Fonte:
Corriere della Sera
Autore:
Mara Gergolet
Islamista con fucile e baionetta assalta il consolato israeliano: paura nelle strade di Monaco
Ucciso il 18enne. L’attacco nell’anniversario della strage del 1972
BERLINO La stessa città, lo stesso giorno. E se Monaco — nell’avversario della strage degli atleti israeliani alle Olimpiadi 1972 per mano dei palestinesi di Settembre Nero — non piange un altro atto di terrore, lo deve ai suoi poliziotti. A chi si è accorto che un ragazzo provava a entrare nel Consolato generale d’Israele, fucile con baionetta in mano, e ha sparato e reagito. Poco dopo le nove — alle 9.12 dicono i video — Monaco e diventata il set di una caccia nella spianata dei musei, d’una sfida tra uno sparatore che camminava radente i muri gialli e la polizia che si appostava agli angoli dei palazzi vicini, mentre altre volanti accorrevano a Maximilianvorstadt. Cinquecento poliziotti in tutto. La gente ha filmato dalle finestre. Si sentono tra i go e i 4o colpi, si vedono i proiettili che bucano i muri e un agente che si ritrae sfiorato da un fiotto di cemento che si è staccato come una scheggia. Poi un grido «tutti a terra», si vedono i cecchini avanzare piano e qualcuno dice: «Non si muove più». II ragazzo colpito più volte all’addome, si scoprirà già in mattinata, ha 18 anni, Emrah I. I genitori erano fuggiti dalla guerra in Bosnia, lui è nato in Austria. È partito da Neumarkt am Wallersee, 6 mila abitanti vicino a Salisburgo, con la macchina al mattino e ha parcheggiato nei pressi del Terrorismo La ministra dell’Interno Nancy Faeser ha parlato da subito di «violenza terroristica» consolato. Alle forze dell’ordine austriache era noto da due anni, a 18 anni era già classificato come islamista. Pochi mesi fa era stato denunciato a scuola per i comportamenti violenti, sul suo cellulare è stata trovata propaganda dell’Isis. Avrebbe simpatizzato per il gruppo qaedista al-Nusm, una dei tanti volti siriani della galassia mobile del jihadismo. Radicalizzato, violento, innescato (da sé o da altri) e partito in missione. II luogo che ha scelto è altamente simbolico. Protetto da un triplice sistema di barriere — non è affatto facile accedervi —, è guardato a vista da poliziotti armati come tutti i luoghi di culto e di rappresentanza d’Israele in Germania. Eppure Emrah si è avvicinato fino a una finestra dell’edificio, ha provato a usare il fucile che aveva con sé per spaccarla. Lì un poliziotto l’ha visto e costretto alla fuga. L’arma scelta — una vecchia carabina Mauser a ripetizione, e una baionetta innestata come nella Seconda guerra mondiale — può far immaginare che tipo di battaglia si era prefigurato nella sua mente. Colpi a ripetizione e una lama per i corpo a corpo. Ciò che Emrah non sapeva è che dentro ieri non avrebbe trovato cittadini israeliani. Erano tutti a casa per ricordare il lutto del 5 settembre 1972, come ogni anno. II ministro dell’Interno della Baviera Joachim Herrmann ha parlato di un piano per attaccare Israele, affermando che la dinamica sembra «evidente». La ministra dell’Interno Nancy Faeser stavolta non ha esitato a usare da subito la parola «attentato» e «violenza terroristica». II capo delle comunità ebraiche in Germania, Josef Schuster si è detto scioccato: «Sembra esserci di nuovo un collegamento islamista, come già accaduto la scorsa settimana a Solingen, quando tre persone sono state uccise da un attentatore — ha commentato —. Viviamo in uno stato di costante tensione e minaccia. Non dobbiamo permettere ai nemici della società aperta di distruggere la nostra libertà e il nostro modo di vivere». Il consolato generale d’Israele, l’unico in tutta Europa, sorge in un luogo simbolico di Monaco. Nel quartiere dei musei di Maximilianvorstadt appena sopra il centro, accanto al Centro di documentazione del nazionalsocialismo, che è il più importante centro studi sul tema in Germania. Un luogo «scelto» consapevolmente dalla rappresentanza dello Stato ebraico, a poche decine di metri da Königsplatz. Si trovava lì la «Braunes Haus» di Adolf Hitler, il centro intellettuale e politico del nazismo. «Siamo consapevoli di questa simbologia — ha detto la console Talya LadorFresher — e ne siamo orgogliosi». In un’intervista a caldo con la Süddeutsche Zeitung la console ha constatato che «ci sono tanti sentimenti antisemiti nella popolazione, ci so- no le manifestazioni antiisraeliane in corso. Un attacco così terribile non mi sorprende più. All’inizio ci sono le parole, poi arrivano i fatti. Questo evento mostra quanto sia pericoloso l’aumento dell’antisemitismo». *** Ieri pomeriggio ancora attendeva istruzioni da Israele se riaprire il consolato. Lei oggi andrà al lavoro, dall’ufficio vede il retro della vecchia «Braunes Haus». «Quando guardo questo simbolo bruno della Monaco di allora, provo ovviamente sentimenti contrastanti. Ma sono davvero orgogliosa della nostra bandiera che sventola qui».