Fonte:
Moked.it
MILANO – Piazza Scala arancione per i fratellini Bibas
Arancione, giallo, bianco e blu sono i colori che hanno tinto la manifestazione indetta dalla Comunità ebraica di Milano davanti a Palazzo Marino, sede del Comune. L’arancione per commemorare i fratellini Kfir e Ariel Bibas, brutalmente assassinati da Hamas, il giallo per non dimenticare i 63 ostaggi ancora nelle mani dei terroristi, il bianco e blu per esprimere solidarietà a Israele. «Questa è una manifestazione pacifica per commemorare due poveri bambini assassinati. Non è una manifestazione contro qualcuno. Siamo qui per chiedere alla cittadinanza milanese di essere con noi, per chiedere con forza alle istituzioni di ottenere il rilascio delle persone ancora in ostaggio. È una vergogna. Il mondo civile deve protestare insieme a noi», ha affermato in apertura il presidente della Comunità ebraica milanese, Walker Meghnagi. «Siamo qui non per parlare di politica, ma per dimostrare vicinanza a quello che sta succedendo in Israele», ha ribadito il vicepresidente Ucei Milo Hasbani. Solidarietà da esprimere «soprattutto verso i bambini e il modo nel quale sono stati trattati».
Nel corso della manifestazione in Piazza Scala è arrivata anche la senatrice a vita Liliana Segre. «Essere qui io, vecchia come sono, è già la risposta a qualunque domanda. Stiamo parlando di bambini», ha commentato. Amaro l’intervento del rabbino capo della città, Alfonso Arbib. «Ringrazio tutti gli amici che sono con noi in questo momento. Tuttavia, devo anche notare un fatto: c’è un silenzio assordante attorno a noi. Non parlo del silenzio degli antisemiti, ovviamente esiste. Parlo del silenzio delle brave persone. Parlo di coloro che non si esprimono, che non manifestano l’orrore per ciò che sta accadendo. Questo mi preoccupa molto», ha sottolineato Arbib. È importante, ha aggiunto il rav, trovare il coraggio di parlare e opporsi alla violenza antisemita e al terrorismo. Il rischio non riguarda solo Israele, ma l’intera civiltà, ha avvertito, che potrebbe perdere la propria di fronte a questa indifferenza. «Quello che manca, in questo momento, è una carica di empatia verso le vittime. Noi chiediamo, io chiedo: per favore, dimostrate la vostra empatia».
Tra i partecipanti, anche alcuni consiglieri comunali, tra loro Daniele Nahum e Gianmaria Radice dei Riformisti, il capogruppo della Lega Alessandro Verri e il collega di partito Samuele Piscina, il capogruppo di Fratelli d’Italia Riccardo Truppo, il consigliere di Forza Italia Alessandro De Chirico. Molti interventi hanno criticato la scelta del sindaco Beppe Sala di non accogliere l’appello a illuminare Palazzo Marino di arancione, colore dei capelli dei fratellini Bibas diventato in questi mesi un simbolo di solidarietà. «Sala ha sbagliato», hanno sottolineato tra gli altri Nahum e Radice, parte della maggioranza in Consiglio Comunale. «C’è una differenza tra i bambini brutalmente assassinati da Hamas e i bambini uccisi nei bombardamenti israeliani di cui Hamas si fa scudo. Israele protegge la sua popolazione civile, Hamas la usa», ha affermato Nahum.
ROMA – Il raccoglimento per i Bibas nel cortile della scuola
In contemporanea con l’inizio dei funerali dei Bibas in Israele la Comunità ebraica di Roma ha organizzato un momento di riflessione nel cortile della sua scuola, alla presenza degli studenti. Nel corso della cerimonia sono stati letti alcuni salmi ed è stato ascoltato il suono dello shofar.
«La nostra è una Comunità che sul tema dei bambini vittima ha un’esperienza diretta», ha dichiarato rav Benedetto Carucci Viterbi, il preside del liceo ebraico, ricordando come proprio i bambini furono i primi bersagli dei terroristi palestinesi che colpirono la folla in uscita dal Tempio Maggiore il 9 ottobre 1982 e nell’occasione uccisero il piccolo Stefano Gaj Taché, di due anni appena.
I bambini vanno pianti tutti, ha proseguito il rav, ma nel caso dei Bibas «va fatta una distinzione chiara e netta, come già ha spiegato Bernard-Henri Lévy: c’è una grande differenza tra la morte in condizione di belligeranza, ahimè prevedibile, specie se si usano i bambini come scudi umani», e la decisione di «rapire i bambini, usarli come strumento di trattativa e poi ucciderli a mani nude». L’effetto è lo stesso, il dramma della morte, «ma il modo in cui si fa morire è incredibilmente diverso». Questo, ha concluso il rav, «è il dramma spaventoso davanti al quale ci troviamo».
Prima di ascoltare lo shofar, suonato dal rabbino Roberto Colombo, il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun aveva posto l’accento su un punto: «Hamas vuole toglierci la speranza, perché i bambini sono la nostra speranza». Ma, ha aggiunto, non otterranno il loro scopo.