Fonte:
Corriere della Sera edizione di Milano
Autore:
Giuseppe Guastella
Saluti fascisti
I giudici: non è reato senza propaganda
Fare il saluto romano, urlare «presente» commemorando defunti non è apologia del fascismo se non si fa «proselitismo politico diretto alla riorganizzazione del disciolto partito fascista». Si tratta di una «libera manifestazione del pensiero» che un ordinamento democratico deve tollerare «per rimanere tale», perché «in questo sta la forza della democrazia». Il giudice Donatella Banci Bonamici spiega nelle motivazioni depositate ieri perché il 10 giugno ha assolto due dei partecipanti di estrema destra alla manifestazione con la quale, come ogni anno, il 29 aprile 2014 furono commemorati Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani. Il giudice (ha prosciolto anche altri 16 militanti) scrive che per come si svolse la manifestazione, in silenzio , al solo suono di tamburi e sventolio di bandiere con croci celtiche, non creò «alcun concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista», anche se coloro che parteciparono erano «smaccatamente intolleranti» verso i principi democratici fissati nella Costituzione .