Fonte:
Avanti Online
Autore:
Antonio Salvatore Sassu
Musmeci: combattere l’antisemitismo con la cultura
I primi di questo mese, l’università “La Sapienza”, la prima università istituita nella Capitale (il 20 aprile 1303 da papa Bonifacio VIII), e tra i più antichi atenei del mondo, ha vietato la presentazione del libro “Le spine e il garofano”, scritto da Yahya Sinwar, (Khan Yunis, 29 ottobre 1962 – Rafah, 16 ottobre 2024).
Sinwar, ucciso durante un’operazione militare israeliana, è stato il leader dell’organizzazione terroristica Hamas, soprannominato “il macellaio di Khan Younis”; l’ideatore dei massacri del 7 ottobre 2023, i più sanguinosi della storia di Israele, in cui 1.200 persone, uomini, donne, giovani, anziani e bambini, sono state barbaramente torturate e uccise; mentre altre 250 sono state prese in ostaggio, con diverse decine ancora oggi prigioniere di Hamas.
La decisione de La Sapienza è arrivata dopo un’alzata di scudi che ha visto in prima fila l’Unione giovani ebrei d’Italia (Ugei) che in un comunicato diffuso da diversi organi di stampa ha giudicato “inaccettabile che si sia anche solo ipotizzato di concedere spazio a una simile propaganda. Yahya Sinwar non è stato un attivista, ma lo spietato capo di un’organizzazione terroristica riconosciuta come tale dall’Unione Europea. Un uomo che gli stessi palestinesi di Gaza hanno soprannominato il macellaio di Khan Younis. Presentarlo come un partigiano della resistenza è una falsificazione inaccettabile della realtà: la sua eredità è fatta di sangue e terrore, e non può trovare spazio o legittimazione in una sede universitaria”.
“Non si può permettere che il diritto alla libertà di espressione – continua il comunicato – venga distorto fino a giustificare la celebrazione di un terrorista. Delegittimare il terrorismo non è una questione di opinioni, ma di civiltà. Gli atenei devono essere un luogo di sapere e di confronto, non una tribuna per chi semina odio e morte. Non possono diventare il palcoscenico di un’operazione di revisionismo ideologico che presenta come ‘resistenza’ il massacro di civili innocenti”.
All’appello dei giovani ebrei hanno aderito Ucei, Wujs, Eujs, Associazione Setteottobre, Sinistra per Israele, Benè Berith Giovani- Stefano Gaj Taché, Associazione Internazionale Karol Wojtyla, Amicizia Ebraico-Cristiana Giovani, Ucri (Unione delle comunità Romanès in Italia), Radicali Italiani, Forza Italia Giovani, Siamo Futuro Italia, Studenti per Israele, Studenti per le Libertà, Vogliamo Studiare! e, ultima ma non ultima, la Federazione dei Giovani Socialisti. Ed è proprio con Niccolò Musmeci, segretario nazionale della Fgs, che abbiamo affrontato l’argomento.
Perché la Fgs ha aderito all’appello dei giovani ebrei?
Per due motivi. Primo, la libertà di pensiero e di parola non deve sconfinare nell’apologia di reato. E questo limite lo si travalica quando si usa la presentazione di un libro per glorificare l’operato di un terrorista, di un criminale di guerra.
Un conto sarebbe dire che è stato ucciso quest’uomo e analizzare il personaggio da un punto di vista storico, ma non si può pretendere di accomunare Hamas alla lotta partigiana. E’ un’imprecisione da un punto di vista storico e un’offesa nei confronti dei partigiani stessi.
Il secondo motivo?
In Europa l’antisemitismo non se n’è mai andato. E in questi ultimi mesi abbiamo osservato una serie di casi di recrudescenza veramente gravi. In Italia uno studio dell’UGEI ci mostra un dato sconvolgente: otto ebrei su dieci hanno cambiato le proprie abitudini nel mese successivo i fatti del 7 ottobre. Potete trovare questo e altri dati su Osservatorio Antisemitismo.
Puoi darci qualche altro esempio?
A Siena, il 7 ottobre scorso, un collettivo ha organizzato una serata di danze palestinesi. Questo non ha niente a che vedere con la Resistenza, significa che vuoi festeggiare un’azione criminale.
Stessa cosa, per riprendere l’argomento iniziale, se tu presenti un libro non solo senza contradditorio ma assieme a organizzazioni che giustificano il pogrom, sei proprio fuori dalla civiltà.
E come si può affrontare l’antisemitismo?
Di fronte a questi fenomeni non si può stare inermi e zitti ed ecco perché noi giovani socialisti siamo intervenuti. E si devono prendere dei provvedimenti che, secondo me, alla base devono avere il paradosso di Popper, cioè che non si può essere tolleranti con gli intolleranti. Però alla base c’è un problema culturale diffuso.
L’antisemitismo è più di destra o di sinistra?
Premesso che in tutta Europa l’antisemitismo è trasversale, in questi ultimi tempi la destra ha assunto un atteggiamento da “difensore” delle comunità ebraiche, ma dietro c’è sempre molta ipocrisia.
Mentre a sinistra?
A sinistra c’è e c’è stato un atteggiamento debole, e quindi molto deludente, perché esclusi noi e poche altre realtà non abbiamo assistito ad una risposta adeguata.
Compreso il PD?
Soprattutto da parte del Pd. Basti vedere il caso milanese di Daniele Nahum. Se si arriva a tanto vuol dire che anche nel PD non mancano dei problemi.
Colgo l’occasione per sottolineare un punto. In Israele c’è un partito socialista nato da una fusione tra altri partiti, che si batte per il progetto “due popoli due stati”. Quale esponente della sinistra italiana di quel mondo si è mostrato vicino ai compagni israeliani? Il silenzio in questo ambito è un errore.
E come si comportano i giovani socialisti. Distratti anche loro?
Posso affermare che nei giovani socialisti non ci sono problemi di antisemitismo o di razzismo di alcun tipo nei confronti di nessuno. Per esempio, la Federazione ha firmato dei documenti con Noi Ebrei Socialisti, ma siamo aperti e collaboriamo con tante altre realtà, basti vedere i nostri rapporti con il compagno on. Soumahoro e con Italia Plurale.
La Fgs ha anche ebrei tra i suoi iscritti. Come stanno vivendo questo periodo?
Abbiamo tanti ebrei tesserati e li vedo turbati, molto turbati. Vorrei che all’interno della sinistra passasse un messaggio sostanzialmente di vergogna.
Sulla questione israeliano-palestinese troppe volte siamo costretti ad ascoltare gente che non studia, orgogliosa del proprio analfabetismo e della propria ignoranza. Oppure si da spazio a megafoni della propaganda terrorista, che spande fake news colme di antisemitismo. Consiglio un libro di due compagni, Sajeva e Galetti, ambedue ex dirigenti FGS che quel mondo l’hanno toccato con mano. Quindi consiglio la lettura di “Le ragioni di Israele” edito da Linkiesta. Dal titolo può apparire un libro di parte, ma affronta con metodo scientifico le premesse storiche e lo sviluppo in maniera magistrale.