Fonte:
Il Messaggero edizione di Roma
Autore:
Adelaide Pierucci
Stormfront: 25 rinviati a giudizio, patteggiano in sei
L’INCHIESTA
Promuovevano sul web la superiorità della razza bianca, l’odio razziale ed etnico e l’incitamento a commettere atti discriminatori specie su neri, zingari, ebrei, omosessuali. Nuovo e maxi processo a Roma per i promotori italiani di Stormfront, il sito neonazista con basi all’estero e centinaia di simpatizzanti lungo la Penisola. Dopo le condanne dei quattro organizzatori del sito, il pm Luca Tescaroli aveva iscritto nel registro degli indagati altri trentanove «fiancheggiatori», che tra il 2011 e il 2012 avrebbero promosso dei post titolo anche allarmanti. Ieri si sono contate sei condanne tra coloro che hanno scelto riti alternativi e appunto venticinque rinvii a giudizio. Il processo si aprirà il 15 dicembre a piazzale Clodio per reati che vanno dalla diffusione di idee fondate sull’odio razziale alle minacce, fino alla violazione della legge Mancino. Lo ha deciso il gup Giovanni Giorgianni.
LE PENE
Miti le pene irrogate: tra i 7 mesi e l’anno e mezzo di reclusione per i quattro che hanno optato per il patteggiamento e la condanna a otto mesi di reclusione per chi ha scelto il rito abbreviato. Due imputati, senza precedenti penali, sono stati messi alla prova con relativa sospensione del procedimento, mentre due sono stati assolti e uno prosciolto per mancanza di querela. «Siamo soddisfatti del provvedimento, confidiamo che dal dibattimento possa emergere la gravità degli episodi contestati», hanno commentato gli avvocati Daniele Stoppello e Luciano Daffarra, difensori del giornalista Enrico Sassoon che si è costituito parte civile assieme allo scrittore Roberto Saviano e al sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. Un primo processo si era concluso con la condanna di 4 persone che gestivano il sito web. Le pene inflitte in primo grado erano state poi ridotte in appello per Daniele Scarpino, ritenuto l’ideologo del gruppo, a due anni e mezzo di reclusione; a due anni e due mesi ciascuno Diego Masi e Luca Ciampaglia, e Mirko Viola. Non si erano limitati a esprimere delle opinioni, avevano scritto i giudici della seconda sezione della Corte di Appello. Scrivendo su Stormfront.it gli imputati hanno aderito «a un gruppo che come scopo incitavano alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e etnici». I nuovi indagati usavano pseudonimi come «Chaos Nitzsche», che aveva creato il thread «Lista Comunità ebraiche in Italia, negozi, ristoranti, scuole» con un elenco di indirizzi. Offese pure al ministro Riccardi «l’amico degli zingari», scrivevano.