutti i suoi allegati è l’app di messaggistica Telegram, in questo caso il canale creato da Maurizio A. e gestito secondo gli inquirenti dal suo vice Michele R. denominato «Protocollo4» (ancora un riferimento ai cosiddetti savi di Sion), che nel momento di massima espansione arriva a 667 iscritti. Gli agenti che lo monitorano osservano alla fondazione, nel 2018, un generico appello alla disobbedienza civile nei confronti del sistema economico e bancario. La strategia, ipotizzano, è attirare esattamente quel mondo complottista e diffidente senza idee politiche specifiche, «agganciare quanti più soggetti provenienti dalle esperienze più varie da avviare poi a idee più radicali». Conducendoli alla supremazia della razza bianca e indirizzando la discussione verso l’odio contro gli ebrei, i neri, gli omosessuali, e così via. L’impresa, come si è visto, viene agevolata dal fiorire delle cospirazioni durante il Covid e il confinamento. Attacchi all’allora governo Conte, alla senatrice Liliana Segre, all’«associazione criminale Anpi» e al «Sistema 25 aprile» che ci soffocherebbe di menzogne. Con l’ostinazione anche davanti a parenti in fin di vita a suggerire come rimedio il succo di limone, demonizzando i vaccini (dall’antinfluenzale a quello per il papilloma virus) come strumenti di sterilizzazione degli ariani. Vecchie interviste a Erich Priebke, gli 88 precetti di David Lane riportati integralmente, discorsi dell’ex ordinovista Franco Freda, venerato maestro che il gruppo di Hagal va a consultare nella sua libreria ad Avellino (perquisita durante questa operazione, senza conseguenze). Agganciano un emissario di Steve Bannon, già stratega di Donald Trump, nel momento in cui sembra stia avviando un’accademia di sovranismo nella Certosa di Trisulti, Frosinone. Forse cercano finanziamenti. Hanno progetti di espansione.
La sopravvivenza
E la fase in cui si sviluppa un altro filone che accomuna questi gruppi all’apparenza sparuti, dagli Stati Uniti fino alle campagne casertane: il survivalismo. «Abbiamo cominciato anche a creare strutture, diciamo, della sopravvivenza — confida il capo a un sodale — , ci sono terre dove stiamo piantando per la sussistenza alimentare, abbiamo preso accordi con altri contadini e proprietari terrieri…». La preparazione a una catastrofe o a una guerra totale. Giampiero T., considerato dalle colonne «un cane da sguinzagliare», viene coinvolto per organizzare l’addestramento. Il curriculum è adeguato. Al pari del «capitano» ha frequentato corsi di arti marziali (l’israeliana Krav Maga) e di uso delle armi presso l’Accademia di sicurezza di Ksiaz Wielkopolski, in Polonia. Grazie all’amico Anton, è stato a Kiev, a Odessa, forse nel Donbass, «stong a do nazista in Ucraina», dice in dialetto al telefono. Sui social e sul frigo di casa, a Marigliano, esibisce foto in mimetica e armi vere, ha portato come souvenir uno stemma in caratteri cirillici del Battaglione Azov, al tempo formato da volontari neonazisti contro i secessionisti filo-russi. Per il capo Giampiero T. è «una sorta di braccio operativo», annotano gli inquirenti, «in grado di passare rapidamente all’azione programmata dal movimento essendo estremamente addestrato nell’uso delle armi e in tecniche di tipo militare». L’impressione, però, è che il ragazzo una volta innescato sia impaziente di scendere in campo. Consulta uno zio carabiniere in pensione per il porto d’armi, confessandogli che comprerebbe un Kalashnikov. «Per difesa personale?!», gli chiede stupito il parente. Tra gli oggetti che gli sono stati sequestrati, si annoverano numerose armi finte da softair, il gioco di guerra simulata. Un coltello convertito in baionetta. La vasta biblioteca neonazista e suprematista (inframmezzata da Friedrich Nietzsche e Philip Dick). Il «piano Kalergi» manoscritto su un foglio a quadretti: la delirante teoria della «grande sostituzione» degli europei con asiatici e africani.
II martirio
Soprattutto a inquietare gli investigatori è la scoperta tra i file di Giampiero T. del video della doppia strage di Christchurch in Nuova Zelanda, 15 marzo 2019, yo morti in una moschea e in un centro islamico, girato dallo stesso attentatore Brenton Tarrant. «Desta particolare preoccupazione se messo in connessione con frasi allarmanti pronunciate da G. T. e con la sua abilità all’ uso delle armi». C’è una cimice nella Panda, mentre parla con l’amico. «Farò l’impossibile veramente farò i guai come si deve — proclama Giampiero —. Oramai la mia vita è tutta per il nazionalsocialismo Anton… Potere bianco!». E ancora: «Se io muoio combattendo vado nel Valhalla (il paradiso norreno, ndr), mi sono radicalizzato assai non me ne fotte ‘e nient’» L’ucraino confida di essere in possesso di una granata, propone di lanciarla nel centro commerciale Vulcano Buono. «Il tempo delle risate è finito» concorda Giampiero T. «Io non ci metto niente a crepare cioè ad autoammazzarmi… Deve cadere il sipario come dico io…», pare l’annuncio di un’azione kamikaze. E lo dichiara anche a una terrorizzata madre. «Gli ebrei e i comunisti mi hanno tolto la possibilità… Farei una strage come l’ha fatta quello in Neozelanda… Io devo crepare? Quante più possibile vengono con me. Come Tarrant. Bona bona li uccidevo tutti quanti e mi sparavo un colpo in testa, bona bona mi mettevo la telecamera in testa sul casco… dopo mi facevano anche a me come Santo (riferimento ai terroristi celebrati in rete come martiri, ndr)… Perché domani pure Giampiero si può trasformare, hai capito? Perché già se ti metti un coltello in tasca e lo metti nel collo a qualcuno tu già diventi quello che vuoi essere…». Il suo primo obiettivo è la caserma dei carabinieri di Marigliano, ma forse anche il supermercato suggerito dall’ucraino. «Se io muoio lo sai come mi devi mettere — rivolto ancora alla mamma —, la mimetica… Io sono un rivoluzionario e sono un guerriero, a me la morte non mi fa paura». «Io la morte non la voglio sentire», protesta la donna. «A campare così che campo a fare». La Panda accosta, annota l’ispettore che li segue, e «i due si fermano ad acquistare le focacce».
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